I tempi di rinnovo della patente sono piuttosto estesi, tanto è vero che sovente può capitare agli automobilisti di dimenticarsene, ma non al ventinovenne catanese, che avendo conseguito la patente di guida B nel 2007, puntuale si è attivato per le procedure di rinnovo, munendosi di documento di identità, codice fiscale, patente scaduta, e certificato sanitario. Se non fosse che proprio sull’ultimo documento la motorizzazione di Catania ha avuto da ridire: l’uomo infatti aveva informato il medico (giustamente per altro, viste le responsabilità civili e penali che si hanno per le dichiarazioni false) della sua omosessualità.
Tuttavia già in passato questa condizione personale aveva impedito all’uomo di ottenere l’idoneità all’uso delle armi per il concorso nelle Forze dell’ordine. Un incubo che ritorna. La Prefettura infatti ha ritenuto che l’uomo, essendo omosessuale, mancava dei requisiti psicofisici richiesti per l’idoneità alla guida, negandogli quindi il rinnovo.
Purtroppo non è un caso isolato, ma soltanto il più recente: infatti già alcuni anni fa Danilo Giuffrida, 28 anni era stato vittima dell’evidente discriminazione sessuale, vicenda conclusa poi positivamente per il giovane, al quale furono versati venti mila euro come risarcimento danni. Brindisi, altro paese, altro caso: anche a Cristian Friscina non fu concesso il rinnovo della patente “per disturbo dell’identità sessuale”, come se essere gay rallentasse i riflessi quanto assumere alcool o psicofarmaci. Ed anche a Simone, residente a Pavia, il medico della Asl l’aveva ritenuto inidoneo alla guida perché dichiaratamente gay.
Ora, ognuno può avere la propria opinione a riguardo, essere più, o meno, favorevole all’omosessualità, ma di fronte ad una vista medica, terminata con la consapevolezza di non avere nessuna grave patologia che possa pregiudicarne la guida, su che basi si può considerare l’omosessualità come un impedimento? Quali condizioni diverse dagli eterosessuali avrebbero, se non l’attrazione per una persona dello stesso sesso? Cosa che comunque svicola dal contesto e non compromette in alcun modo la guida.
Era il 1993 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato e condiviso la definizione non patologica dell’omosessualità, dopo che nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) la rimosse dalla lista di patologie mentali.
Ventunesimo secolo, e invece esistono ancora discriminazioni così odiose.
Roberta Rosaci