Net Neutrality distrutta da Trump: cosa cambia per i consumatori

Fonte: martechtoday.com

In questi giorni si sta parlando tantissimo di come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia distrutto la cosiddetta Net Neutrality. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.

Net Neutrality protest

Cosa è la Net Neutrality?

La Net Neutrality (neutralità della rete; NN) può essere definita in tanti modi diversi. Per semplicità, consideriamo la rete neutrale se tutti i pacchetti di dati che attraversano la rete vengono trattati allo stesso modo. Quindi, in una rete non neutrale gli Internet Service Provider (IPS), cioè quelle società che ci forniscono l’accesso alla rete (esempi di ISP italiani sono TIM, Vodafone, Wind-Infostrada, Fastweb, ecc.), possono privilegiare alcuni di questi pacchetti di dati, creando così una rete internet “a due velocità”, velocità che cambia in base al pacchetto che ci interessa.



I timori dei consumatori

Per esempio, un ISP potrebbe facilitare l’accesso a un servizio come Netflix o WhatsApp e ostacolarne un altro come YouTube o Telegram, rallentandone la velocità di connessione. Perché? Perché ISP e altre società potrebbero accordarsi in questa direzione, rendendo il web la nuova TV via cavo. In realtà qualcosa di simile in Italia già avviene. Alcuni operatori offrono gratuitamente alcuni servizi nel piano tariffario, ne rendono illimitati i gigabyte di connessione o spingono per i propri (per esempio TIM con TIM Vision), ma la velocità verso gli altri servizi non viene compromessa. Altri timori riguardano l’accesso a certi siti web in modo da limitare la diffusione del dissenso. Inoltre, si sostiene che la rete si sia sviluppata in questa maniera proprio grazie alla garanzia di un accesso uguale per tutti, per cui è l’utente a decidere in base alla qualità del servizio offerto, non della velocità di connessione.

Cosa ha fatto l’FCC?

La Federal Communications Commission (FCC), agenzia governativa degli Stati Uniti che regolamenta tutto ciò che ha a che fare con le comunicazioni (radio, TV, internet, satelliti, ecc.) ha votato per rimuovere le norme imposte due anni fa dal governo Obama che garantivano la Net Neutrality. La FCC è composta da cinque commissari nominati dal Presidente e confermati dal Senato. La commissione è composta da tre repubblicani (che hanno votato per l’abrogazione della legge precedente) e da due democratici (che si sono opposti), vedendo dunque vincere i repubblicani. Gli ISP potranno dunque muoversi come meglio credono, anche se dovranno comunque dichiarare esplicitamente nel contratto eventuali limiti.



Le reazioni

Molti big della rete hanno salutato con preoccupazione questa decisione. D’altronde è stata la Net Neutrality a permettere a colossi come Google, Amazon o Facebook di diventare ciò che sono partendo da zero. Netflix, tramite Twitter, ha dichiarato di essere delusa e critica aspramente la decisione della FCC, prevedendo anni di battaglie legali.

Dello stesso avviso è proprio Twitter che sostiene che continuerà a battersi per un internet aperto e libero.

Ajit Pai.

Meno regole, più libertà?

A stappare lo spumante sono state certamente i grandi ISP americani come AT&T, Verizon e Comcast. Queste compagnie si lamentano infatti che i big del web stiano praticamente occupando tutta la banda disponibile, mettendole in difficoltà, per cui una rimodulazione del traffico dati le aiuterebbe innanzitutto a gestire il suddetto traffico. Altra lamentela riguarda gli investimenti, frenati dalla situazione precedente (sebbene Wired abbia documentato un aumento degli investimenti, in realtà). In linea con gli ISP, il presidente della FCC, Ajit Pai, ha dichiarato che il problema dei consumatori non è e non è mai stato che i loro ISP bloccano l’accesso ai contenuti, ma che non hanno mai avuto accesso ai contenuti (in riferimento alle zone dove la connessione non c’è o è pessima). Intanto, questa decisione è premiata da Wall Street che vede tanti indici al rialzo, compresi quelli di questi ISP.



Cosa cambia: USA, UE e l’Italia

Cambierà qualcosa nell’immediato negli USA? Decisamente no. AT&T dichiara che internet continuerà a funzionare come ha sempre fatto…ma c’è da fidarsi? Al momento, in Europa possiamo stare tranquilli: secondo Antonio Nicita di AGCOM, in Europa (Regno Unito compreso), vige un regolamento che impedisce agli ISP di operare discriminazioni di sorta (salvo servizi quali la telemedicina o le auto con guida assistita), anche se lo stesso Nicita ammette come questo regolamento sia stato approvato dopo quello USA di Obama, che come al solito svolgono il ruolo di apripista, per cui è lecito temere dei cambiamenti. In Italia, dal 2015, è presente la Dichiarazione dei diritti in Internet, il cui articolo 4 recita:

1. Ogni persona ha il diritto che i dati trasmessi e ricevuti in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone.
2. Il diritto ad un accesso neutrale ad Internet nella sua interezza è condizione necessaria per l’effettività dei diritti fondamentali della persona.

Chiaramente la situazione europea/italiana è diversa da quella americana, ma in un mondo sempre più globalizzato le ricadute su tutto il sistema sembrano inevitabili. E voi che ne pensate? Pro o contro la Net Neutrality? Fatecelo sapere con un commento.

Davide Camarda

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