Ancora un episodio di odio nei confronti degli stranieri, ma stavolta gli inquilini del palazzo alla cui entrata vige il cartello shock si ribellano
Ci troviamo nel centro della meravigliosa Bologna, dove ancora una volta si fa strada l’odio nei confronti degli stranieri
Ancora un episodio di odio razziale si è manifestato in Italia. Questa è la volta di Bologna, la città della Torre degli Asinelli. Non passa giorno, infatti, che non si senta al telegiornale parlare di immigrazione e degli effetti negativi che un populismo da quattro soldi provoca. Le conseguenze di quest’odio sono molto gravi. Tra queste il rischio di un evidente e inevitabile paragone con quanto accadeva durante la seconda guerra mondiale: “Vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani”.
2017 o 1938? Storia di ordinaria follia
Succede a Bologna, in via Borgo di San Pietro n°99, pieno centro città. Un cartello viene affisso davanti all’entrata del palazzo di proprietà della famiglia Bonori Innocenti. Su questo cartello si legge a chiare lettere:
Non si prendono in considerazione stranieri anche se in possesso del permesso di soggiorno.
Una frase evidentemente discriminatoria nei confronti degli immigrati. Per chiarire la propria posizione, gli inquilini del palazzo si sono ribellati. Tale ribellione consiste in una raccolta firme in modo da scongiurare ogni possibile azione discriminatoria. Gli abitanti del palazzo sono rimasti attoniti, come chiunque abbia letto quel cartello.
I miti dell’immigrazione
“Ci rubano il lavoro”, “Vivono in hotel a 5 stelle”, “Hanno lo smartphone e chiedono l’elemosina”, “Lo Stato Italiano gli offre 35€ al giorno senza fare niente”, “Ci stanno invadendo”. Questi sono solo alcuni dei falsi miti che si sentono per strada ogni giorno. Chi parla degli stranieri, infatti, spesso lo fa in questi termini senza sapere realmente cosa si stia dicendo. Siamo proprio sicuri che sia così?
Gente disposta a lavorare nei campi giornate intere per una misera ricompensa, che lavoro può sottrarre a un italiano giacca e cravatta?
Hotel a 5 stelle fatiscenti come pochi: l’invito è quello di visitare anche solo un centro di accoglienza.
Spesso non si tiene conto che quelli che noi vediamo in mano a molta povera gente, in realtà sono telefoni di riciclo ottenuti dagli scarti della tecnologia che si considera superata: avranno diritto a sentire la voce di quel figlio o quella moglie rimasta nel Paese di origine?
Per non parlare delle 35€ al giorno che ogni immigrato avrebbe in omaggio ogni giorno: sono soldi che lo Stato affida alle strutture di accoglienza per ogni tipo di spesa, dall’assistenza medica a quella alimentare.
Infine, la natalità in Italia è di molto diminuita negli ultimi decenni. Una popolazione sempre più vecchia con un ricambio generazionale nettamente inferiore rispetto al passato non può che in un certo senso “creare spazio” sul territorio. Perché non lasciare che quello spazio possa essere occupato da un altro essere umano che cammina e respira come chiunque altro?