La città di New York ha accettato di ripagare i manifestanti pro George Floyd. Ad ognuna delle centinaia di persone che sono state arrestate durante le manifestazioni del movimento Black Lives Matter andranno circa 10.000 dollari, per un totale di oltre 13 milioni di dollari.
George Floyd: l’ennesimo afroamericano ucciso
Sono passati ormai 3 anni da quando, il 25 maggio del 2023, George Floyd veniva ucciso dall’agente di polizia Derek Chauvin a Minneapolis, in Minnesota. L’uomo, un afroamericano disarmato, viene fermato ed arrestato dalla polizia perché pare abbia pagato delle sigarette con delle banconote false e, a causa di una sua presunta resistenza all’arresto, l’agente Chauvin lo mantiene bloccato a terra, ammanettandolo e mettendogli un ginocchio sul collo, impedendogli però di respirare. Il poliziotto rimane imperterrito in quella posizione per un tempo di oltre 9 minuti, nonostante Floyd chiede aiuto, ripetendo più volte di non riuscire a respirare (“I can’t breathe” è di conseguenza diventato uno dei più famosi slogan del movimento Black Lives Matter) . Chauvin toglierà il ginocchio dal collo dell’arrestato solo dopo l’arrivo dei paramedici, ma ormai l’uomo aveva perso conoscenza e sarebbe deceduto da lì a poco.
L’accaduto, filmato dai passanti, fa subito il giro del mondo: i notiziari non fanno altro che parlare dell’ennesima morte di un afroamericano per colpa di un agente di polizia, sui social spopolano i video dell’arresto, delle proteste del movimento Black Lives Matter e delle dure contestazioni mosse alla polizia e al sistema giudiziario statunitense (prime fra tutte razzismo e abuso di potere). L’ordine pubblico viene messo a dura prova, ci sono sì molte manifestazioni pacifiche, ma è anche vero che vengono causati tanti danni dalle proteste e dagli scontri con la polizia, che fa quadrato intorno agli agenti accusati dell’omicidio. Tutti i 4 agenti indagati sono stati condannati: Derek Chauvin ha ricevuto 22 anni di carcere per omicidio colposo, mentre gli altri tre agenti che hanno lasciato che si compisse l’abuso sono stati condannati per violazione dei diritti civili, e inoltre sono sotto processo federale per negligenza, omicidio colposo e favoreggiamento. In questo clima tesissimo, quasi da guerra civile imminente, furono moltissimi i manifestanti pro George Floyd che vennero malmenati ed arrestati dalla polizia, e solo oggi ricevono un risarcimento.
I manifestanti pro George Floyd: arrestati prima, risarciti poi
In questi giorni la città di New York ha deciso di fare ammenda. Dopo 3 anni la “citta della Grande Mela” ha accettato di pagare a più di 1.300 persone un risarcimento per essere state arrestate o picchiate dagli agenti di polizia del New York Police Department (NYPD) durante le manifestazioni contro il razzismo a sostegno del caso Floyd. I manifestanti avevano accusato gli agenti di aver cercato di contenere la protesta usando metodi ingiustificatamente violenti, in modo indiscriminato, e alcuni di loro avevano perso conoscenza o riportato ferite gravi; la polizia era stata di conseguenza ampiamente criticata per il suo operato da attivisti e organizzazioni per i diritti umani. Ad ognuno degli individui coinvolti spetterebbe un risarcimento di 9.950 dollari, per un totale di circa 13 milioni di dollari. Secondo gli esperti, se il giudice approvasse l’accordo, questo sarebbe tra i pagamenti più alti mai concessi in una causa per arresti di massa.Già durante il giugno 2020 un gruppo di cinque rappresentanti dei manifestanti aveva fatto causa alla città di New York, all’ex sindaco Bill de Blasio, all’ex capo della polizia locale Terry Monahan e a diverse altre persone ritenute a diverso titolo responsabili della violenza compiuta dagli agenti. Oggi anche in altre città negli Stati Uniti si stanno negoziando accordi con i manifestanti che si sono riversati nelle strade per denunciare la brutalità razzista della polizia, in un’ondata di manifestazioni che ha visto 10.000 persone arrestate nell’arco di pochi giorni.
La strada intrapresa dalla città di New York non è certo un’azione di beneficienza o di puro pentimento. Se i manifestanti risarciti decidessero di portare in tribunale la città il costo sarebbe molto più alto, sia in termini di soldi per le varie spese legali, ma soprattutto come costo politico: una metropoli come New York, cosmopolita, specchio ed emblema del mondo occidentale, non può permettersi di affrontare un processo per razzismo della sua polizia che, anche se vinto, macchierebbe indelebilmente la sua reputazione e costringerebbe quasi certamente la giunta comunale alle dimissioni.
Marco Andreoli