In Niger il 2021 si è aperto con una strage di civili che segna“uno dei giorni più mortali nella memoria recente del paese”. Il paese è devastato dalla violenza jihadista e dagli scontri tra comunità etniche rivali. Migliaia di persone hanno perso la vita in seguito ad attacchi di ribelli armati e altrettante sono state sfollate. La presenza di truppe regionali e internazionali non sembra costituire un deterrente. L’ultimo attentato in ordine di tempo ha mietuto numerose vittime tra i civili.
100 civili massacrati in Niger
Sono arrivati in moto, sollevando nuvole di polvere. Erano un centinaio. Secondo gli ufficiali dell’esercito venivano dal vicino Mali. Nei pressi di Tchoma Bangou e Zaroumadareye l’infame colonna si è divisa. L’attacco è avvenuto in modo simultaneo nei due villaggi, che si trovano a circa 7 chilometri uno dall’altro. Chi è riuscito a fuggire racconta di un raid spietato. I ribelli hanno iniziato a sparare su ogni uomo e ragazzo che si trovavano davanti. Jahafar Koudize, sopravvissuto al massacro di Tchoma Bangou, racconta che, quando i soli due uomini armati a difesa del villaggio sono stati uccisi, il panico si è impossessato della gente. Lui è riuscito a fuggire e a mettere in salvo la sua famiglia. Altri non sono stati così fortunati.
Quando i colpi di arma da fuoco sono cessati, quando le urla di terrore si sono zittite è emerso in tutto il suo crudo realismo il risultato della macabra carneficina: 100 morti sono stati contati, 100 corpi straziati dai proiettili. Tra i circa 75 feriti se ne contano alcuni gravi, che sono stati evacuati d’urgenza verso l’ospedale della capitale, Niamey, a 120 chilometri di distanza.
Mentre gli abitanti della zona si lamentano della scarsa protezione fornita dall’esercito regolare, di cui non si può fare altro che constatare il costante e sistematico fallimento, domenica, il primo ministro Brigi Rafini ha reso noto l’accaduto in una diretta televisiva dai luoghi del massacro, esprimendo la sua vicinanza ai famigliari delle vittime.
Secondo alcuni osservatori l’attentato sarebbe da leggere come rappresaglia per vendicare l’uccisone di due ribelli per mano degli abitanti dei villaggi, avvenuta nel mese di dicembre. La notizia non è stata confermata. Per il momento nessuno ha rivendicato l’attacco.
Il Sahel devastato dalla violenza jihadista
La regione colpita è quella di Tillaberi, dove il Niger confina con il Mali e il Burkina Faso. La regione è stata travolta da una crescente ondata di violenza jihadista ad opera di gruppi legati allo Stato Islamico del Gran Sahara –gruppo militare nato dall’espansione dell’ISIS nel Sahara- e ad Al-Quaeda. Il quadro si inserisce nella più ampia crisi di sicurezza del Sahel, nell’Africa Occidentale. Sono già migliaia i civili vittime dell’estremismo islamico. Secondo l’ONU 4.000 nel solo 2019. Le Nazioni Unite hanno duramente condannato gli attentati terroristici, e hanno rivolto le loro condoglianze al popolo del Niger. Il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha così commentato questo atto atroce: “Stiamo affrontando gravi sfide alla sicurezza […] nel Sahel e solo un’azione unitaria può aiutarci a sconfiggere questi feroci nemici dell’umanità”.
L’attentato è avvenuto proprio nei giorni in cui sono stati comunicati i risultati delle elezioni della scorsa settimana. Un primo conteggio delle schede vede in vantaggio il candidato del Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo, Mohamed Bazoum, su Mahamane Ousmane, il candidato dell’opposizione e primo presidente democraticamente eletto nel paese. I due candidati si affronteranno nuovamente a febbraio.
Bazoum ha commentato l’accaduto sottolineando che “i gruppi terroristici costituiscono la più grave minaccia alla coesione all’interno delle comunità”.
Camilla Aldini