Nessuno ha istigato Tiziana Cantone a suicidarsi. Questa è la conclusione a cui è arrivato il Gip di Napoli Nord e che lo ha spinto a prendere una decisione che sin da subito ha scatenato reazioni contrastanti: archiviare, in modo definitivo, l’indagine sull’istigazione al suicidio. La motivazione? “Non sono stati trovati elementi che comprovino la responsabilità di nessuno”. Tiziana quindi avrebbe deciso autonomamente di togliersi la vita.
Ma è innegabile che, nei giorni precedenti al suicidio, Tiziana abbia dovuto affrontare un vero e proprio calvario social, emotivo dove la sua dignità di donna ma soprattutto di persona è stata calpestata da più persone e questo innegabilmente ha inciso sul suo equilibrio psicologico. Lo stesso che è crollato di fronte i commenti derisori e accusatori che le venivano rivolti da chi vedeva i video hard in cui erano ripresi sia lei che il suo fidanzato.
Tiziana si è tolta la vita il 13 settembre 2016 e secondo il Gip è stata un’azione dettata dalla sua volontà; in questo modo ha dato ragione alla tesi del Pm, Rossana Esposito, che sosteneva l’archiviazione definitiva dell’istigazione al suicidio in quanto “non sono stati trovati elementi che comprovino responsabilità da parte di alcuno”.
Però la tesi che giustifica questa archiviazione, l’assenza di elementi che evidenzino la responsabilità di terze persone, è un po’ debole. Nel periodo compreso tra dicembre 2014 e gennaio 2015, Tiziana aveva inviato a quattro uomini, attraverso WhatsApp, alcune foto dove lei appariva in costume da bagno o col seno scoperto e anche alcuni video dove era coinvolta in atti sessuali.
Nonostante la Cantone, durante i video, fosse consenziente, non aveva autorizzato nessuno dei quattro uomini a diffondere on-line i contenuti multimediali che la vedevano coinvolta. Proprio loro sarebbero gli artefici dello tsunami mediatico che si sarebbe abbattuto contro la Cantone e che avrebbe sancito l’inizio del periodo nero di Tiziana.
L’unico filone giudiziario che rimane ancora aperto, in merito alla vicenda, vede Sergio Di Paolo (ex fidanzato di Tiziana) indagato dalla Procura di Napoli per il reato di calunnia. Infatti si ipotizza che sia stato lui a convincere la Cantone a querelare cinque soggetti ben precisi (tra cui i 4 che avrebbero diffuso i contenuti on-line senza il suo permesso).
Non c’è nessun colpevole, a livello giuridico, dietro il suicidio di Tiziana Cantone. Ma a livello umano, sicuramente, siamo tutti responsabili della decisione presa da questa giovane 31enne.
È colpevole chi non ha detto niente quando Tiziana Cantone era ancora in vita e giravano le parodie che emulavano i video hard che la vedevano coinvolta.
È colpevole chi continua a tacere anche di fronte al fatto che questi video continuano a essere diffusi in Rete. Addirittura, adesso, si arriva ad accostare Tiziana a una puntata di Gomorra.
È colpevole chi non si unisce alla battaglia della madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio, che ancora lotta con la giustizia e con i colossi della Rete per ottenere la rimozione di tutti i contenuti multimediali che vedono protagonista la figlia.
Dorotea Di Grazia