Una NATO araba, sotto l’egida degli Stati Uniti, contro l’Iran e i suoi sostenitori.
Una proposta che potrebbe diventare realtà, secondo quanto annunciato dal ministro del Bahrein, Khalid bin Ahmed Al Khalifa.
Il progetto, fortemente voluto da Trump, si chiamerà MESA (Middle East Strategic Alliance) e sarà guidato dagli USA, assieme a sei Paesi del Golfo Persico: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Bahrein, Giordania, Oman. A questi potrebbe aggiungersi l’Egitto.
Ancora una volta la linea protezionista del presidente USA, si spinge oltre la vecchia cortina di ferro, delineando i nuovi confini del vecchio imperialismo a stelle e strisce, che in Medio Oriente ha già una base consolidata.
In realtà il Leit Motiv per una NATO araba ha un nome e un “nemico” preciso: l’Iran.
Alla stregua del “Patto Atlantico“, da cui nacque il fronte anti-Urss, la NATO araba dovrebbe costituirsi in chiave direttamente anti-iraniana, con l’intento di frenare l’espansione culturale e territoriale di una regione a maggioranza sciita, che non ha intenzione di stare a guardare, in maniera passiva, la reintroduzione delle sanzioni.
Dunque la storia si ripete con le medesime dinamiche: da una parte lo stato islamico che rifiuta di allinearsi ai diktat atlantici, forte del sostegno di Russia e Cina; dall’altra i cosiddetti esportatori di democrazia, amici del governo d’Israele e dell’élite saudita. In medio stat, come sempre, il petrolio, il gas, la paura del nucleare e un fiume di dollari.
Archiviate le terribili ripercussioni della guerra in Iraq e Afghanistan, l’America di Trump torna a puntare il dito contro uno dei suoi nemici storici.
Da qui l’esigenza di una cooperazione più stretta tra le nazioni arabe “amiche” così da rinsaldare i già precari equilibri degli stati che si affacciano sul Golfo Persico e che in questo momento affrontano un periodo non favorevole, sul piano delle relazioni interne.
L’embargo di Arabia Saudita, Egitto ed Emirati, nei confronti del piccolo Stato del Qatar, è solo la punta di un iceberg bollente, all’interno del quale le relazioni con stati come l’Oman ovvero il solo nella regione ad interagire con l’Iran, sono alla base di una delle tante catastrofi umanitarie, a cui i media internazionali danno poco risalto.
Tutto questo accade in un momento di forte diffidenza tra USA e mondo arabo, a seguito dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.
Proprio in quella circostanza, Donald Trump ha accusato gli stati arabi di essere governati da:
«Nazionalisti che diffondono odio attraverso la propaganda e le conseguenze di quanto accaduto saranno gravi per i sauditi».
Ancora una volta un presidente schierato contro il confronto e la cooperazione, accusa gli altri di essere estremisti, tenendosi ben lontano però, dal criticare il più importante alleato in Medio Oriente.
Il MESA dovrà quindi essere l’interlocutore diretto con l’Occidente; una “NATO araba” pronta a giustificare ogni futura missione di pace o bombardamento umanitario, al servizio della leadership atlantista, costantemente minacciata dall’avanzata del gigante euro-asiatico.
Il fattore che preoccupa gli osservatori internazionali e che la Nato araba, seppur vincolata a delle norme istituzionali, possa diventare una minaccia fittizia e al tempo stesso una realtà dispotica, a favore di governi che, varano leggi ben più dure e terribili di quelle iraniane.
Perciò nel prossimo tavolo dei negoziati, le decisioni dell’Unione Europea e della Russia, sull’inclusione dell’Iran, vedranno due blocchi sempre più contrapposti, al cui centro potrebbe scatenarsi, il solito macabro gioco di morte, abusi e distruzione politica e sociale, prima ancora che fisica.
Fausto Bisantis