Un nuovo dramma nel Mar Egeo riaccende i riflettori sulla crisi migratoria che da anni affligge il Mediterraneo orientale. Al largo dell’isola greca di Samos, un’imbarcazione carica di migranti si è ribaltata a causa delle difficili condizioni meteo, causando la morte di otto persone, tra cui sei bambini. La tragedia del naufragio nel Mar Egeo, che coinvolge almeno 50 migranti, evidenzia ancora una volta le condizioni disperate che spingono migliaia di persone a rischiare la vita per sfuggire a guerre, povertà e instabilità. Nonostante gli sforzi della Guardia Costiera greca, il bilancio rimane drammatico e mette in luce la necessità urgente di soluzioni più sicure e coordinate per affrontare l’emergenza migratoria. Dal naufragio infatti, si contano almeno otto migranti morti, tra cui sei erano bambini.
Il naufragio nel Mar Egeo e le vittime
Un’imbarcazione con a bordo almeno 50 migranti è affondata nel Mar Egeo orientale, vicino all’isola greca di Samos. Il bilancio del naufragio nel Mar Egeo è drammatico: otto persone hanno perso la vita, tra cui sei minori e due donne. La Guardia Costiera greca ha recuperato i corpi durante un’operazione di salvataggio complicata dalle avverse condizioni meteorologiche. Nel mese di novembre, secondo quanto dichiarato dalla Guardia Costiera Greca, è il secondo naufragio.
Operazioni di soccorso ostacolate dal maltempo
Le squadre di soccorso sono riuscite a trarre in salvo 36 persone, che si trovavano nella parte settentrionale dell’isola di Samos, mentre altre tre sono state recuperate su una costa rocciosa dell’isola. Tuttavia, i forti venti nella zona hanno reso difficili le ricerche e i soccorsi, lasciando incertezza sul numero esatto dei passeggeri a bordo al momento del naufragio.
L’intervento, anche se non abbastanza tempestivo, dei soccorsi è stato richiesto da un’organizzazione non governativa che ha allertato le autorità. Ad oggi, dopo quasi ventiquattr’ore dal naufragio nel Mar Egeo, ancora non è certo che ci sia qualche altro disperso. Neanche i profili, comprese le nazionalità, delle persone sono noti alla Guardia Costiera.
Un fenomeno in crescita
La tragedia del naufragio nel Mar Egeo si inserisce in un contesto di crescente pressione migratoria sulla Grecia. I dati del ministero della Migrazione evidenziano un aumento del 25% nel numero di persone che tentano la traversata verso l’arcipelago del Dodecaneso e il Mar Egeo sud-orientale rispetto all’anno precedente. Questo flusso è alimentato dalla fuga da guerre, povertà e instabilità politica.
È infatti sempre più in crescita il fenomeno migratorio che vede la Grecia come porto d’accesso all’Europa, dopo aver attraversato la Turchia, sopratutto per tutte quelle persone che scappano dai territori del Medio Oriente, dall’Africa centrale e del Nord e dall’Asia.
Nel 2024, l’Alto Commissariato dell’UNHCR ha dichiarato che la Grecia ha raggiunto uno dei numeri più alti di migranti, dopo l’Italia, con almeno 52.000 persone che sono approdate sulle coste greche. Nonostante ciò, altrettante persone continuano a morire, a causa dell’alta pericolosità del percorso marittimo: oltre al naufragio al largo di Samos, altri naufragi sono accaduti recentemente al largo dell’isola di Rodi.
Un dramma che si ripete
La Grecia, già al centro delle rotte migratorie del Mediterraneo orientale, affronta un costante incremento di arrivi, con le isole come Samos che si trovano in prima linea. Le tragedie in mare continuano a rappresentare un aspetto tragico e ricorrente di questa crisi, sollevando interrogativi sulla gestione delle migrazioni e sulla necessità di soluzioni più sicure per chi è costretto a fuggire.
A questi drammi, il ministro greco che si occupa del fenomeno della navigazione, Christos Stylianides, ha sostenuto che l’obiettivo è quello di porre fine alle tratte dei migranti che vengono realizzate solo nel nome del profitto. “Affronteremo il grande problema dell’immigrazione illegale che ha superato i limiti di sopportazione dell’Unione Europea”, ha dichiarato ieri il Ministro.
Questa nuova tragedia mette in evidenza l’urgenza di azioni coordinate da parte dell’Unione Europea e della comunità internazionale. L’obiettivo è garantire sicurezza nei percorsi migratori e risposte umanitarie adeguate, prevenendo ulteriori perdite di vite umane.