Secondo lo Yale Humanitarian Research Lab, nei campi di rieducazione russi sarebbero stati internati circa 6mila bambini ucraini, vittime di un tentativo di indottrinamento da parte del Cremlino.
Lo studio
Il 14 febbraio l’Osservatorio dei conflitti, un programma sostenuto dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha pubblicato Il sistematico programma della Russia per la rieducazione e l’adozione dei minori ucraini. Il documento ha reso note le strategie di indottrinamento messe in atto dal governo all’interno dei campi di rieducazione russi.
Lo studio ha richiesto circa un anno di lavoro nel quale i ricercatori hanno analizzato un gran numero di fonti: dai sai social media, alle fonti governative sia russe che ucraine, ai giornali. I ricercatori hanno inoltre confrontato le foto e le descrizioni dei minori deportati con i video e le immagini pubblicate dagli stessi siti dei campi. Ad oggi abbiamo dati verificati che indicherebbero la presenza nei campi di 6mila bambini, di età compresa tra i 4 mesi e i 17 anni. L’obiettivo di questi luoghi sarebbe quello di cancellare l’identità nazionale dei minori internati per trasformarli in cittadini filorussi a tutti gli effetti.
All’interno dei campi di rieducazione russi
Le strutture sarebbero 43, sparse sul territorio russo dalla Siberia alla Crimea (2 attorno al mar Nero, 7 nella Crimea occupata, 10 nei pressi delle città di Mosca, Kazan ed Ekaterinburg, 2 in Siberia e gli altri nelle regioni dell’estremo oriente). Molti dei bambini detenuti all’interno, vi avrebbero trascorso mesi, impossibilitati a comunicare con le proprie famiglie di origine.
Le ricerche dimostrano la presenza di almeno due campi coinvolti nelle pratiche di adozione forzata: decine di bambini e bambine sarebbero stati affidati a famiglie russe e iscritti a scuole locali. I genitori dei bambini, sarebbero stati ingannati con la promessa di un trasferimento temporaneo o addirittura non interpellati.
In molti casi il governo russo avrebbe sospeso a tempo indeterminato il rincongiungimento dei minori con la famiglia d’origine.
In questa vicenda, tutti i livelli del governo russo sono coinvolti. Vladimir Putin ha firmato il 30 maggio 2022 un decreto per facilitare l’assegnazione della cittadinanza russa ai minori ucraini. La commissaria presidenziale per i diritti dei minori Maria Lvova-Belova sembra essere una delle figure di rilievo e più coinvolte nella deportazione. Per quanto riguarda la commissaria per i diritti umani Tatyana Moskalkova, è accusata di gestire il sistema dei campi. Sergey Kravtsov, ministro dell’istruzione, di dirigere invece i programmi di rieducazione.
I crimini
La Russia avrebbe violato in questa circostanza la quarta Convenzione di Ginevra e la Convenzione sui diritti dei fanciulli, sottoscritte dalla Russia. I crimini riguardano in particolare l’ottenimento del consenso in condizioni di minaccia, la deportazione forzata e la mancata restituzione dei minori ai genitori.
Secondo le dichiarazioni rilasciate da Andriy Kostin, procuratore generale dell’Ucraina, la Russia starebbe attuando delle politiche volte a eliminare l’identità nazionale ucraina, definendole come “strategie caratteristiche di un genocidio“.