Strage di Ciaculli, 30 giugno 1963

30 giugno 1963, per non dimenticare. Cosa successe realmente quel maledetto giorno, oggi conosciuto come la strage di Ciaculli?

Un episodio disastroso che provocò la fine della prima “grande” guerra mafiosa, un attentato effettuato da Cosa Nostra che costò la vita a cinque uomini dell’arma dei Carabinieri e due dell’esercito italiano. Cercarne di capire il movente, oggi è realmente difficile, le cosche mafiose sono state per anni il buio, il sangue del nostro Paese, quell’ombra che noi tutti abbiamo respirato ed inalato in silenzio. Un caso rimasto insoluto ed in silenzio per decenni.Strage-di-Ciaculli

Come è successo? A seguito di una telefonata anonima alla questura di Palermo che segnalò in contrata Ciaculli un’Alfa Romeo Giulietta sospetta con le portiere aperte, subito dichiarata alle forze dell’ordine come allarme bomba; gli artificieri presenti sul posto, iniziano ad innescare la bomba, convinti di aver reso inefficace la miccia, ma l’apertura del bagagliaio provocò all’istante la morte del tenente Mario Malausa, comandante della tenenza di Roccella.

Perché? Le investigazioni future rivelarono varie ipotesi: forse un mancato attentato dalla cosca La Barbera contro il rivale boss di Ciaculli, Salvatore Greco, altri ancora sostengono invece che proprio il tenente Malausa era il diretto interessato, in quanto quest’ultimo, forse, avrebbe consegnato alla Magistratura documenti riguardanti i vari intrecci e legami presenti in quel momento, tra la politica e la mafia locale. In quegli anni a Palermo, purtroppo, si sentiva la presenza violenta di una guerra mafiosa tra le famiglie di Greco e La Barbera, in lotta continua per la supremazia sul traffico di droga, in quegli anni stava iniziando davvero la grande Guerra, quella che fa più paura, quella silenziosa, quella della Mafia. La droga anello fondamentale per i clan Mafiosi degli anni 60, l’inizio di una vera ricchezza.

Cosa successe subito dopo? Fu una sveglia per l’Italia, nel giro di pochi giorni, lo Stato si svegliò ed iniziò a cobattere ralmente questo mostro che in silenzio stave invadendo ormai il Paese. Nella note del 2 luglio le forze dell’ordine circondarono Villabate e Ciaciulli arrestando quaranta persone e sequestrando un ingente carico di armi contenute nelle loro abitazioni. Lo Stato iniziò una contro offensiva che sorprese la mafia palermitana, quest’ultima trovandosi disorientata lasciò Palermo per un paio di anni, senza riscuotere più il pizzo, vennero arrestate quasi 2000 persone e alcuni boss furono costretti a lasciare l’Italia, come Salvatore Greco e Buscetta.

Purtroppo però in quella strage, nessuno venne rinviato a giudizio. Si rimase in silenzio per oltre vent’anni, con il dolore dentro da non poter dire nulla, solo la paura come compagna di viaggio.

Nel 1984, però, Buscetta ormai diventato collaboratore di giustizia, decise di dichiarare Cavataio come unico responsabile della strage. Cavataio, detto “Il Cobra”, secondo le dichiarazioni di Buscetta, sarebbe stato mandato a eseguire l’attentato contro Greco per far ricadere la responsabilità sui La Barbera. Dietro Cavataio, ci sarebbe stato un consorzio di famiglie mafiose della zona nord-ovest di Palermo che volevano opporsi al potere della prima Commissione (cioè la cupola mafiosa costituitasi nel 1957 tra mafiosi americani e siciliani) e a figure come quelle di Greco. In realtà nessuna di queste circostanze verrà mai pienamente accertata. Oggi sono passati 53 anni dalla strage di Ciaculli, anni che hanno visto il nostro Stato cambiare dopo la prima guerra di mafia, ha vinto su parecchi fronti e persi in altri, ma lei si è piegata di fronte la verità, di fronte la forza della legge, dei diritti, della vita. Ancora molte cose rimangono oscure ed ancora oggi la Mafia è presente, in maniera diversa ma c’è. Sarà sempre quel mostro sacro che in pochi decidono di parlarne, ma che tutti conoscono.

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