Neanderthal e Sapiens utilizzavano la stessa tecnologia nubiana

Lo studio su Neanderthal e Sapiens e il loro uso della scheggiatura è stato pubblicato su Scientific Reports.




Tutto a causa di un dente

Neanderthal e Sapiens convissero e si influenzarono a vicenda, è risaputo. Eppure il team di ricerca del Max Planck Institute for the Science of Human History ha trovato un indizio che li accomuna ancora di più. Conservato a lungo in una collezione privata, il dente di un bambino di Neanderthal di circa 9 anni ha portato i ricercatori più a sud del solito. L’analisi dell’insieme archeologico associato suggerisce che i Neanderthal usassero la tecnologia di scheggiatura Levallois. La tecnica, eseguita nello stile dell’area Nubiana,  si pensava appannaggio esclusivo di Homo sapiens.

L’umanità e il levante

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Neanderthal e Sapiens: The view from Shukbah Cave (credits: Amos Frumkin)

Il Levante è un importante centro per la ricerca sulle origini umane. Questo si deve all’alta concentrazione di grotte che ospitano prove delle popolazioni passate e del loro comportamento. Per oltre un secolo, gli scavi archeologici nel Levante hanno riesumato fossili umani e insiemi di strumenti in pietra. Questi rivelano ambienti abitati sia da  Neanderthal che da Sapiens, rendendo questa regione un potenziale terreno di mescolanza tra le popolazioni. Distinguere queste popolazioni dai soli utensili in pietra è difficile. Così si sosteneva che una tecnologia specifica, il distinto metodo nubiano Levallois, fosse opera esclusiva di Homo sapiens. Però, iI ricercatori del Max Planck Institute hanno collaborato con partner internazionali per riesaminare i reperti fossili e archeologici della grotta di Shukbah. Le loro scoperte estendono l’areale noto dei Neanderthal più a sud.




Risposte a meridione

Le analisi  suggeriscono  anche che i nostri parenti ormai estinti hanno fatto uso della tecnologia nubiana.  La tecnica Levallois smette quindi di essere un marchio di fabbrica degli esseri umani contemporanei. “I siti in cui i fossili di ominidi sono direttamente associati agli assemblaggi di utensili in pietra rimangono una rarità. Però lo studio sia dei fossili che degli strumenti è fondamentale per comprendere le occupazioni degli ominidi della grotta di Shukbah e della regione tutta”, afferma l’autore principale,  Jimbob Blinkhorn.

La grotta di Shukbah fu scavata per la prima volta nella primavera del 1928 da Dorothy Garrod. La studiosa riferì di un vasto gruppo di ossa di animali e strumenti di pietra in stile musteriano spesso ben segnalati. Ha anche identificato un grande molare umano solitario. Tuttavia, l’esemplare è stato conservato in una collezione privata per la maggior parte del XX secolo, vietando studi comparativi con metodi moderni. La recente reidentificazione del dente al Natural History Museum di Londra ha portato al nuovo lavoro dettagliato sulle collezioni di Shukbah.

Analisi di un dente

Neanderthal e Sapiens: Ricostruzione fotografica e 3D di un dente di un bambino di Neanderthal di 9 anni. (Copyright: Fiduciari del Museo di Storia Naturale, Londra. Credits: Blinkhorn, et al., 2021 / CC BY 4.0)

“Il professor Garrod ha immediatamente visto quanto fosse caratteristico questo dente. Abbiamo esaminato le dimensioni, la forma e la struttura 3D sia esterna che interna del dente, confrontandola con gli Homo sapiens dell’Olocene e del Pleistocene e con i campioni di Neanderthal. Questo ci ha permesso di capire chiaramente che apparteneva a un bambino di Neanderthal di circa 9 anni “, afferma il dott. Clément Zanolli, dell’Université de Bordeaux. “Shukbah segna l’estensione più meridionale dell’areale dei Neanderthal fino ad oggi conosciuta”, aggiunge Zanolli.

Tecnologia condivisa

“Le illustrazioni delle collezioni di utensili in pietra di Shukbah hanno accennato alla presenza della tecnologia Levallois Nubiana, quindi abbiamo rivisitato le raccolte per indagare ulteriormente. Alla fine, abbiamo identificato molti più manufatti prodotti utilizzando i metodi Levallois Nubiani di quanto avevamo previsto“, afferma Blinkhorn. “Questa è la prima volta che sono stati trovati in associazione diretta con fossili di Neanderthal, il che suggerisce che non possiamo stabilire un semplice collegamento tra questa tecnologia e l’Homo sapiens”.

Un’ odissea africana

Neanderthal e Sapiens: Foto di nuclei di Levallois nubiani associati a fossili di Neanderthal. (Copyright: UCL, Institute of Archaeology e per gentile concessione del Penn Museum, University of Pennsylvania. Credits: Blinkhorn, et al., 2021 / CC BY 4.0)

“Il sud-ovest asiatico è una regione dinamica in termini di demografia, comportamento e cambiamenti ambientali degli ominidi, e può essere particolarmente importante per esaminare le interazioni tra i Neanderthal e l’Homo sapiens“, aggiunge il prof Simon Blockley, della Royal Holloway, Università di Londra. “Questo studio evidenzia la gamma geografica delle popolazioni  Neanderthal e la loro flessibilità comportamentale, ma emette anche una nota tempestiva cautelare su come non ci siano collegamenti diretti tra particolari ominidi e specifiche tecnologie di utensili in pietra”.

“Fino ad ora non abbiamo prove dirette di una presenza di Neanderthal in Africa”, ha detto il prof Chris Stringer del Museo di storia naturale. “Ma la posizione a sud di Shukbah, a soli 400 km dal Cairo, dovrebbe ricordarci che a volte potrebbero essersi persino dispersi in Africa”.



Daniele Tolu

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