Catturato «u Crapa»
«Avete visto che avete preso il mostro?». Così ha detto Giuseppe Giorgi «u Crapa» ai carabinieri al momento del suo arresto a San Luca. Dopo 23 anni di ricerche è stato arrestato uno dei cinque latitanti più ricercati a livello nazionale, ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo alias «Staccu». Il criminale, condannato a 28 anni e 9 mesi per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, ha vissuto vent’anni da latitante nel suo paese. Le forze dell’ordine hanno a lungo ipotizzato si trovasse in Germania, spesso base delle sue operazioni, ma «U Crapa» era nascosto in un bunker in muratura che aveva progettato su misura per sé all’interno della sua abitazione. L’operazione ha richiesto circa sei ore ed un controllo capillare, poi Giorgi è stato scovato e si arreso senza fare opposizione, complimentandosi con i carabinieri per la loro bravura.
Polemiche per il ”baciamano”
Incredibile e grottesco quanto avvenuto negli attimi successivi al fermo, quando all’uscita di casa del boss diversi concittadini, piuttosto che congratularsi con i carabinieri, hanno espresso contrarietà. In particolare si sono visti spiacevoli gesti di deferenza e addirittura un baciamano, il quale ha portato con sé inevitabili polemiche.
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Inizialmente in diversi hanno puntato il dito anche contro gli stessi carabinieri, colpevoli di aver permesso al latitante la passerella davanti ai compaesani. Sul punto è intervenuto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, il quale ha parlato di gesto «ignobile» e ha voluto, dal canto suo, congratularsi con le forze dell’ordine per le modalità dell’operazione. De Raho ha spiegato le motivazioni per cui è stato permesso alla popolazione di avvicinarsi al latitante: «conosciamo bene la forza militare della `ndrangheta. L’importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto». L’interpretazione è sostanzialmente corretta. Come riporta Il Fatto Quotidiano, al momento dell’arresto dentro l’abitazione erano presenti anche i parenti e dei minori, per cui il rischio di una reazione spropositata era effettivo. I carabinieri hanno invece cercato di mantenere la calma e gestire un’operazione molto delicata con serenità.
Peraltro, la prima risposta allo sdegno è arrivata proprio da chi quell’operazione l’aveva messa a segno. Una volta arrivati nel parcheggio del comando provinciale dei carabinieri a Reggio Calabria, i militari coinvolti si sono lasciati andare ad abbracci e scene di gioia per il risultato raggiunto, dal peso specifico molto rilevante. De Raho ha voluto sottolineare proprio questo: «Il festeggiare insieme, l’abbracciarsi è un po’ come tornare bambini, è dimostrare l’amore per il proprio lavoro. E quella è la parte più bella dello Stato».
San Luca e le cosche
La situazione nel paese è piuttosto critica. San Luca era salito agli onori della cronaca come ‘’paesino dei sequestri’’ negli anni Ottanta, nonché come principale centro di una delle grandi faide fra cosche della Locride (Pelle-Vottari contro Nirta-Strangio), iniziata negli anni Novanta e culminata nel 2007 con la ‘’strage di Duisburg’’. Proprio nella città tedesca operava in quel periodo Giorgi, conosciuto al tempo come ‘’distributore e cassiere’’ della famiglia mafiosa di San Luca. Il potere delle cosche nella zona è ancora forte, paragonabile a quello di istituzioni parallele o anche sostitutivo di quest’ultime, specie se si considera che alle elezioni comunali non si è presentata nessuna lista ed il paese è commissariato dal 2013. In un territorio in cui operare è molto complicato, dato il radicamento della ‘Ndrangheta, anche la politica ha abdicato, arrendendosi alla superiorità del crimine organizzato.
Il segnale di svolta deve, per forza di cose, giungere dai giovani. Recentemente a San Luca si sono tenute le Olimpiadi della legalità, le quali hanno coinvolto più di 200 ragazzi e ragazze «che partendo dallo sport e dalla cultura, cercano di costruirsi un futuro, una luce ed una speranza» come sottolineato dalla Cgil calabrese. Si tratta di un buon punto di partenza, ma bisognerà darvi seguito, con un obiettivo chiaro nella testa: cercare di non piegarsi più.
Fabio Ravera