Nizza, ovvero il paradigma della vecchia leghista

Lavorando alla municipale di Ravenna, al servizio di pattuglia in spiaggia, mi trovo quotidianamente a contatto con centinaia di persone. Vacanzieri di ogni sorta ed estrazione sociale, provenienti da ogni parte d’Italia e delle età più disparate. Tuttavia, i più loquaci si rivelano sempre gli anziani: sarebbero in grado di parlare per ore, saltando allegramente di palo in frasca e contraddicendosi nel giro di una frase.

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Il camion di cui si è servito il colpevole dell’attentato di Nizza (www.riviera24.it)

L’altroieri, l’ennesima donna anziana ci ha fermato durante il giro. Dopo qualche chiacchiera di circostanza, è giunta finalmente al punto: aveva visto su Retequattro un servizio in cui si raccontava l’ennesima “ingiustizia” di uno straniero ai danni un italiano, per poi continuare invocando muri, ruspe ed espulsioni perché “abbiamo gli italiani poveri a cui pensare”. Probabilmente cercava supporto, finendo invece per schiantarsi frontalmente contro il muro di Berlino. Ora, in questi casi, l’unico modo per venirne fuori è di annuire e cercare di tagliare corto, altrimenti la discussione proseguirebbe per ore senza alcun risultato. Poi giovedì sera è arrivata la notizia dell’attentato di Nizza e mi è tornata in mente. Come si collegano le due cose? A prima vista in nessun modo, ma proviamo a guardarla da un’altra angolazione: cosa direbbe la vecchietta leghista dell’attentato?

Probabilmente inizierebbe con un insulto, per poi continuare dicendo che si tratta di macellai fanatici, che è la loro stessa religione a dire che “bisogna fare la guerra santa”, e che andrebbero riaperti i campi di concentramento per questa gente. Dove “questa gente” non sono i terroristi sopravvissuti ai loro stessi attentati, attenzione, ma genericamente tutti gli stranieri di fede musulmana. In Francia, dopo Nizza, Hollande ha chiesto al parlamento la proroga dello stato di emergenza per altri tre mesi. Si può star certi che la signora invocherebbe anche da noi lo stato di emergenza per i venditori ambulanti sulle spiagge e gli spacciatori nel parchetto, perché “sono troppi”. E un bel forno crematorio no?

Adesso, come si fa a far ragionare la signora su quali possono essere le ragioni che spingono un uomo a diventare un terrorista? Chi glielo dice che, probabilmente, l’attentatore di Nizza era un cane sciolto in depressione e poco religioso? Come si fa a farle capire che anche un “povero italiano” potenzialmente potrebbe diventarlo, appunto perché si sente escluso dalla partecipazione al benessere di cui godono altre persone della sua comunità e questo potrebbe essere un potente combustibile per la sua rabbia, se non trovasse altri modi per incanalarla (es. attraverso il voto ad un partito antisistema)? Eugenio Dacrema, su Linkiesta , ne aveva già parlato il 5 gennaio, analizzando anche il caso della Francia. La povertà può essere ritenuto un fattore determinante per la radicalizzazione della rabbia, che poi potrebbe trovare una copertura ideologica tanto nel Jihad islamico quanto nel suprematismo bianco e nel razzismo portati avanti in maniera esplicita dai vari partiti xenofobi europei (Lega Nord, Front National, Jobbik, Alba Dorata). Cos’hanno di meno pericoloso per la società questi partiti? Anche un militante di uno di essi potrebbe decidere di imbracciare un arma, o lanciarsi con l’auto, contro un gruppo di stranieri o anche di connazionali contrari alle loro idee (Breivik docet).

Come si fa a spiegare alla vecchietta che molta di questa gente che arriva con i barconi in Sicilia e Calabria o attraverso i Balcani fugge realmente da una guerra sanguinosa, da una dittatura feroce o dalla miseria nera per poi finire schiavizzata da criminali italianissimi nei campi o sulle tangenziali? Oppure, che lo stato italiano è gravemente inadempiente nelle procedure di segnalamento, identificazione e asilo, e che per questo gli stranieri che vogliono proseguire il viaggio verso l’Europa settentrionale vengono respinti alle frontiere?Certo, tra loro ci sono anche dei criminali, ma dove non ve ne sono? Come si fa, insomma, a farle capire che un uomo non è automaticamente un terrorista perché nero e/o musulmano? Semplice, non si può.

Il cambiamento è un lavoro lungo e senza certezze, dove ognuno è chiamato a fare la sua parte per evitare di alimentare il fuoco della rabbia sociale con la benzina dell’ignoranza. Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare molto. Basterebbe già evitare di condividere su Facebook ogni post che ci passa davanti agli occhi con un nero (o un musulmano) protagonista di un reato senza prima verificare che la notizia sia vera.

Ma tutto questo la vecchietta leghista non lo sa. La vecchietta continuerà a inveire contro i negri invocando la miracolosa ruspa dello sciacallo nazionale, che con una passata li scaraventerà insieme agli zingari  dall’altra parte del mare, o in mezzo al mare, chissenefrega se non sanno nuotare. Per lei basterebbe questo ad evitare che anche da noi succeda una cosa come a Nizza. Senza immaginare, però, che lei e tutti quelli che la pensano più o meno esplicitamente come lei stanno gettando le basi non per una, ma per altre mille Nizza in giro per l’Europa.

Annuire e tagliare corto is the way.

Lorenzo Spizzirri

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