A distanza di un anno dalla pronuncia storica della sentenza ‘Ndrangheta Stragista emessa nel marzo 2023, le intricanti motivazioni dietro la condanna all’ergastolo di Giuseppe Graviano e Rocco Filippone emergono come un mosaico intricato di connessioni politiche, collusioni istituzionali e strategie criminali. Questa sentenza, che scava nei recessi della storia recente italiana, svela un quadro complesso e sorprendente, in cui la criminalità organizzata, rappresentata da ‘Ndrangheta e Cosa Nostra, intreccia i suoi destini con la massoneria deviata e i servizi segreti.
Attraverso oltre 1.400 pagine di motivazioni redatte dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, si possono studiare gli aspetti cruciali di questa storia, dai tentativi di destabilizzazione politica alle alleanze tra clan mafiosi, dalle infiltrazioni nelle istituzioni alla connessione con figure di spicco della politica italiana. Uno degli ennesimi casi, dapprima irrisolti, che svelale profonde connessioni tra il crimine organizzato e il potere istituzionale.
Strategie mafiose svelate: un anno dopo il verdetto, la magistratura ritorna sulla sentenza ‘Ndrangheta stragista
Il verdetto dello scorso marzo 2023 riguardo alla sentenza ‘Ndrangheta stragista ha giudicato il capomafia Giuseppe Graviano e il capo calabrese Rocco Filippone responsabili di una ripetuta strage di mafia compiuta tra il 1993 e il 1994, in cui persero la vita due carabinieri, Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.
Oggi sono state pubblicate le motivazioni per le quali la corte, un anno fa, li ha giudicati colpevoli. La sentenza ‘Ndrangheta Stragista è ormai giunta al completamento data la certificazione di un evidente collegamento che le cosche mafiose e ‘ndranghetiste hanno avuto con la massoneria italiana e i servizi segreti deviati durante gli anni ’90 e i primi 2000.
La Corte d’Assise si dice quindi certa di aver individuato degli “strettissimi collegamenti fra ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e i servizi segreti con il comune obiettivo di destabilizzare lo Stato democratico italiano. In particolare, si menzionano i nomi delle famiglie di De Stefano, Piromalli e Mancuso. Queste famiglie avevano costruito una grandissima rete, che ha reso per anni sempre più vasta l’alleanza tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra.
La storia nascosta: dalla seconda guerra di mafia alla collaborazione inaspettata
Il documento sulla sentenza ‘Ndrangheta Stragista contiene più di 1.400 pagine ed è stato redatto dalla Corte d’Assise d’Appello. Questo importante passo per la magistratura italiana getta nuova luce su eventi cruciali avvenuti tra il dicembre 1993 e il febbraio 1994. La sentenza rivela come la strategia stragista di quegli anni fosse frutto di una sorprendente alleanza tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta, entrambe impegnate nel condizionare e piegare la vita dello Stato italiano ai propri desiderata. Una collaborazione che va oltre la semplice criminalità organizzata, coinvolgendo anche la massoneria e i servizi segreti deviati.
Relazioni complesse tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra: alleanze, conflitti e pacificazione
Le motivazioni della sentenza ‘Ndrangheta stragista offrono uno sguardo approfondito alle relazioni tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. Dall’adesione comune alla strategia stragista alle tensioni durante la seconda guerra di mafia a Reggio Calabria, emergono dinamiche complesse di collaborazione e conflitto che hanno segnato profondamente la storia criminale dell’Italia.
Il rapporto tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra diventa sempre più stretto e fraterno quando, per l’appunto, le cosche mafiose della Sicilia intervengono nel 1985 nella città di Reggio Calabria, ormai diventata un bagno di sangue.
Omicidio del giudice Scopelliti: una morte per controllare il potere giudiziario
La sentenza ‘Ndrangheta Stragista pone le sue basi e conferma l’importanza dell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti nell’interconnessione tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. Scopelliti, assassinato nel 1991, rappresentava una figura ostile alle richieste dell’organizzazione, portando alla sua eliminazione per favorire i desiderata di Cosa Nostra.
Il giudice Scoppelliti rappresenta un punto di svolta nella storia delle relazioni tra le cosche mafiose e i clan ‘ndranghetisti: questa è una delle morti che concludono la devastazione dell’ ’85 a Reggio Calabria. Il giudice, come molti altri magistrati, si era sempre battuto per la verità e la giustizia contro la mafia calabrese e voleva portare avanti il Maxi Processo alla Corte di Cassazione.
La strategia ‘Ndrangheta stragista: la Falange Armata
Le pagine della sentenza rivelano dettagli sulla strategia delle morti per mano mafiosa, contrassegnata dalla sigla “Falange Armata.” Un attentato allo Stadio Olimpico di Roma, preventivato per il 23 gennaio 1994, viene svelato come parte di un piano più ampio per destabilizzare la politica italiana. Tuttavia, il malfunzionamento del telecomando impedisce l’attuazione del piano, aprendo una nuova fase nella storia della criminalità organizzata.
La questione dello Stadio Olimpico, come tutti gli attentati che dovevano essere commessi nei confronti di persone o infrastrutture, dovevano correre con la rivendicazione della Falange Armata. Questa è una sigla che è stata usata a lungo usata per firmare i più gravi omicidi per mano mafiosa.
Nei documenti della sentenza ‘Ndrangheta Stragista ci sono anche le carte che riconducono ad uno dei primi omicidi, cioè quello dell’educatore Carcerario Umberto Mormille. In questo primo delitto infatti, appaiono presente e aiuti anche dei servizi segreti di Stato.
Coinvolgimento politico: Berlusconi, Dell’Utri e la corruzione dall’alto
Uno degli aspetti più rivelatori delle motivazioni è il coinvolgimento di figure politiche di rilievo. Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri emergono come personaggi chiave nella trama, con l’indicazione che Dell’Utri fosse responsabile del favoreggiamento dell’accordo tra boss mafiosi e l’imprenditore Berlusconi. La residenza di Arcore del Cavaliere diventa teatro di una sconcertante alleanza tra mondo politico e criminale.
Massoneria deviata e apparati deviati dello Stato: infiltrazione nel cuore delle istituzioni
Un capitolo significativo delle motivazioni si concentra sull’esistenza di connessioni tra le organizzazioni criminali e la massoneria deviata, oltre agli apparati deviati dello Stato. Questo coinvolgimento non solo svela una rete di potere criminale, ma solleva domande importanti sulla profondità delle collusioni tra il mondo criminale e le sfere del potere istituzionale.
La sentenza come capitolo cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata
Le rivelazioni delle motivazioni della sentenza ‘Ndrangheta Stragista rappresentano un capitolo significativo nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia. Aprendo nuovi interrogativi sulla complessità delle collusioni tra il mondo criminale e le istituzioni, la sentenza lascia intravedere una realtà intricata che richiederà ulteriori sforzi per essere completamente compresa.