Negli Stati Uniti c’è un problema più grave della pandemia: le armi
Nella prima metà del 2020, in piena emergenza Coronavirus, sono state acquistate oltre tre milioni di armi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A dirlo sono i dati analizzati dai ricercatori del Brooking Institution di Washington e resi pubblici dal National Instant Criminal Background Check System (NICS).
Il NICS è il registro ufficiale che identifica l’idoneità o meno dei privati che intendono acquistare legalmente un’arma. Dal 1998, infatti, è in vigore una procedura che obbliga ciascun rivenditore ad inviare una segnalazione all’ FBI per una verifica della fedina penale dei possibili acquirenti di armi o esplosivi. Se il profilo dell’acquirente risulta non idoneo, la richiesta di acquisto viene negata.
Pur facendo capo all’FBI, il sistema di controllo dell’acquisto di armi da fuoco rappresentato dal NICS non sembra essere sufficiente a contrastare l’ingente, eccessiva, richiesta. E questa non è poi una grande sorpresa se consideriamo di trovarci nel paese che registra il numero più alto numero di sparatorie al mondo. Basti pensare che tra il 1999 ed il 2013, vi sono state più di 21 sparatorie all’anno. Mentre tra il 2009 ed il 2017, le morti per colpi di arma da fuoco sono state più di trentacinquemila ogni anno. Dati che dovrebbero far riflettere sulla necessità di una regolamentazione più severa. E invece, se confrontati con il vertiginoso aumento di acquisti dell’ultimo anno, non possono che generare sconforto e sfiducia per un sistema di sicurezza pubblica minato da un’enorme falla legislativa.
Nel mirino della paura
In America le armi sono un bene di prima necessità. Con l’arrivo della pandemia, la loro vendita è incrementata con la stessa facilità con cui in Italia è aumentata la vendita del lievito per impastare la pizza. Nei primi 130 giorni del 2020 il mercato delle armi ha fruttato transazioni per 1.221.855.197 dollari. E solo nel mese di marzo, il NICS ha processato 3,7 milioni di richieste. Il più alto numero registrato dal 1998. L’aumento della domanda non è stato accompagnato da un ligio controllo dell’offerta. Il sovraccarico di richieste avanzate al sistema, avrebbe aumentato i tempi di attesa di alcune procedure. Secondo alcune stime, almeno 35.000 fra queste, sarebbero risultate positive per default, permettendo così a persone legalmente non idonee di ottenere il possesso di armi.
Il numero di richieste ha poi raggiunto un nuovo record mensile di 3,9 milioni nel mese di giugno. Un mese particolarmente delicato per la società americana, colpita dal peggioramento dell’epidemia e scossa dalle proteste per l’omicidio di George Floyd. L’impennata prolifica nell’economia di settore, insomma, prenderebbe le mosse da ragioni sociali. Se nella prima metà dell’anno sono stati circa cinque milioni gli acquirenti di armi, coloro che hanno acquistato un’arma per la prima volta rappresentano il 40% .
Se l’allarmismo irrazionale causato dalla pandemia ed il panico per i disordini sociali non fossero sufficienti, a destare preoccupazione nell’animo degli americani ci sono le possibili ripercussioni delle elezioni presidenziali. L’ala democratica di Joe Biden ha già espresso la volontà di imporre una tassa di duecento dollari e di controlli molto più accurati sull’acquisto di armi. I repubblicani dell’ultimo minuto accorrono in massa alle armerie per assicurarsi il loro acquisto prima che l’arrivo delle nuove norme, in caso di vittoria dei democratici, renda più difficile il gioco. E poi, ancora una volta, la paura.
Cosa accadrà dopo le elezioni?
Che a vincere sia il sostenitore per eccellenza dell’industria bellica, Donald Trump, oppure il suo avversario Joe Biden, queste elezioni avranno delle conseguenze. Data l’apprensione con cui stanno vivendo queste settimane, i cittadini americani ne sono convinti. La portata delle possibili ripercussioni sociali non è ancora certa. L’unica cosa sicura è che questo 2020 ha dimostrato agli Stati Uniti come la fame di protezione venga saziata troppo facilmente dall’industria di armi da fuoco.
Eppure, questo non basta, Bisogna ancora chiedersi quante sparatorie di massa potevano essere evitate con una regolamentazione più severa? E quante vite potevano essere risparmiate?
Fino a quando le notizie di cronaca continueranno a darne la prova, acquistare un’arma non sarà mai solo desiderio di protezione della propria sicurezza. In una società veramente responsabile nei confronti delle proprie libertà, dietro al possesso di un’arma non si può celare la volontà di difendersi ma il suo esatto contrario.
Carola Varano