Nicaragua: tolta la cittadinanza a 94 oppositori politici

Nicaragua 94 oppositori politici

Tolta la cittadinanza a 94 oppositori politici in Nicaragua

94 oppositori politici perdono la cittadinanza a causa delle loro critiche nei confronti di un regime ormai infinito, quello di Ortega, in carica dal 2007. Intanto la repressione in Nicaragua aumenta e gli abitanti si trasferiscono altrove.

Un tribunale nicaraguense ha giudicato 94 oppositori politici come “traditori della patria” per aver criticato il presidente autoritario Daniel Ortega. Tra le quasi cento persone accusate, anche numerosi giornalisti, attivisti per i diritti umani, figure religiose ed ex politici.

Le accuse sono quelle di “diffusione di notizie false” e “cospirazione pericolosa per l’integrità nazionale”. Nella dichiarazione del giudice della corte d’appello Ernesto Rodríguez, come riportato dalla BBC, emerge anche la confisca di tutte le loro proprietà nel paese.

  “A causa di questi fatti, gli imputati non possono più essere considerati cittadini nicaraguensi e anche le loro proprietà saranno confiscate”

Adesso i 94 oppositori politici saranno costretti a lasciare per sempre il paese alla ricerca di un trattamento migliore, più rispettoso dei diritti umani. Alcuni lo hanno già fatto in precedenza, a causa dei continui episodi di repressione che il governo soprattutto dal 2018 sta attuando.

Tra le figure accusate, anche il vescovo cattolico Silvio Báez, l’attivista per i diritti Vilma Núñez, il giornalista Carlos Fernando Chamorro e il celebre scrittore e politico nicaraguense Sergio Ramírez, vincitore in Spagna del Premio Cervantes per la letteratura nel 2017.

Ramírez era uno stretto alleato del presidente Ortega ed è stato al suo fianco dal 1985 al 1990 come vicepresidente, prendendone poi le distanze. E’ una delle figure già esiliate in precedenza: dal 2021 ha annunciato che sarebbe andato a vivere in Spagna dopo che il governo ha tentato di arrestarlo, censurando anche il suo ultimo libro.

I precedenti

La repressione sta assumendo i tratti di una escalation strategica per l’affermazione del potere del presidente. Già a inizio febbraio lo stesso aveva ordinato l’espulsione di oltre 200 prigionieri politici – tra cui sacerdoti, attivisti, giornalisti e scrittori – verso gli USA, imbarcati direttamente su un volo diretto a Washington DC.



Negli ultimi anni sono state sciolte centinaia di associazioni senza scopo di lucro e migliaia di persone sono fuggite in esilio. Nel 2018, dopo un’ondata di proteste antigovernative, Ortega aveva affermato che fosse in atto un tentativo di colpo di stato e da quel momento il potere si è consolidato attraversando una grossa ascesa. In quell’occasione anche il vescovo Silvio Báez – ora incluso tra i 94 oppositori politici espulsi – era già stato accusato di cospirazione.

Una violazione del diritto internazionale

Il professore di diritto internazionale Peter J. Spiro, interpellato da AP,  ha dichiarato che l’azione del governo nicaraguense vìola un trattato sottoscritto dai paesi ONU – tra cui il Nicaragua – nato nel 1961, che afferma che i governi non possono privare le persone della propria cittadinanza per motivi razziali, etnici, religiosi o politici.

Intanto, il ministero degli Esteri spagnolo, ha affermato in un comunicato di voler offrire la cittadinanza spagnola a tutti coloro che ne sono stati privati dal governo nicaraguense

Antonio Pellegrino

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