Il termine Sinistra è sotteso a un concetto nobile e ha la sua origine in Francia durante gli Stati Generali del maggio 1789, pochi mesi prima dello scoppio della Rivoluzione Francese.
Col passare del tempo, e con il mutare della realtà sociale, ho maturato la convinzione che questo termine andasse evitato nelle denominazioni di forze politiche di qualsiasi natura.
Questo perché, in una fase di diversa configurazione della base sociale e della conseguente necessità di ridare compattezza e senso a un’alternativa all’assetto sistemico del Potere, questa denominazione conteneva in sé l’equivoco di rimandare, in una concezione politicista del termine, a forze politiche esistenti, ai loro errori, ai loro fallimenti, alle loro responsabilità negative.
Potremmo definire per comodità questa accezione politicista come “sinistra” (con la “s”minuscola).
L’usare questo termine può dare inoltre l’idea di voler chiudersi intorno a una determinata area politica di “sinistra” escludendo quanti hanno valori e visioni di “Sinistra” pur non appartenendo a nessuna formazione politica.
“Sinistra” (con la “S” maiuscola) ha invece un preciso valore ideologico e filosofico che ha a che fare con una weltanschauung che è valida di per sé, indipendentemente e anteriormente alla sua applicazione storico-politica, visione basata su valori come solidarietà, tolleranza, uguaglianza e quindi antifascismo, antirazzismo, ecc.
Se quindi nell’evitare questo termine c’è una “opportunità semantica”, come ebbi a definirla qualche anno fa, sono poi nati degli equivoci e si è passati tout court a definirsi “né di destra né di sinistra” che se può anche avere un senso, come dicevo, a livello di denominazioni “in minuscolo”, non lo ha a livello assoluto, in quanto Destra e Sinistra esistono ancora eccome.
Sono due visioni alternative che continuano ad essere la pre-condizione ideologica e mentale delle scelte politiche.
Ma si è andati anche oltre:
il definirsi “né di destra né di sinistra” ha dato la stura alle peggiori posizioni, sdoganando chiunque, in nome di questa definizione, e permettendo di dare dignità politica e sociale anche a ciò che è anticostituzionale e a chi incarna le peggiori posizioni politiche.
E si è anche arrivati alla bestialità di dire “né fascista, né antifascista” o addirittura “non anti-fascista” (come disse Beppe Grillo).
Ha permesso, soprattutto ha chi ha ambizioni istituzionali, di allargare il proprio bacino elettorale giustificando tutto e tutti in nome di una presunta “apertura” incondizionata, passando sopra alla storia politica di personaggi ambigui con posizioni e curriculum destrorsi e frequentazioni disdicevoli.
L’apertura non può invece prescindere da pre-requisiti valoriali, base dalla quale partire per costruire qualcosa.
Dire “non siamo di destra né di sinistra” è diverso dal dire “non uso il nome destra né il nome sinistra” (sottintendendo “ma sono di Sinistra”).
E’ quel verbo “essere” che costituisce la discriminante.
E quindi si entra di fatto nel “liberismo ideologico” e quindi di Destra, in quanto, negando la Destra, si nega, equivalendola, anche la “Sinistra” e si crea un’apertura indiscriminata, comoda e utile per chi vuole giustificare qualsiasi cosa per fini non certo a favore della base sociale.
Attenzione quindi a non equivocare:
Se oggi si può evitare (e forse è preferibile) il definirsi di “sinistra”, definirsi “né di destra né di sinistra” è di Destra. Non si scappa.