Nasce “NOI”, Nuovo Ordine Internazionalista, un nuovo partito di sinistra radicale fondato nei giorni scorsi dagli ex-parlamentari Emanuele Dessì, Igor Camilli e Vito Petrocelli, con uno sguardo rivolto ai BRICS+ e ai paesi non allineati.
Nasce “NOI”, un nuovo partito di sinistra con idee chiare
Il 24 aprile Emanuele Dessì, ex-parlamentare del Movimento 5 Stelle e del Partito Comunista, ha dato vita ad un nuovo partito di sinistra chiamato NOI, Nuovo Ordine Internazionalista. Fondato insieme agli ex-colleghi Igor Camilli, esponente di Patria Socialista, Vito Petrocelli e Mattia Crucioli, il neonato movimento politico ha ben chiari i suoi punti cardine, espressi con chiarezza nel comunicato di fondazione del 24 aprile. Oltre a voler una partecipazione e una mobilitazione attiva dei propri membri e dei cittadini riguardo alle decisioni del paese, aspetto da sempre molto caro ai partiti di ispirazione socialista, “NOI” vuole:
la difesa dei diritti sociali e civili dell’individuo, dei beni pubblici, della Libertà, dell’antifascismo e della Costituzione Democratica, nonché l’unione delle forze di ispirazione socialista che propugnano il multipolarismo e il ripudio della guerra in una logica di pari dignità tra stati sovrani che metta finalmente in discussione l’azione unilaterale delle attuali strutture sovranazionali.
Il partito si propone di essere un elemento di coesione e non divisivo della Sinistra italiana, cosa che potrebbe di fatto essere una novità visti i continui scismi interni, e di essere un elemento che coinvolga in Europa, nei paesi BRICS+ e in tutti i paesi “non allineati” tutte quelle associazioni, sindacati, singoli cittadini ecc. che hanno in comune i medesimi obiettivi. Un ideale certamente ambizioso ma che può essere conseguito con il supporto delle altre correnti della stessa area politica. “NOI” però nasce soprattutto in ottica anticapitalista, dichiarando, sempre nel comunicato del 24 aprile, che la loro azione sarà mirata a stringere e a rafforzare rapporti di amicizia con tutte quelle comunità che “combattono il neo colonialismo imperialista della NATO ed il capitalismo criminale ed egoista dell’Occidente, continuando a coltivare una visione socialista del mondo”. Si rivolge infatti particolarmente a paesi che sono storicamente avversari degli U.S.A. e dei paesi alleati, come Cuba, Nicaragua, Vietnam, Repubbliche Popolari del Donbass e a tutti i paesi BRICS+.
La composizione del direttivo di “NOI” vede:
- Emanuele Dessì, presidente
- Igor Camilli, vice presidente
- Mario Pietri, tesoriere
- Mattia Crucioli, coordinamento territoriale
Inoltre il nuovo partito può contare sul supporto tecnico ed organizzativo dell’Istituto Italia Brics, il cui presidente è il co-fondatore di “NOI” Vito Petrocelli.
La storia politica di Dessì e Petrocelli, fondatori del nuovo partito
Dessì e Petrocelli condividono un retroterra comune. Entrambi nati nel 1964, il primo a Roma il secondo a Taranto, iniziano entrambi la loro carriera politica nella sinistra extraparlamentare, aderendo in adolescenza ad Autonomia Operaia. Dessì aderisce in seguito al PCI e poi a Rifondazione Comunista, abbandonandolo nel 1999; conquistato dalla novità proposta da Beppe Grillo, nel 2009 si iscrive al Movimento 5 Stelle, venendo eletto consigliere comunale a Frascati. Alle elezioni del 2018 viene candidato al Senato, sempre nei pentastellati, riuscendo ad essere eletto e ad entrare in Parlamento. In disaccordo con il sostegno a Mario Draghi, nel 2021 abbandona il movimento e aderisce al Gruppo Misto, aderendo nuovamente al Partito Comunista. Non superando la soglia di sbarramento alle elezioni del 2022 non viene rieletto, e aderisce ad Italia Sovrana e Popolare, gruppo parlamentare composto da Partito Comunista, Patria Socialista ed altri partiti di orientamento simile. Petrocelli invece dopo l’esperienza con Autonomia Operaia si iscrive al Partito dei CARC (Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo). Anche lui però non rimarrà sempre nell’area della sinistra radicale, passa ai 5 Stelle nel 2013 con i quali viene eletto senatore e dove sarà anche capogruppo in aula. Viene rieletto anche nel 2018 ma nel 2022 aderisce, come Dessì, al nuovo gruppo parlamentare Italia Sovrana e Popolare. Dopo questa esperienza, che non sembra esser stata di rilievo nella loro carriera politica, i due, in accordo con Camilli e Crucioli, fondano un nuovo partito di sinistra, “NOI”, per portare avanti direttamente le loro idee più care. Il tutto come si diceva è sostenuto dall’Istituto Italia Brics di Petrocelli, associazione che si dedica allo studio e all’analisi dei rapporti internazionali, soprattutto relativi ai paesi BRICS+.
Perché i BRICS+ sono così centrali nel programma di “NOI”?
“BRICS” è un acronimo usato in economia per descrivere i paesi in via di sviluppo che hanno a disposizione un’abbondante quantità di risorse naturali e strategiche e che agli inizi del XXI secolo hanno visto crescere in modo esponenziale il loro PIL; il nome BRICS proviene dai primi cinque paesi inseriti in questa lista: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Negli ultimi anni si è aggiunto il “+” per indicare anche gli altri stati che stanno piano piano entrando in questo gruppo, come ad esempio la Turchia, l’Argentina, l’Arabia Saudita.
I “BRICS+” si propongono di diventare, grazie alla loro immensa quantità di risorse a disposizione, i maggiori protagonisti dell’economia mondiale, scalzando il dominio statunitense e del dollaro americano nel mercato finanziario globale. Capiamo bene come mai quindi un partito come “NOI”, orientato verso l’anticapitalismo e verso paesi oppositori dell’economia occidentale, si proponga di essere accanto alle popolazioni dei “BRICS+” e a prestare sostegno a tutte le organizzazioni di tali paesi. Se consideriamo il potenziale economico di cui queste economie emergenti dispongono, non c’è dubbio che la mossa di instaurare per primi rapporti di amicizia e collaborazione con le loro forze politiche sia vincente. Se consideriamo il caso della Cina e dell’India, che ormai di economia emergente hanno ben poco, si può benissimo capire che avere degli alleati di tale portata sul piano economico sia più un vantaggio che uno svantaggio. D’altro canto però non si può sottovalutare il legame che ha l’Italia con gli Stati Uniti e l’economia tradizionale basata sul dollaro; se la mossa di farsi vicini per primi alle nuove economie può considerarsi azzeccata, non è da escludere che l’economia capitalista occidentale possa in qualche modo sopravvivere a queste nuove “potenze” rendendo nel caso di fatto vana questa strategia. L’economia si basa su calcoli e previsioni, ma non si può mai dare per scontato o per assolutamente certo l’andamento del mercato (esempio banale la crisi del 2008). Solo il tempo ci saprà dire quale economia ne uscirà vittoriosa e se NOI riuscirà a rimanere in vita o si perderà, assorbito, diviso, inglobato, nel confuso mare della democrazia italiana.