Il dissenso di Nina Simone. Cantante, musicista, interprete e grande attivista politica
Eunice Kathlee Waymon nasce il 21 Febbraio del 1933. Diverrà poi celebre con il nome di Nina Simone: “Niña” come la chiamava il suo fidanzato del tempo; “Simone” come la protagonista, da lei molto amata, del film del 1952 Casco d’oro.
Ha i suoi natali nella malmessa, a causa del crollo della Borsa di Wall Street del ’29, cittadina di Tyron, Carolina del Nord. Sesta di otto fratelli, la sua è una famiglia povera, il padre disoccupato, la madre domestica, amante però della musica, in particolare dei canti gospel.
Il contesto
E’ il 1933 quando nasce Nina Simone. Siamo negli Stati Uniti delle disuguaglianze e della segregazione razziale; siamo negli anni in cui agli afroamericani è negata la dignità, ai neri sono destinati determinati settori occupazionali a basso reddito, determinati posti sui trasporti pubblici e sono esclusi dal diritto di voto.
Ma è anche il periodo dell’affermazione del blues. Genere musicale con radici nel 19° secolo, nei campi di cotone e nelle piantagioni di tabacco; la voce degli schiavi. Quel blues che punta, dalle prime decadi del ‘900, a divenire veicolo di comunicazione per le rivendicazioni della comunità nera, strumento di diffusione di quei diritti fondamentali come l’uguaglianza.
La Sacerdotessa dell’anima (The High Priestess of Soul)
In questi contesti, storico e familiare, Eunice Waymon muove i suoi primi passi, mostrando, sin dall’età di due anni e mezzo, di avere un talento unico, di essere una bambina prodigio.
Di lei, artista dall’infinita capacità di legarsi al suo pubblico e dalla predominante presenza scenica, potremmo scrivere tantissimo. E’ stata cantante, pianista, ineguagliabile interprete jazz. E’ stata scrittrice. Ha avuto una vita piena, complicata, con momenti di gioia e di crisi. Una vita vissuta.
Oggi, in occasione dell’anniversario della sua nascita, ricordiamo il suo grande impegno come attivista per i diritti civili degli USA.
Nina Simone e la politica
E’ la metà degli anni ’50, esattamente il 1955, quando Rosa Parks rifiuta di cedere il posto dove è seduta sul bus a un bianco, venendo così arrestata e inaugurando il boicottaggio di Montgomery; Martin Luther King inizia a predicare e ad infiammare le folle; Nina Simone comincia a sposare queste cause e a far sentire la propria voce, cantando.
Nel 1961 la Simone, per la prima volta, è in Africa; sarà questo un viaggio significativo. Qui il suo pensiero, ancora non propriamente definito e non concretizzato in azione, diviene chiaro.
E’ necessario lottare per l’affermazione della comunità nera umiliata per troppo tempo, combattere il razzismo in ogni sua forma. Bisogna, aldilà della bellezza dei motti sulla non violenza e sull’amore fraterno, incitare le masse al fine di sconfiggere quel demonio, a causa del quale lei e moltissimi altri hanno e stanno soffrendo.
Nelle sue battaglie per la libertà Nina Simone conosce moltissimi attivisti, alcuni dei quali determinanti per la sua formazione e per le sue future composizioni: l’artista del Sud Africa Miriam Makeba, Lorraine Hansberry e vari membri dei Black Panther.
Gli anni della consapevolezza
La musica deve essere un mezzo per combattere e per far sentire il proprio dissenso.
Per questa ragione, dopo il 15 settembre 1963, quando un membro del Ku Klux Klan farà esplodere una chiesa in Alabama, provocando la morte di quattro bambine afroamericane, Nina scrive Mississippi Goddam.
Denuncia con pochi e sentitissimi versi il disinteresse dell’allora governo Kennedy, del popolo bianco statunitense e l’impellente necessità di uguaglianza, se non di fratellanza.
L’attività politica e musicale di Nina Simone è proficua. Compone molti altri brani di denuncia come Strange Fruit e Four Women.
Canzone, quest’ultima, femminista, altro tema centrale del suo impegno politico, che ripercorre, attraverso quattro figure femminili di colore, la sua vita o quella che sarebbe potuta essere se si fosse arresa.
Sarebbe potuta essere Sarah, con la pelle nera e la schiena spezzata, se non si fosse ribellata; o Siffronia, meticcia e indecisa tra l’essere una musicista classica o una donna impegnata politicamente; o “Sweet Thing” marroncina e schiava degli uomini, pur di avere una vita economicamente dignitosa; infine Peaches, quella marrone, desiderosa di vendetta per ciò che la sua comunità aveva subito.
Nina ha chiaramente scelto la strada più giusta e dignitosa, anche se non semplice.
Le donne di colore dovevano essere fiere della propria bellezza, non adeguandosi ai canoni imposti dai bianchi.
L’addio agli USA
Eunice Kathlee Waymon, in arte Nina Simone, lascerà gli Stati Uniti verso la fine degli anni Sessanta, accusando il suo paese natale di avere avuto scarso interesse verso la questione razziale; poco prima, nel 1967, scriverà un altro testo politicamente impegnato. Backlash Blues, contro la guerra del Vietnam.
Mr. Backlash, Mr. Backlash
Just who do think I am
You raise my taxes, freeze my wages
And send my son to Vietnam
Muore in Francia nel 2003, a causa di un tumore al seno. Le sue ceneri verranno sparse in vari luoghi del continente africano, secondo la sua volontà di ricongiungersi alle origini.
Nina Simone, una donna, una musicista, un’interprete, un’attivista politica che ha contribuito a rendere il mondo un posto migliore.