No esseri umani, ma merce da respingere o accettare, in balia del dittatore, dei regimi o della destra estrema.
I migranti, per Lukashenko sono arma letale, li ammassa al confine come ritorsione contro l’Unione europea.
La Polonia prolunga l’emergenza al confine con la Bielorussia, vuol completare l’installazione del filo spinato alla frontiera.
Il ministro dell’interno polacco Mariusz Kaminsk afferma :
” la frontiera deve essere dura. Non possiamo cedere. Non lasceremo che le nostre frontiere siano violate”
La Polonia cattolica, la Polonia di Papa Giovanni Paolo ll, la Polonia di Solidarność, non vuole violata la sua frontiera.
Doppio filo spinato, 20 mila uomini, tra soldati, guardie di frontiera e poliziotti, per respingere i migranti.
Lukashenko usa le migliaia di migranti, in gran parte originari del Medio Oriente (soprattutto dell’Iraq) chiedono e ottengono un visto bielorusso per poi passare illegalmente nei Paesi confinanti, Lituania e Polonia, e ritrovarsi nel territorio europeo, ma non per sostare in questi paesi ma per raggiungere la Germania, l’Olanda e l’Inghilterra.
Migranti usati come merce di scambio, Lituania e Polonia, così come la Libia, chiedono sempre più denaro per poter frenare l’onda di questi disperati, milioni di migranti che vagano per il mondo in cerca di un futuro, di una casa, di pace.
Sono intere famiglie con bambine e bambine, l’Onu il 20 novembre 1989 ha approvato la Convenzione dei diritti sull’infanzia che impegnava i Governi e le organizzazioni internazionali a proteggere i diritti dei bambini.
Epperò in questi lager costruiti in Libia, in tutti i Paesi dove i migranti premono, ci sono bambine e bambini e i diritti all’infanzia vengono negati, costretti oggi a sostare con i genitori fra i confini al freddo e al gelo, senza cibo e senz’acqua perché viene vietato entrare alle associazioni umanitarie e ai giornalisti.
Bambini e adulti usati per scopi politici, pezzi di merce da mercanteggiare, da picchiare duramente, donne da stuprare, per poi caricare su barconi e mandare in Europa, la quale paga profumatamente per lasciarli marcire nei lager e nei campi profughi.