Nazioni Unite: le punizioni corporali in Afghanistan devono cessare

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Secondo le Nazioni Unite l’uso delle punizioni corporali in Afghanistan da parte delle autorità va contro il diritto internazionale e lede i diritti umani. La Missione di assistenza delle nazioni unite in Afghanistan (UNAMA) dichiara che queste violenze devono immediatamente cessare.

Punizioni corporali in Afghanistan

Le punizioni corporali sono punizioni in cui viene usata la forza fisica per causare un certo grado di dolore o disagio alla vittima.

Ovviamente il loro utilizzo va contro il divieto di tortura e i trattamenti crudeli, inumani e degradanti, divieto considerato principio fondamentale del diritto internazionale e adottato il 10 dicembre 1984. Secondo le Nazioni Unite, sono un castigo eccessivo per punire un crimine o come misura educativa o disciplinare. Dunque, l’utilizzo di punizioni corporali in Afghanistan lede i diritti fondamentali dell’uomo.

Ancora una volta, perciò, in Afghanistan, i diritti umani vengono calpestati. E, questa volta, ad essere coinvolte non sono soltanto le donne. Anzi. La maggior parte di questi trattamenti viene riservato agli uomini, peraltro senza distinzioni di età.

Negli ultimi 6 mesi sono stati frustati pubblicamente 274 uomini tra cui 2 ragazzi e 58 donne. La maggior parte di queste 332 persone sono state punite per adulterio o “crimini” connessi. Solitamente le fustigazioni prevedono 30-40 frustate ma in alcuni casi si è arrivati anche a 100.

Assieme alle frustate, le punizioni corporali in Afghanistan prevedono anche lo stare a lungo in acqua fredda, la rasatura forzata del capo, fino ad arrivare ad amputazioni e lapidazioni. Queste ultime spesso legate a sentenze di morte.

Le punizioni corporali in Afghanistan non sono solo frutto di “giusti” processi

Le punizioni corporali in Afghanistan vengono applicate dalle autorità sia a livello istituzionale sia a livello informale. Da quando i Talebani hanno preso il potere nell’agosto del 2021, gli organi di giustizia hanno condannato a fustigazione pubblica, a seguito di un vero processo, 33 uomini e 22 donne (incluse due ragazze). Le reali cause delle condanne non sono note ma quasi tutte sono legate questioni di adulterio.

Però, non sono solo i tribunali ad assegnare queste pene. Anche gli organi religiosi e la polizia, spesso, somministrano punizioni corporali a uomini, donne e bambini che non rispettano la sharia (la legge islamica). Così il 27 dicembre 2021 un ragazzo e una ragazza (18 anni lui e 16 lei) sono stati frustati per essere scappati insieme e la decisione è stata presa dal capo religioso del loro villaggio. Oppure, il 9 luglio 2022, 9 donne e 5 uomini, per decisione unilaterale del Ministero del vizio e della virtù, sono stati fustigati per “atti immorali” senza nessun processo. Infine, il 19 novembre scorso, un giovane di 17 anni ha ricevuto 60 colpi di frusta per aver rubato olio da cucina.

Le persone, poi, vengono fermate per strada e picchiate dalla polizia con assurde accuse di consumo di droga o per aver giocato d’azzardo o per aver venduto merce a donne non accompagnate dal mahram o per non aver indossato correttamente il burqua o per aver ascoltato musica nella propria macchina. Addirittura, una donna, dopo essere stata picchiata e frustata con il suo compagno dalla polizia con l’accusa di adulterio, è morta. E tutto senza nemmeno uno straccio di processo.

La “giustizia” in Afghanistan

I diritti umani in Afghanistan vengono sistematicamente violati ma ovviamente a subirne le conseguenze peggiori sono le donne. Le donne che, da quando sono al governo i Talebani, si sono viste negare ad uno ad uno i loro diritti. Diritti faticosamente ottenuti durante i 20 anni in cui i talebani sono stati lontani dal potere. Non stupisce, quindi, che anche il sistema giudiziario sia ineguale e se per nessuno (uomo o donna, giovane o vecchio che sia) esistono garanzie minime di un giusto processo, per le donne è ancora peggio.

I talebani si rifiutano di concedere alle donne avvocati difensori ed escludono dal sistema giudiziario le donne giudici e le avvocate. Questo ha un impatto sull’accesso delle donne e delle ragazze alla giustizia.

La situazione delle donne

Si legge su un comunicato delle Nazioni Unite di luglio 2022 che la situazione per le donne afghane è talmente disperata che ogni giorno almeno una di loro si toglie la vita. Ad oggi la situazione non è minimamente migliorata e su un comunicato del 5 maggio si legge:

Siamo allarmati per la diffusione di problemi legati alla salute mentale delle donne e per l’aumento dei suicidi tra le donne e le ragazze. Questa situazione estrema di istituzionalizzata discriminazione di genere non ha eguali nel mondo.

Alcune donne hanno coraggiosamente condiviso con i funzionari dell’Onu i loro sentimenti di paura e ansia e descrivendo la loro situazione come una vita agli arresti domiciliari. Le Nazioni Unite parlano di “Apartheid di genere”: un sistema istituzionalizzato di discriminazione, segregazione, umiliazione ed esclusione di donne e ragazze da ogni aspetto della vita quotidiana (dal non poter andare a fare la spesa in autonomia al non poter più lavorare per l’Onu). E chi protesta pacificamente contro queste misure oppressive viene minacciata, molestata, arrestata e torturata. Perché, come abbiamo visto, praticare punizioni corporali in Afghanistan è la norma.

È per tutti questi motivi che l’Onu chiede a gran voce che queste violenze cessino immediatamente. Fiona Frazer, capo dei diritti umani della Missione Onu nel Paese ha affermato che:

Le punizioni corporali sono una violazione della Convenzione contro la tortura e devono cessare. Le Nazioni Unite sono fortemente contrarie alla pena di morte e incoraggiano il dipartimento degli Affari esteri Afghano a stabilire una moratoria immediata sulle esecuzioni. Chiedono, inoltre, che si faccia di più per rispettare gli standard internazionali sui diritti umani.

Arianna Ferioli

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