“Negro di m**** tornatene al tuo Paese”, ma Maxime Mbandà è italiano (per fortuna)

Cariparma Test match 2017, Parma 22/10/2017, raduno Nazionale italiana, profili individuali di atleti e staff, Maxime Mbandà, terza linea (Zebre Rugby).

Milano, ieri sera. Due macchine nel traffico, un diverbio, come ne abbiamo visti tanti. Solo che non è una banale lite tra automobilisti. Perché su un’auto c’è Maxime Mbandà, terza ala della Nazionale di rugby e delle Zebre di Parma, figlio di genitore congolese e madre italiana. E sull’altra c’è un razzista.

“Va’, negro di m****, tornatene al tuo Paese” dice il razzista.

E Maxime resta lì, non sa cosa dire, perché sono anni che non gli capita più una cosa del genere. I suoi genitori gli hanno insegnato ad affrontare sempre gli episodi di razzismo col sorriso. Ma questa volta No. Non sono più “le frasi dette da un bambino magari sentite dai genitori e ripetute ingenuamente.”
E allora Maxime trova il coraggio, apre Facebook e si sfoga. Denuncia tutto. E quello che scrive è una straordinaria lezione di civiltà, di coraggio, di integrazione, di storia, di geografia, di vita.

“Sono nato in Italia da una donna sannita di Pannarano, un paesino in provincia di Benevento e da un uomo congolese, venuto in questo Paese con una borsa di studio a 19 anni e diventato un Medico Chirurgo sapendo solo lui le difficoltà a cui sia andato in contro. Sarò sempre quel “NEGRO” che alcune persone ignoranti usano con quel tono dispregiativo e sarò sempre ITALIANO, che la gente lo voglia o no. Sono fiero di essere il risultato dell’unione di due culture diverse e mi batterò sempre affinché vengano RISPETTATI I DIRITTI DI CITTADINO ITALIANO E DEL MONDO miei e di qualsiasi altra persona che abbia una storia analoga alla mia e che si possa chiamare Mario, Giulia, Juan, Xiang, Mohamed. Spero tanto che alla persona in questione arrivi, anche solo per sbaglio, questo messaggio e che si faccia un esame di coscienza oltre che ritagliarsi qualche momento delle sue giornate per leggere ed acculturarsi per evitare di rimanere nella deficienza, intesa come difetto di preparazione scolastica”.

E allora facciamoglielo arrivare questo messaggio. Al razzista. E a tutti i razzisti che infestano questo meraviglioso Paese.
QUESTA VOLTA NO. Dovrebbe diventare un hashtag. Un grido. Un mantra. #QuestavoltaNo
Ti voglio bene, Maxime.

 

Lorenzo Tosa
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