New York proibisce la discriminazione sul peso grazie ad un disegno di legge approvato dal Consiglio comunale. La Grande Mela è così diventata la più grande città americana a fornire protezione legale contro i pregiudizi legali alla taglia. Un “fardello silenzioso”, come lo ha definito il Consigliere comunale della città Shaun Abreu, che tanti cittadini americani hanno subito senza poter essere difesi. Il provvedimento si accoda ad una più vasta lotta contro la grassofobia che sta coinvolgendo diversi (ma ancora troppo pochi) dei cinquanta stati federali americani.
La taglia diventa una “caratteristica protetta”
Approvato da 44 dei 51 membri del New York City Council, il provvedimento contro la discriminazione basata sul peso verrà trasformato in legge entro la fine di maggio. La taglia e la statura entreranno così a far parte delle ventisette “caratteristiche protette” dalla legge sui diritti umani di New York. In tal modo, viene introdotta un’importante protezione per chi dovesse essere discriminato nel posto di lavoro o nell’accesso agli alloggi pubblici a causa del proprio peso. Una circostanza in cui si è ritrovato il 42% degli adulti statunitensi.
Il Consigliere Shaun Abreu è diventato il paladino del disegno di legge dopo aver provato sulla propria pelle lo stigma nei confronti delle persone grasse. Ha infatti raccontato di aver notato un cambiamento nel modo in cui veniva trattato dopo aver guadagnato più di diciotto chili nel corso del lockdown. Abreu ha dunque riflettuto sull’importanza di introdurre una legge capace di tutelare chi venisse ingiustamente penalizzato a causa della propria stazza.
Una legge “controversa”
La legge ha avuto un’accoglienza generalmente positiva ed è stata particolarmente applaudita dalle associazioni impegnate nella lotta contro lo stigma legato ai corpi grassi. Tuttavia, non è mancato chi ha definito la legge “controversa”. Tra i commenti più allarmati spicca quello del repubblicano Joseph Borelli. Il leader di minoranza del Consiglio comunale della Grande Mela teme la legge autorizzi i cittadini “a citare in giudizio chiunque e tutto”.
I repubblicani non sono tuttavia gli unici a mostrare delle reticenze. Kathy Wylde, presidente di un’associazione che favorisce il contatto tra il governo ed i business di New York, pensa non sia stato preso adeguatamente in considerazione “il costo di questa legislazione”. Sostiene infatti che molti business saranno costretti ad andare incontro a importanti spese pur di evitare multe e cause. Eppure, un’impresa più inclusiva attira più clienti e, di conseguenza, fa più introiti.
Non è una questione di salute ma di diritti civili: New York proibisce la discriminazione sul peso
Il conduttore televisivo Bill Maher sostiene gli Stati Uniti siano passati “dall’accettazione grassa alla celebrazione grassa”. Le statistiche non permettono tuttavia di parlare di una vera e propria “accettazione”, figuriamoci di “celebrazione”. Uno studio di Dove citato dallo stesso Shaun Abreu riporta che 34 milioni di statunitensi hanno sperimentato forme di discriminazione a causa del loro peso. 2 milioni di questi proprio a New York.
A causa di pregiudizi legati all’apparenza fisica milioni di americani hanno meno opportunità, ricevono salari più bassi e sono penalizzati nelle assunzioni lavorative. Lo racconta la ventiduenne Victoria Abraham che usa i propri profili social per educare contro lo stigma sulla grassezza. Finiti gli studi alla NYU, è arrivato per lei il momento di cercare lavoro ma è consapevole che “entrando in un colloquio di lavoro come una persona grassa” è già in svantaggio. Una situazione che ritiene paradossale dato che gli States sono “un paese molto grasso” come lei stessa lo definisce.
Grazie al nuovo disegno di legge i datori di lavoro non potranno più discriminare in materia di occupazione a causa della forma fisica. Fanno eccezione quei mestieri in cui il peso è strettamente legato alle funzioni essenziali del lavoro come, ad esempio, i vigili del fuoco. Il problema è però prevalente nei settori che implicano un contatto fra impiegato e cliente come la vendita al dettaglio. Pensare che il cliente possa essere scoraggiato nell’acquisto a causa della taglia del venditore è un chiaro segno di quanto la mentalità grassofoba sia diffusa.
Cambiare la legislazione per cambiare il modo in cui si pensa al peso
New York proibisce la discriminazione sul peso ma ciò non vuol dire che la mentalità collettiva cambierà insieme alla legge. Non immediatamente per lo meno. Adesso però chi dovesse patire le conseguenze di pregiudizi sul proprio corpo ha gli strumenti legali per ottenere giustizia. Sarà la Commissione per i diritti umani della città a gestire questo genere di denunce esattamente al pari delle contestazioni legate a genere ed etnia. Se le protezioni fornite dal disegno di legge vanno a colmare una lacuna che, prima di essere culturale, è di diritto civile, è vero che spera possa aiutare a modificare la percezione generale intorno al corpo.
Nonostante online spopolino i movimenti di “body positivity” e “body diversity”, la discriminazione sistemica delle persone grasse in diversi ambiti sociali persiste. Lo stigma è poi alimentato dal pensiero per cui forma fisica e salute siano sistematicamente correlati. Una credenza ulteriormente fomentata dalle continue “diet talk” a cui siamo sottoposti. Lo stesso sindaco di New York, il democratico Eric Adams, ha scritto un libro su come è riuscito a perdere quindici chili grazie ad una dieta a base vegetale. La futura neo-legge newyorkese, dunque, spera di colpire questa cultura del corpo tossica: la taglia non dovrebbe essere una scusa per privare qualcuno di diritti o, ancor prima, di rispetto.
New York proibisce la discriminazione sul peso: è la settima città negli Stati Uniti
La Grande Mela si aggiunge alla lista delle città americane che considerano la taglia un tratto protetto a pari di genere ed etnia. Washington DC, San Francisco e Santa Cruz in California, Madison in Wisconsin, Urbana ed Illinois in Michigan hanno già introdotto delle leggi contro la discriminazione legata al peso. Il primato lo detiene proprio lo stato del Michigan: l’unico ad avere una protezione legale in materia su tutto il territorio statale dal 1976.
Potrebbero presto seguire l’esempio del Michigan il New Jersey e il Massachusetts: due stati a maggioranza democratica dove i legislatori stanno ipotizzando di introdurre provvedimenti analoghi. Ovviamente, la battaglia sarà decisamente più ardua in staticome la Louisiana, la Virginia o il Missouri, saldamente repubblicani. Possiamo sperare però che New York, data la sua importanza, possa diventare un esempio per le altre città americane in cui i cittadini al di sopra di un presunto “peso medio” non sono protette dalla legge per le ingiustizie subite.
La grassofobia non dovrebbe essere solo illegale nel perimetro newyorkese. Il terzo della popolazione mondiale è grassa ma persiste una mentalità per cui alcuni diritti debbano essere subordinati all’apparenza fisica di un individuo. Speriamo allora che il disegno di legge newyorkese possa essere d’esempio anche per l’Europa ed il nostro paese dove la lotta contro lo stigma è ancora in corso.