Il Nasuverse spiegato agli italiani. Heaven’s Feel: Presage Flower

L’universo narrativo di Kinoko Nasu è un gioiello per pochi in Italia: il suo mondo fantasy intriso di horror è una costellazione di visual (videogiochi narrativi) e light novels, trasposizioni anime tra le più belle degli ultimi anni e soprattutto una wiki densissima che dà ai neofiti la chiave per accedere al labirinto che è il Nasuverse.

L’opera più celebre di questo mitico narratore nipponico è di sicuro la visual novel Fate/Stay Night che si divide in tre percorsi, uno più bello, complesso, coinvolgente dell’altro. A far da legante alle tre routes è il racconto della Quinta Guerra del Santo Graal a Fuyuki, in Giappone: è un rituale e gioco al massacro creato da tre famiglie di maghi secoli addietro, il cui scopo è quello di far compiere il miracolo di arrivare alla fonte della Magia stessa, l’Akasha

La route più intensa e completa è quella di Heaven’s Feel, l’ultima della visual novel, adattata in tre film (Presage Flower, 2017; Lost Butterfly, 2019; Spring Song in uscita nella primavera 2020) per la regia di Tomonori Sudo. Ma prima meglio dare gli antefatti ai novizi.

Il mondo di Nasu conosce la Magia ma ha subito una degenerazione dopo la cosiddetta era degli eroi: al tempo degli uomini il potere è sempre più difficile da ottenere. Per questo intorno al 1790 il mago Zouken Matou, Nagato Tohsaka e Justeaze Lizrich von Einzbern decidono di unirsi per definire il rituale che li dovrebbe portare a realizzare le loro utopie.

Il sistema congegnato prevede che ci siano 7 Master e 7 Servant. I primi sono maghi scelti dal Graal stesso (che non è quello inteso dalla cristianità ma più in generale l’archetipica “Coppa Divina”, creduta un oggetto potentissimo nell’esaudire i desideri); i secondi degli eroi della storia umana chiamati apposta per lottare in specifiche classi e fornire, nel loro uccidersi a vicenda, l’energia necessaria al rituale per attivarsi.

Durante la Terza guerra però, il Graal si corrompe: questo crea conseguenze disastrose per le due guerre successive. Ai giorni nostri, la narrazione principale di Fate/Stay Night ci porta a conoscere Emiya Shirou, ragazzo sopravvissuto al disastro della Quarta Guerra del Graal, allevato dal mago-killer Kiritsugu e dalla professoressa Taiga Fujimura

Shirou rimane coinvolto nella Guerra del Graal diventando dapprima sfortunato testimone e poi egli stesso Master, peraltro di Saber, versione femminile di Re Artù nel Nasuverse. 

Sua amica intima è la timida ed affezionata Sakura Matou, sorella del suo infido amico Shinji, che lo idolatra. La ragazza, vittima della propria famiglia e con un passato e presente orrendi, sta sbocciando in una donna bellissima e Shirou non può non notare il fatto.

Attorno a loro s’insinua la Guerra del Graal in cui il perfido nonno di Sakura, Illya, l’erede degli Einzbern e Rin, figlia dei Tohsaka, prendono parte coi rispettivi famigli.




Questo era un riassunto senza cui la trama risulta incomprensibile durante la visione dei film di Heaven’s Feel: il Nasuverse è un’esperienza che va assaporata saltando di media in media, avendo in testa una ragnatela fittissima di rimandi senza cui i significati, i simboli, le psicologie riescono ermetiche.

Il limite del primo film di Heaven’s feel, Presage Flower, è proprio questo: di tagliare troppi passaggi che avrebbero smussato l’urto dell’impatto da neofita con il materiale densissimo di Kinoko Nasu.

A livello estetico c’è tanto da apprezzare: le sequenze migliori sono quelle, specialmente all’inizio, in cui il rapporto tra Sakura e Shirou è indagato nei piccoli gesti quotidiani, creando il perfetto sostrato per l’evoluzione del loro amore; la lotta trascinante tra il Servant Lancer e Assassin che getta Fuyuki nello scompiglio; il primo arrivo della minacciosa ombra che aggredisce nel parco i protagonisti.

Quello del film è un bel corpo cucito frettolosamente: i blocchi sono uniti tra loro in maniera sgraziata, fanno entrare lo spettatore estraneo nella trama come in un tuffo di pancia. La verità è che Heaven’s Feel meritava dieci volte in più delle altre due routes (Fate/Stay Night ed Unlimited Blade Works) di essere trasposto in una serie.

Si avrebbe avuto il tempo non solo di spiegare il meccanismo della Guerra in maniera degna ed universale ma anche di dare respiro ai rapporti come quello tra Shirou e Saber, dare rilievo ai rimandi necessari con la guerra precedente, necessari per capire la presenza di personaggi come Gilgamesh ed il prete Kotomine Kirei.

Il risultato è sufficiente: peccato perché lo stile così terso e conciso dell’animazione Type Moon e Ufotable sarebbe stato ottimo al servizio di un respiro narrativo più disteso e non per questo meno intenso.

Antonio Canzoniere

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