Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte
Nazismo e arte, arriva in anteprima mondiale il documentario evento: ‘Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte’. Il 13 e 14 marzo nei cinema italiani e a seguire in altri 50 paesi . Prodotto da Nexo Digital e 3D Produzioni. Media partner: Radio Deejay, Sky Arte Hd, MYmovies.it e Arte.It.
Sono trascorsi ottant’anni da quando il nazismo bandì la cosiddetta ‘arte degenerat’ quando nel 1937 a Monaco fu allestita una mostra pubblica, per condannarla e deriderla . Contemporaneamente ad essa ci fu un’ esposizione per esaltare la ‘pura arte ariana: ‘La Grande Esposizione di Arte Germanica‘.
Proprio in ‘virtù’ di alcune delle tante storie avviatesi in quei giorni, del drammatico saccheggio di arte antica e moderna perpetrato da Hitler in tutta Europa, arriva il lungometraggio. Hitler contro Picasso: con la straordinaria partecipazione di Toni Servillo accompagnato dalla colonna sonora di Remo Anzovino.
Film documentario che guiderà il pubblico all’esplorazione del Dossier Gurlitt, dei tesori nascosti del Führer e di Goering nonché dei rari materiali d’archivio. Diretto da Claudio Poli su soggetto di Didi Gnocchi, sceneggiature di Sabina Fedeli e Arianna Marelli.
L’arte degenerata come moneta di scambio
L’imposizione ai tempi del nazismo non toccò unicamente il popolo ebreo. Non ne fu incolume neppure l’arte, o per meglio ‘l’arte degenerata’ secondo il nazismo. Ne sono testimoni le opere che durante il Terzo Reich si rifiutarono di aderire ai dettami del Führer. Sono le opere che il regime contrassegnò come entartete kunst, ‘degenerate’.
Superstiti alla distruzione del nazismo e vendute sotto silenzio all’asta di Lucerna in Svizzera, nel 1939. Esposte in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Si stima che le opere sequestrate nei musei tedeschi siano state più di 16mila. Oltre 5 milioni in tutta Europa.
Quindi il nazismo si avvalse anche dell’arte, che svolse un ruolo centrale nella politica di propaganda del Führer. Nonostante ripudiata da Hitler perché riteneva fosse simbolo di deviazione e caos, in opposizione a quella ariana. La pura arte ariana composta dal sublime e dal bello, veicolo del naturale e del sano.
Al di là del disinteressato culto dell’arte e del bello il regime nazista creò una speculazione diabolica per la compravendita delle opere. Avvenne una ripulitura sistematica delle più importanti opere, da una parte per nutrire le collezioni dei capi nazisti. Dall’altra per un puro fine economico.
Il nazismo adoperò l’arte come moneta di scambio, in quanto consentiva di far guadagnare molto denaro. Nel 1937 il regime bandì l’arte degenerata organizzando nel parco Hofgarten un’esposizione per condannarla e deriderla. Ulteriore obiettivo era quello di incrementare le casse dello stato, mettendo all’asta centinaia di capolavori.
Tra le numerose opere d’arte messe al bando dal nazismo vi erano quelle di: Picasso, Chagall, Monet, Matisse. Anche Klee, Otto Dix, Kokoschka e El Lissintzky. La mostra fu esposta in dodici città tra Austria e Germania, giunsero circa due milioni di visitatori. I ricavi ottenuti dalla vendita delle varie opere d’arte ha registrato nelle casse del regime nazista un totale di 19 milioni di Reichsmark.
L’ossessione del nazismo
Oltre ai nazisti che hanno rastrellato circa seicentomila opere sottratte a privati, gallerie, chiese, musei anche Hitler fu ossessionato dall’arte. La Grande Esposizione dell’Arte Germanica ospitata per otto edizioni presso l’Haus der Kuns dal 1937 al 1944, rappresentò simbolicamente l’inizio dell’ossessione per l’arte da parte del nazismo. Se ne occupò personalmente Hitler che si trovò a collaborare con Hermann Goering.
Contemporaneamente Hitler aveva commesso varie depredazioni recuperando una serie di opere per sé. Scelte appositamente con l’obiettivo di creare il Fuehrermuseum di Linz, in Austria. Allo stesso modo in cui Napoleone aveva fatto con il Louvre. Lo scopo era quello di glorificare, attraverso le più prestigiose opere d’arte, la sua immagine e quella della Germania. Oltre al desiderio occultare tutto ciò che potesse oscurare l’ideale di umanità propagandato dal nazismo.
Dalla stessa ossessione ne fu colto anche Hermann Goering, numero due del regime e avido collezionista d’arte. Ne è testimone ‘Le Catalogue Goering’, edito a Parigi da Flammarion. Il catalogo contrassegna
e quantifica la voracità inesausta di opere d’arte del gerarca nazista. Contiene tutte le opere in suo possesso 1.376 dipinti, 250 sculture e 168 arazzi, inoltre anche nomi dei venditori e dei derubati.