Le carceri italiane si tingono ancora di tinte scure. La procura di Bari ha reso noto l’arresto di tre agenti della polizia penitenziaria di Bari per l’accusa di tortura. Ad essere oggetto di sevizie sarà un detenuto affetto da una patologia psichiatrica. Comportamenti e indagini che, inevitabilmente, portano a riflessioni amare.
Le carceri continuano a non somigliare a quello che dovrebbero essere. Indubbiamente, chi finisce dietro alle sbarre, tra condanne ed errori, ha motivo di trovarsi in determinati luoghi. Ciò, però, non dovrebbe ledere la dignità di un individuo.
Se un cane viene picchiato con un bastone, non verrà educato: sarà incattivito. Lo scopo principale delle carceri dovrebbe essere la rieducazione. La capacità di saper rieducare, nei propri sbagli, chi ha commesso crimini. La possibilità, in futuro, di sapersi reintegrare nella società, non cadendo più in circoli viziosi. Chiaramente il mondo delle carceri è complesso, variegato, impossibile da generalizzare: non tutti i detenuti potranno tornare in libertà, i crimini che vengono commessi possono essere di varia natura e non tutti perdonabili. Eppure, quello che accade nelle carceri italiane dovrebbe far spavento, perché non si distanzia da quello che, eticamente e legislativamente, viene condannato.
Molto spesso ciò che accade fra i muri delle carceri italiane rimane muto, inespresso e talvolta inascoltato. Basti pensare all’alto numero di suicidi avvenuti solo quest’estate. Oggi, torna a farsi sentire la voce dei detenuti: nel carcere di Bari si sarebbero consumate delle torture. E non sarebbe un caso isolato, poiché di torture nelle carceri se ne era già sentito parlare a Santa Maria Capua Vetere.
La procura di Bari ha reso noto l’arresto di 3 agenti penitenziari, ma non solo: saranno sospesi altri sei agenti e posti sotto indagine il medico di guardia e ben tre infermieri.
I fatti
Tutto sarebbe accaduto il 27 aprile scorso, all’interno del carcere di Bari. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il detenuto – di 41 anni e con patologia psichiatrica – avrebbe appiccato il fuoco al materasso della sua cella. Sarebbe stato questo il motivo scatenante di quello che, di lì a poco, gli sarebbe accaduto. Durante il suo trasferimento, dalla cella all’infermeria, due degli imputati avrebbero bloccato l’uomo a terra, mentre il terzo si sarebbe occupato della punizione da infliggere, della giusta educazione da impartire, dandogli calci e schiaffi in faccia, sui glutei, sulla schiena, per 4 minuti.
Le azioni dei tre agenti – Domenico Coppi, Giacomo Delia e Raffaele Finestronedi – sarebbero state riprese dalle telecamere, documentando le botte date e i tentativi dell’uomo di difendersi. Durante il pestaggio, altri sei agenti presenti – oggi sospesi – sarebbero rimasti a guardare, senza intervenire. In seguito, l’infermeria si macchierà della medesima omertà, non segnalando le ferite riportate dal detenuto e non registrando le lesioni all’interno del diario clinico. A denunciare l’accaduto, infatti, sarà il protagonista del pestaggio. Convocato per una contestazione disciplinare, denuncerà le violenze subite ai vertici del carcere di Bari.
Le indagini andranno avanti
È importante tener presente che la colpevolezza degli imputati deve ancora essere accertata. Al momento, Domenico Coppi, Giacomo Delia e Raffaele Finestronedi si trovano agli arresti domiciliari; tra gli altri sei agenti coinvolti, Antonio Rosati e Giovanni Spinelli sono stati sospesi dodici mesi, mentre una disposizione di sospensione di otto mesi verrà data a Francesco Ventafridda, Michele De Lido, Leonardo Ginefra e Vito Sante Orlando.
Le indagini, che si trovano in una fase preliminare, andranno avanti. Seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli agenti, al fine di ottenere ulteriori accertamenti giudiziari e capire, dissipando ogni dubbio, la verità.