Navi spazzine, 32 imbarcazioni contro l’inquinamento del Mar Mediterraneo

Partita da Fiumicino l’operazione “Mare pulito” per migliorare la qualità dei nostri mari e delle coste. Sino al 2023, le navi spazzine ripuliranno il Mediterraneo, perlustrando ogni giorno circa 8000 km di coste.

Il progetto “Navi spazzine”

In collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e la Guardia Costiera, Castalia ha messo a disposizione una flotta di 32 imbarcazioni. Le navi spazzine raccoglieranno i rifiuti galleggianti che, giunti poi sulla terraferma, verranno riciclati dal consorzio Corepla. I natanti, 9 d’altura e 23 costieri, sono stati dislocati lungo tutta la penisola per facilitare gli interventi in ogni zona. Da Genova a Salerno, le unità saranno impegnate anche nel pattugliamento dei mari, coprendo incirca 8000 km di costa. Inoltre, 4 unità navigheranno soprattutto in prossimità delle piattaforme petrolifere (Vasto, San Benedetto del Tronto, Licata e Pozzallo), per monitorare gli scarti idrocarburici.




L’inaugurazione

Avvenuto l’1 di febbraio a Fiumicino, l’annuncio è stato fatto dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha finalmente visto partire il progetto di cui si parlava già da mesi. Presenti all’evento anche diverse autorità, quale il sindaco di Fiumicino, il Comandante generale delle Capitanerie di porto e i vertici di Castalia e Corepla. Poiché le azioni interesseranno soprattutto le coste, da cui deriva buona parte dei rifiuti, i primi interventi partiranno dalla foce del Tevere, dove è avvenuta l’inaugurazione del progetto.

“Il mare deve tornare a essere la nostra vetrina nel Mondo”

Con queste parole il ministro Costa  evidenzia il suo impegno contro l’inquinamento dei mari, un problema globale che, purtroppo, interessa molto da vicino anche le nostre acque. Quanto si sta facendo è un primo importante passo in avanti, cui dovranno necessariamente seguire altri provvedimenti, soprattutto in tema di prevenzione. Infatti, oggi paghiamo errori e negligenze del passato che non devono ripetersi e per questo ripulire le acque non è l’unica strategia da seguire. A tal proposito, fino al 2023 verrà tenuta traccia della quantità e qualità dei rifiuti raccolti, affinché la successiva analisi dei dati possa aiutare nella scelta delle iniziative migliori per contrastare l’inquinamento marino.

La lotta al Marine Litter 

Le navi spazzine nascono specializzate nel recupero di idrocarburi, oli minerali e sostanze derivate, ma avranno anche l’importante compito di recuperare la plastica galleggiante. Quest’ultima è la componente principale del “Marine litter”, termine con cui si identifica un qualsiasi materiale solido (es. legno, metallo, vetro, gomma, ecc.) scartato e abbandonato in ambiente marino e costiero. Invece, i residui semisolidi, come gli oli minerali e vegetali e altre sostanze chimiche non rientrano in questa categoria.

La legge SalvaMare

Introdotta da Costa, incentiva una pesca più sostenibile e promuove la raccolta dei materiali di scarto presenti in mare, soprattutto quelli che rimangono intrappolati nelle reti dei pescatori. Infatti, attualmente i pescherecci non possono portare a riva i rifiuti, poiché potrebbero incorrere nel reato di trasporto illecito.  Approvata alla Camera nell’ottobre del 2019, la legge è ancora ferma al Senato, dove il dibattitto in merito è iniziato proprio in questi giorni.




Vedere in azione la flotta antinquinamento è un segno tangibile di quanto sarà fatto nel resto d’Italia dalle unità costiere per il contenimento del marine litter”

Con questi provvedimenti la blue economy sembra diventare finalmente qualcosa di concreto contro l’inquinamento del Mediterraneo. Purtroppo, la plastica in superficie rappresenta solo il 15% del totale, poiché la maggior parte si trova sui fondali e il suo recupero è molto più complesso. Tuttavia, non manca da parte delle autorità una visione d’insieme sulla problematica e questo è fondamentale per promuovere programmi di tutela del mare a più ampio raggio.

Inquinamento dei mari e conseguenze

Gli effetti del Marine Litter gravano su diversi aspetti che non riguardano solo l’ambiente, sebbene rappresenti comunque la categoria più colpita. Infatti, i materiali di scarto sono pericolosi sia per le piante sia per gli animali, i quali possono ingerire i rifiuti oppure accumulare sostanze tossiche. L’inquinamento crea anche un notevole danno economico sia al turismo, in quanto le spiagge sporche allontanano i turisti, sia alle imbarcazioni, che spesso devono riparare i danni meccanici procurati dai rifiuti. Inoltre, i costi di bonifica sono elevati, poiché ripulire l’ambiente richiede interventi complessi e lunghi. In ultimo, ma non per importanza, si ricorda l’effetto molto negativo dell’inquinamento sulla sfera sociale. 

navi spazzine

Mar Mediterraneo, culla della civiltà

Circa cinque milioni di anni fa era un’immensa valle secca e profonda, finché l’Oceano Atlantico non vi fece ingresso dallo stretto di Gibilterra, bagnando le coste di Europa, Asia e Africa. Come fosse una matrioska, il Mediterraneo è l’involucro esterno che racchiude tanti mari con storie e caratteristiche diverse. Principalmente chiuso, ma estremamente ricco di biodiversità, racconta la storia di civiltà antiche e la geologia delle terre emerse circostanti. L’uomo di Neanderthal fu il primo ad ammirarne la bellezza e dopo di lui centinaia di civiltà si sono alternate, succedute e scontrate lungo le sue coste. Ancora oggi, è uno dei mari con un traffico commerciale e turistico tra  i più intensi, ma purtroppo racconta anche altro. Infatti, se per secoli è stato simbolo di scambio e integrazione, non di rado è ora protagonista di storie di disperazione e spesso di morte.

Insomma, il Mediterraneo combatte due lotte difficili, una ambientale e una culturale, ed entrambe nel tentativo di rimuovere barriere. Barriere che da un lato minacciano la biodiversità e dall’altro ergono muri contro l’integrazione. Problemi diversi, ma con alla base la stessa pericolosa radice: l’ignoranza.

Carolina Salomoni 

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