Un’imbarcazione che trasportava circa 260 persone si è capovolta nelle acque yemenite nella giornata di lunedì. I migranti che si trovavano a bordo provenivano principalmente da Etiopia e Somalia ed erano partititi dalla costa settentrionale di quest’ultima per attraversare i 320 kilometri che li separavano dalla Penisola arabica. La tragedia del naufragio in Yemen è l’ennesimo doloroso promemoria della situazione nel Corno d’Africa.
Naufragio in Yemen: l’annuncio dell’OIM
Nella giornata di ieri, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite (OIM) ha resto noto che la barca, al cui interno si trovavano migranti in fuga dal Corno d’Africa, si è ribaltata ed è affondata a largo delle coste yemenite. Il bilancio del naufragio in Yemen è drammatico: ad ora si contano almeno 49 morti.
L’OIM ha mobilitato due squadre mediche mobili per fornire assistenza immediata ai sopravvissuti, tra cui sei bambini. Dei 71 sopravvissuti, otto migranti necessitavano di ulteriori cure mediche e sono stati trasferiti in ospedale, mentre i restanti 63 hanno ricevuto il primo soccorso presso la clinica mobile in loco. Gli psicologi dell’OIM, che lavorano con la squadra medica mobile, sono già a lavoro per fornire supporto a chi è stato tratto in salvo.
Le operazioni di ricerca e soccorso si sono svolte in modo tempestivo nonostante le significative sfide dovute alla carenza di pattuglie operative, una situazione ulteriormente complicata dagli effetti della guerra a Gaza. I membri delle comunità costiere, inclusi i pescatori, hanno svolto un ruolo cruciale nel successivo recupero dei corpi e nell’assistenza alla sepoltura dei defunti nel cimitero di Ayn-Bamaabed. Nonostante questi sforzi, 140 persone risultano ancora disperse.
I terrificanti numeri della rotta orientale
Ogni anno, migliaia di migranti provenienti dal Corno d’Africa e dall’Africa orientale intraprendono il pericoloso viaggio per raggiungere la Penisola arabica. La cosiddetta ‘rotta orientale’ viene infatti attraversata, nonostante gli enormi pericoli che la contraddistinguono, con l’obiettivo ultimo di fuggire da conflitti, cambiamenti climatici, disastri naturali e scarse prospettive economiche.
Secondo quando riportato dall’OIM, almeno 62 persone sono morte solo ad aprile in due naufragi a largo della costa del Gibuti. Ma ampliando l’orizzonte temporale preso in esame al 2014, il Progetto Migranti Dispersi dell’OIM ha registrato 1.860 morti e sparizioni di migranti lungo la rotta orientale, di cui 480 dovute ad annegamento. Tuttavia, l’instabilità nei paesi su entrambi i lati del Golfo di Aden rende estremamente difficile il monitoraggio dei flussi migratori, e con il rischio di naufragi senza sopravvissuti è probabile che molte più persone scompaiano lungo questa rotta migratoria di quante ne vengano registrate.
Una rotta che non si ferma
I devastanti effetti del conflitto decennale nello Yemen, scoppiato dopo che il gruppo degli Houthi ha conquistato il controllo territoriale di vaste aree del paese, non hanno intaccato il volume degli spostamenti: il numero di migranti che arrivano annualmente nello Yemen è triplicato dal 2021 al 2023, passando da circa 27.000 a più di 90.000,
La guerra a Gaza non ha fatto che destabilizzare ulteriormente uno scenario già precario: gli Houthi, allineati con l’Iran, hanno condotto attacchi contro navi commerciali e militari nel Golfo di Aden per mesi, esigendo che Israele mettesse fine alla guerra.. In risposta, Stati Uniti e Regno Unito hanno effettuato raid aerei sullo Yemen, dichiarando di voler proteggere gli interessi internazionali.
Nonostante tutto questo, i flussi non si sono fermati.
È evidente come questa escalation abbia pesantemente aggravato le già pericolose condizioni di viaggio per i migranti, esponendoli a rischi sempre più elevati durante la traversata. L’aumento della migrazione nonostante queste difficoltà riflette la disperazione dei migranti, spinti da condizioni di vita insostenibili nei loro paesi d’origine.
La necessità di trovare soluzioni umane e sostenibili a questo complesso fenomeno è stata limpidamente espressa da Mohammedali Abunajela. Il portavoce dell’IOM ha infatti dichiarato che il naufragio in Yemen “è un altro promemoria della necessità urgente di lavorare insieme per affrontare le sfide urgenti della migrazione e garantire la sicurezza e la protezione dei migranti lungo le rotte migratorie”.
Elena Miscischia