Naufragio di Cutro: dopo un anno, ancora dubbi e omissioni di soccorso

un anno dopo il naufragio di cutro

l 26 febbraio 2023 resterà per sempre impresso nella memoria collettiva italiana come il giorno in cui il mare si è fatto teatro di una tragedia umanitaria senza precedenti. Il naufragio di Cutro, che ha reclamato la vita di almeno 94 persone, di cui 35 minori, rappresenta uno dei capitoli più oscuri della gestione delle politiche migratorie in Italia, quella che, secondo la legge italiana, è stata un’omissione di soccorso.

A un anno da quel tragico evento, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è recato nei luoghi della strage, un gesto di commemorazione che ha richiamato l’attenzione su quanto è cambiato nel corso dell’ultimo anno. Nuove sfide e dinamiche si sono sviluppate successivamente, come anche le iniziative della società civile nel perseguire una politica migratoria più umana e rispettosa dei diritti umani. La strada è ancora lunga, ma la voce della Rete 26 febbraio continua a essere un faro di speranza e impegno per un cambiamento significativo.

La commemorazione del ministro Matteo Piantedosi

A un anno dal tragico naufragio di Cutro, avvenuto il 26 febbraio 2023, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi compie una visita commemorativa nei luoghi della tragedia. Un gesto di omaggio alle vittime senza dichiarazioni pubbliche, rappresentando un ministro che si presenta diverso rispetto a un anno prima.

Il silenzio e poche parole sono gli strumenti che il ministro ha scelto per gestire la commemorazione del naufragio di Cutro. Ma l’opinione pubblica intera conosce bene il soggetto e tutte le parole che lo hanno circondato: politiche per rimpatri e xenofobe, ma anche la guerra alle ONG e le definizioni razziste e disumane delle persone migranti. Era quello infatti il caso della strage di Cutro: a pochi giorni di distanza, aveva definito le vittime del Mediterraneo un “carico residuale”.

Il percorso della visita

Il viaggio del ministro per la commemorazione del naufragio di Cutro inizia con un incontro presso la prefettura di Crotone, dialogando con le autorità locali. Successivamente, si dirige al “Giardino di Alì”, dedicato a una giovane vittima senza identità, e infine al cimitero di Cutro, dove depone una corona di fiori in memoria dei migranti sepolti.

Un bilancio dell’anno precedente

Il naufragio di Cutro è stato un momento cruciale per il governo, costretto a bilanciare le retoriche anti-migranti e le misure contro il soccorso in mare. Il decreto anti-Ong, emanato un mese e mezzo prima della tragedia, aveva preparato il terreno, ma la risposta del governo è stata incisiva, con una riunione straordinaria a Cutro guidata da Giorgia Meloni.

Impatto del Decreto Cutro

Il Decreto Cutro ha limitato la protezione speciale e eliminato la possibilità di convertirla in un permesso di soggiorno per lavoro. Questa misura ha condizionato il futuro dei sopravvissuti, molti dei quali rischiano ora la clandestinità. Le preoccupazioni espresse dai familiari delle vittime, riguardanti il ricongiungimento familiare, sono rimaste inascoltate, e la legge ha avuto impatti negativi sul sistema di accoglienza.

Il governo vanta una riduzione degli sbarchi, citando il numero di 4.400 arrivi dal primo gennaio a oggi. Tuttavia, nonostante questa diminuzione, il numero di morti rimane costante, con 181 persone annegate nella rotta centrale del Mediterraneo.

Indagini ancora in corso sul naufragio di cutro

A un anno di distanza dal naufragio di Cutro, le indagini sulla tragedia  non hanno ancora portato a una verità giudiziaria. La società civile, rappresentata dalla Rete 26 febbraio, continua a chiedere giustizia, organizzando eventi commemorativi e dibattiti per sensibilizzare sull’importanza di una politica migratoria più umana e giusta.



Tanti sono state le testate giornalistiche, dal Domani in Italia al Pais in Spagna, che hanno iniziato ad investigare sulla tragedia di Cutro. L’inchiesta è partita da un buco di 6 ore tra la segnalazione di Frontex e il naufragio effettivo. Caotica è stata la ricerca della responsabilità tra Frontex, la Guardia costiera e la guardia di finanza.

La Rete 26 febbraio, formata da attivisti, associazioni e cittadini, si impegna nella lotta per i diritti umani e la dignità delle persone migranti. La commemorazione del primo anniversario del naufragio è solo un momento nella loro costante battaglia per un cambiamento significativo nelle politiche migratorie.

La voce della società civile sulla tragedia di Cutro

I membri della Rete 26 febbraio non si limitano a commemorare le vittime del naufragio di Cutro, ma cercano di mantenere viva l’attenzione sulle responsabilità politiche e istituzionali legate alla tragedia. Attraverso eventi pubblici, dibattiti e campagne di sensibilizzazione, cercano di coinvolgere la società civile nella riflessione critica sulle politiche migratorie attuali.

Le sfide dell’accoglienza: dopo il decreto Cutro

Il Decreto Cutro ha portato a una riduzione dei servizi di accoglienza e dei progetti per i richiedenti asilo. Le strutture d’emergenza sono diventate prioritarie, lasciando molti senza le risorse necessarie per integrarsi nella società italiana. La società civile si batte anche per garantire condizioni dignitose per coloro che riescono a raggiungere le coste italiane.

Il ruolo dell’Italia nella crisi migratoria

La situazione migratoria in Italia rimane complessa, con sfide umanitarie e politiche. Mentre il governo enfatizza la riduzione degli sbarchi, la società civile continua a sottolineare l’importanza di una risposta umanitaria ed equa. Il dibattito sulle politiche migratorie continua a dividere l’opinione pubblica e a mettere in luce la necessità di soluzioni sostenibili e rispettose dei diritti umani.

Una chiamata all’azione un anno dopo il naufragio di cutro

A un anno dal naufragio di Cutro, la Rete 26 e parte della società civile febbraio rinnova la sua chiamata all’azione. La lotta per una politica migratoria più giusta, umana e rispettosa dei diritti umani è un impegno continuo. La commemorazione delle vittime non deve essere solo un momento di riflessione, ma un catalizzatore per il cambiamento e la solidarietà.

Lucrezia Agliani

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