È il 19 maggio quando il New York Times pubblica un’inchiesta sconvolgente: la Grecia respinge i richiedenti asilo infrangendo i diritti umani. Il video, pubblicato e verificato, è chiaro: “la Grecia è stata colta sul fatto”.
La Grecia respinge richiedenti asilo: il video compromettente
11 aprile, Lesbo, Grecia. 12 persone vengono scaricate dal retro di un furgone bianco, trasportate fino a un molo, caricate su un motoscafo e, poco dopo, sulla nave 617 della Guardia Costiera Greca che fa rotta verso la Turchia. Al confine delle acque territoriali nazionali, le 12 persone vengono trasbordate su una scialuppa di salvataggio (priva di motore) e lasciate alla deriva in acque turche.
Da un comunicato ufficiale della Guardia Costiera turca si apprende che le autorità di anatoliche hanno intercettato un gommone con a bordo 12 migranti irregolari respinti dalle autorità greche alle ore 14.30 in prossimità della città costiera di Dikil.
I 12 migranti, poi, sono stati portati nel carcere di Izmir, sempre in Turchia, dove il New York Times ha potuto intervistarli per confermare l’accaduto.
Le storie dei 12 migranti
Tutti provengono da Etiopia, Somalia ed Eritrea e scappano da guerre e dittature. Tutti hanno alle spalle almeno un anno di permanenza in territorio turco dove hanno cercato di guadagnare il denaro sufficiente per essere portati in Europa.
La Somalia non è un posto in cui possiamo tornare, volevo solo andare in un posto dove poter cercare sicurezza.
Aden ha 27 anni e porta con sé un bimbo di appena 6 mesi nato proprio in Turchia.
Per alcuni, percorso migratorio è iniziato molti anni fa. Miliyen ha lasciato l’Eritrea con sua madre nel 2018 trasferendosi in Etiopia, dove ha aperto una piccola attività commerciale. Poi, con lo scoppio della guerra civile, è scappato in Sudan. Da lì ha proseguito da solo perché sua madre era troppo fragile per continuare il viaggio. Adesso, però, non sa come contattarla perché ha perso il numero di telefono quando i greci gli hanno sequestrato il cellulare.
Non so se mia madre è viva e non so come trovarla
La signora Abdullahi, invece, è una vedova accompagnata dai suoi 4 figli (di 17, 7, 5 e 2 anni). Arriva da Mogadiscio, in Somalia ed è in viaggio dal 2013 quando, a causa della guerra, era fuggita in Yemen dove sono nati Mariam, Majid e il piccolo Marwan. Quando anche in Yemen è scoppiata la guerra ha deciso di trasferirsi in Turchia per poi raggiungere l’Europa. Ma l’approdo al Vecchio Continente non è stato affatto ospitale:
Hanno detto che lavoravano per Medici senza frontiere ma è stato subito chiaro che non era vero. Ci hanno strappato l’hijab e ci hanno perquisito. Hanno preso tutto ciò che avevamo: contanti, telefoni, tutto.
Mahdi, invece, era uno studente di ingegneria. Quando il suo college in Etiopia è stato chiuso a causa della pandemia, però, è stato costretto a fuggire.
I miei genitori erano estremamente preoccupati per me perché non ero all’università e nel nostro distretto venivano reclutati uomini per combattere.
La reazione dell’Europa
Le questioni migratorie sono un tema caldo in tutta Europa e, specialmente, nei Paesi di frontiera. Grecia, Polonia, Italia e Lituania stanno cercando di arginare il problema con politiche sempre più severe nei confronti della migrazione irregolare. Le modalità con cui Grecia respinge i richiedenti asilo, però, va contro le chiare politiche europee in merito al rispetto dei diritti umani e al diritto d’asilo.
Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea per la migrazione ha affermato che è preoccupata per il filmato.
La Grecia deve rispettare pienamente gli obblighi derivanti dalle norme dell’UE in materia di asilo e dal diritto internazionale, compreso garantire l’accesso alla procedura di asilo.
Daniela Rondinelli, europarlamentare del Partito Democratico, chiede chiarezza sull’accaduto anche e soprattutto da parte del governo greco che, però, non ha voluto rilasciare dichiarazioni né tantomeno rispondere alle domande dei giornalisti.
Se, come pare confermato dalla inchiesta del New York Times, questo tipo di respingimento è stato davvero adottato dalla Grecia saremmo di fronte ad una delle violazioni più gravi del diritto internazionale e del diritto europeo e dinanzi a un’inaccettabile crudeltà e disumanità. Saremmo di fronte a un vero e proprio crimine commesso dalla Guardia costiera greca.
La situazione in Grecia
Proprio pochi giorni prima che il New York Times pubblicasse l’inchiesta sul respingimento illegale dei richiedenti asilo da parte della Grecia, il primo ministro Kyriakos Mītsotakīs, aveva dichiarato orgogliosamente di aver ridotto del 90% l’ingresso dei migranti irregolari nel Paese anche grazie alle sue politiche migratorie “dure ma giuste”.
Politiche evidentemente approvate dalla cittadinanza ellenica che ha rieletto Mītsotakīs e il suo partito Nea Dimokratia proprio domenica scorsa facendogli sfiorare la maggioranza assoluta. Forte del risultato, il primo ministro ha dichiarato che non ci sono le condizioni per aprire le trattative con altri partiti per creare una coalizione di govrno. Per questo motivo vuole tornare subito alle elezioni ma con un nuovo sistema elettorale (non più proporzionale) in modo da sancire definitivamente il trionfo di Nea Dimokratia che, in questo modo, non sarebbe costretta a cercare alleanze ma potrebbe lavorare in piena autonomia.
L’opposizione, però, non ci sta. Queste politiche migratorie “dure ma giuste” sono inammissibili. Il partito di matrice socialista Mera25, infatti, reagisce immediatamente in merito al respingimento dei migranti condannando duramente l’accaduto e accusando in primis il governo greco e, successivamente, l’Europa stessa:
Mera25 non accetta la pratica illegale, assassina e assolutamente riprovevole dei respingimenti che infanga la Grecia, un luogo ospitale, e il suo popolo consapevole che l’integrazione ha sempre reso più forte l’ellenismo. Inoltre quella dei respingimenti illegali è una pratica che gode anche dell’approvazione dell’Unione Europea, che sostiene Frontex e le altre istituzioni nazionali ed europee che costituiscono la Fortezza Europa.