Non è chiaro se le comunità regionali comprendano a pieno la gravità della situazione.
Sta di fatto che Navigli e Darsena, insiti nella regione più devastata dal Covid-19, riportano testimonianze di una movida fin troppo azzardata.
Cittadini senza mascherine o troppo vicini tra loro, tra un sorso e una chiacchiera: un assembramento tutt’altro che impercettibile.
La cosa, ammetto al lettore, non mi sorprende: quando Conte depose la propria fiducia negli italiani, rammendava l’ormai nota tela della facciata governativa, in cui il Presidente del Consiglio plaude all’integrità italiana – temendo più che note ritorsioni; “fiducia negli italiani“, “non siamo bambini”, così si narrava e si protestava.
Cosa sarebbe successo se avesse prolungato le restrizioni e se le retromarce di Palazzo Chigi – su congiunti e affetti stabili – non fossero mai avvenute? Nei giorni precedenti la fase 2 era sufficiente fare un giro sul Web: dubbi, rimostranze; alcune sensate, altre un po’ meno. Durante quelle ore, avevamo già a disposizione un “prototipo” dell’opinione nazionale, pronta a tirare in ballo principi e libertà dell’intera tavolozza costituzionale.
Tra i tanti argomenti da poter snocciolare in campo politico, resta un sempreverde accattivante: l’impossibilità di prendere una “decisione giusta”, perlomeno a parer di popolo; il fazionamento opposto c’è e ci sarà sempre, com’è logico che sia. Tuttavia, resta una considerazione non priva di spunti il fatto che Conte non avrà mai la possibilità di accontentare tutti, a prescindere dalle decisioni più lungimiranti che esso possa prendere.
La posizione del capo politico è, attualmente e senza dubbio, la peggiore. Il malcontento del popolo, tra pestilenze e conflitti, è storicamente noto e poco biasimabile – al di là di una coerenza altalenante che va contestualizzata.
Ed ecco perché, soprattutto in emergenza sanitaria, le retromarce, i dubbi e la facciata del “buon Paese fidato” non funziona; ed ecco perché Navigli.
Le conseguenze dell’epilogo non potevano che sfociare in un ulteriore passo indietro, ma geograficamente localizzato: il sindaco Sala non ha mancato di enunciare il proprio ultimatum, dichiarandosi pronto a chiudere Navigli in caso di necessità; ad accompagnare una delusione abbastanza tangibile, Attilio Fontana, il quale sottolinea l’importanza del consulto ai dati relativi la fase 2.
La sua posizione, costantemente sul “chi va là?”, è una dimostrazione del grado di responsabilità in cui milita attualmente la politica del Paese. La titubanza fa da padrona, soprattutto se non sai come regolarti con i cittadini che rappresenti; e se i politici non possono fare tutto da soli – perlomeno chi ci prova -, non resta che il popolo.
Ma il popolo vuole risolvere il problema? Vuole guarire?
Mi era parso, chiedo al lettore, non avesse troppo apprezzato l’andamento della fase 1; dunque, perché ha così tanta fretta di tornarci?
Eugenio Bianco