Un dramma si è consumato nelle acque al largo delle isole Kerkennah, in Tunisia, dove 27 migranti hanno perso la vita tentando di raggiungere le coste italiane. Il naufragio in Tunisia è avvenuto a causa del capovolgimento di una delle due imbarcazioni. Le operazioni di soccorso, coordinate dalla Guardia nazionale e dalla Protezione civile, hanno permesso di salvare 83 persone. Tra i superstiti del naufragio in Tunisia si contano anche 17 donne e 7 minori, mentre 15 sono stati ricoverati presso l’ospedale Slim Hadri per ricevere cure urgenti. Il bilancio potrebbe aggravarsi, poiché le ricerche in mare continuano alla ricerca di eventuali dispersi.
Due imbarcazioni in difficoltà
Secondo quanto riferito dal direttore regionale della Protezione civile di Sfax, Zied Sdiri, il naufragio in Tunisia ha coinvolto due imbarcazioni con a bordo 110 persone. Una delle imbarcazioni si è capovolta, mentre l’altra è affondata a circa tre miglia nautiche dalla costa di El Attaya, vicino alle isole Kerkennah. Tra le vittime recuperate figura anche un neonato, simbolo tragico di una crisi che colpisce indistintamente adulti e bambini.
Il numero totale delle persone coinvolte nel naufragio in Tunisia sono 110: 83 di queste sono state portate in salvo dalle autorità tunisine, mentre per le altre 27 non c’è stato nulla da fare. Le ricerche in mare hanno rivenuto corpi di migranti di diverse nazionalità che stavano tentando di raggiungere l’Italia.
Già lo scorso 31 dicembre, sempre al largo delle coste tunisine, un altra tragedia si era consumata, causando la morte di due migranti, tra cui un bambino di appena 5 anni. E ancora, lo scorso 30 dicembre cinque altri barconi erano approdati in Sicilia dopo un lungo viaggio dalle coste tunisine. Sulle imbarcazioni erano presenti 336 persone di diverse nazionalità.
Il 2024 si conferma un anno drammatico per i migranti che tentano la traversata del Mediterraneo. Secondo l’Unicef, il bilancio delle vittime sulla rotta del Mediterraneo centrale ha superato le 2.200 unità, con quasi 1.700 vite perse solo in questa pericolosa tratta. Molte delle vittime sono minorenni, che rappresentano una persona su cinque tra coloro che intraprendono questo viaggio. Dietro ogni traversata c’è spesso la fuga da guerre, persecuzioni e povertà estrema.
L’appello dell’Unicef
Regina De Dominicis, direttrice dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, ha rinnovato un appello ai governi affinché utilizzino il Patto sulla migrazione e l’asilo per proteggere i più vulnerabili. Tra le richieste figurano l’introduzione di percorsi sicuri e legali per i migranti, operazioni di ricerca e salvataggio efficaci e accesso a servizi di accoglienza su base comunitaria.
Le conseguenze della crisi migratoria
Oltre al costo umano immediato, le tragedie come il naufragio in Tunisia rappresentano un monito sulle complesse sfide legate alla gestione della migrazione. Le rotte utilizzate dai migranti sono sempre più pericolose a causa dell’intensificarsi delle attività delle organizzazioni criminali che sfruttano le loro vulnerabilità.
Nel caso delle isole Kerkennah, la tragedia riflette una dinamica comune: imbarcazioni sovraccariche e inadeguate vengono lanciate in mare senza alcuna considerazione per la sicurezza delle persone a bordo.
Una sfida globale
Gli esperti sottolineano che le tragedie nel Mediterraneo non sono eventi isolati, ma il risultato di politiche migratorie insufficienti e di una mancanza di solidarietà internazionale. La comunità internazionale deve intensificare gli sforzi per affrontare le cause profonde della migrazione, come i conflitti e la povertà, oltre a garantire una risposta umanitaria adeguata. La tragedia del nubifragio in Tunisia di questa notte è solo l’ultimo episodio di una crisi che continua a richiedere attenzione e interventi concreti.
Questa ennesima tragedia dovrebbe spingere i governi e le organizzazioni internazionali ad agire con urgenza per salvare vite umane e offrire opportunità più sicure e dignitose a chi è costretto a lasciare tutto per cercare una speranza oltre il mare.