Nasce il “Freedom of Movement Solidarity Network”, la rete solidale in supporto alle persone in movimento

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Lo scorso 15 maggio a Roma si è tenuta la conferenza stampa per la nascita del “Freedom of Movement Solidarity Network”, una rete solidale in sostegno alla libertà di movimento. Questo network si configura come un’alleanza di associazioni e presidi umanitari operativi quotidianamente in terra e in mare, sui confini interni ed esterni e su tutto il territorio nazionale accanto alle persone in movimento. Le associazioni e i singoli individui che ad oggi aderiscono a questo network sono Baobab Experience, Bozen Solidale, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Como senza frontiere, Linea d’Ombra, No Name Kitchen, On Borders, Refugees In Lybia, ResQ – People saving people, Rete Milano, Sea-Watch, Small Axe, e individui come Don Massimo Biancalami, Loredana Crivellari, Don Giusto Della Valle, Francesco Delli Santi, Filippo Lombardo Tiziano Rossetti e Tommaso Stella.

Italia paese di transito per le persone in movimento

L’Italia si configura storicamente come un paese di transito per i flussi migratori dato che la sua posizione geografica la rende una delle principali porte d’accesso all’Europa insieme a Grecia e Spagna. I migranti arrivano in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale e la rotta balcanica e, una volta arrivati nel nostro paese, la maggior parte prosegue verso altri paesi europei come Francia e Germania, attraversando illegalmente i confini interni dell’UE.

Lo scorso anno sono arrivate in Unione Europea tramite la rotta del Mediterraneo centrale quasi 160.000 persone, mentre circa 100.000 sono giunte via terra attraverso la rotta balcanica. Mentre tutti coloro che intraprendono la rotta del Mediterraneo centrale sbarcano sulle coste italiane, la rotta balcanica offre altre vie di accesso per raggiungere la Germania senza transitare dall’Italia ma rimangono numerose le persone che dai Balcani entrano nella nostra penisola, accedendovi dal confine sloveno principalmente attraverso la città di Trieste e, in minor numero, attraverso Gorizia. 

Il fenomeno migratorio è sempre stato trattato con toni emergenziali, ma gli arrivi costanti da anni dovrebbero far cambiare la retorica allarmista, cercando di trovare nuovi approcci per la gestione di tali flussi senza farli rientrare in un’ottica emergenziale di per sé dannosa, in particolare nel momento in cui la maggior parte dei migranti ha come destinazione finale altri paesi europei.

L’accoglienza di coloro che arrivano sui nostri confini segue una logica che può essere definita discontinua, a isole, caratterizzata da ampi buchi sui percorsi dal momento dell’arrivo sui confini italiani al momento di un ipotetico passaggio in un altro Stato. Vi è un’assenza di una rete che possa fornire un sostegno a chi si sposta rapidamente sul nostro territorio, lasciando i migranti senza punti di riferimento. 

Gli obiettivi del Freedom of Movement Solidarity Network

Ed è proprio per colmare tali discontinuità, per riempire tali vuoti spaziali e soprattutto istituzionali che si è pensato di creare il Freedom of Movement Solidarity Network.  L’obiettivo di questa rete, come espresso chiaramente all’interno del Manifesto, è quello di “salvaguardare il cammino delle persone in cammino, provando a ridurre la dimensione di insicurezza che caratterizza il viaggio migratorio, in terra e in mare, ai confini esterni e in quelli interni, alle frontiere visibili e invisibili”. 

La logica alla base della Rete per la Libertà di Movimento non è quella di una creazione di una nuova associazione, ma consiste in una logica trans-associativa e internazionale basata su una collaborazione costante per creare un’interconnessione tra i vari snodi solidali. Il fine è quello di condividere le conoscenze raccolte nei diversi luoghi e di rafforzare sempre di più questa rete di supporto ai migranti cercando di scardinare la logica individualista, con la volontà di plasmarsi sui movimenti dei migranti in transito, seguendo le rotte e modificandosi in base ai flussi. 

Il percorso per la nascita di questa rete inizia nel 2022 con la Carta di Rebbio, un manifesto che ha come concetto base la libertà di movimento di tutti come principio di autodeterminazione di ogni individuo. Questo diritto, violato sistematicamente da vari Stati europei e non, sarebbe sancito e tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo approvata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, articolo 13: “Ognuno ha il diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni stato. Ognuno ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”. 

E sarà proprio a Rebbio che i lavori per la definizione e l’approfondimento di questa rete si svolgeranno: l’appuntamento è infatti fissato per il 29 e 30 giugno, due giorni di assemblea internazionale con tutte le associazioni italiane e le associazioni internazionali collaboratrici. 

Istanze politiche e dimensione transnazionale della rete solidale per la libertà di movimento

L’aspirazione è infatti quella di allargare sempre di più questa rete per estenderla e consolidare una partecipazione a livello transnazionale. Un collaboratore fondamentale è Refugees in Lybia, associazione che opera principalmente in Libia accanto a rifugiati, richiedenti asilo e migranti, ma che ha ampliato i suoi interventi ad altri Paesi del Nord Africa (oggi soprattutto in Tunisia), e in tutta Europa, dove ha portato avanti campagne in diversi Paesi. David Yambo, portavoce dell’associazione, era presente alla conferenza stampa del 15 maggio dove ha dichiarato “Our coming together today is a great testament that as long as there is the violence that we experience, that you witness, there will always be a strong need for solidarity. This strong need calls us to awaken to this duty”. Con lui a presidiare la conferenza stampa c’erano anche Piero Gorza di OnBorders, Andrea Costa e Alice Basiglini di Baobab Experience. 

Il Freedom of Movement Solidarity Network si configura quindi come una collaborazione trans-associativa in supporto alle persone in movimento, ma porta avanti anche fondamentali istanze politiche: l’obiettivo, infatti, è quello di opporsi alla politica securitaria e mortifera che ormai sistematicamente l’Unione Europea attua e fortifica attraverso l’esternalizzazione delle frontiere, l’incremento dei controlli alle frontiere interne e la stipulazione di patti tra paesi dell’UE e paesi terzi anche considerati non sicuri per costruire un sistema che limiti gli arrivi in territorio europeo. Le proposte politiche intrinseche a questo progetto diventano oggi più importanti che mai, alla luce delle nuove misure che verrano introdotte in seguito all’approvazione del Migration Pact lo scorso aprile. Queste istanze e questi obiettivi sono ben sintetizzate nell’intervento da Piero Gorza durante la conferenza “Abbiamo raccolto l’esigenza di mettere in dialogo, in cooperazione, tanti punti solidali, tutti con una caratteristica: essere presenti sul campo affianco, in mezzo, con le persone in movimento.[…] Ci opponiamo a una situazione di gravità indiscutibile, di micropolitiche, politiche securitarie che hanno come unico risultato quello di aumentare l’illegalità, di aumentare la clandestinità e la precarietà  della gente. E allora mettersi insieme per ragione ideali e concrete è diventata la nostra missione: rivendicare il diritto di tutti ad essere cittadini di questa terra, rivendicare il diritto a potersi muovere liberamente, di poter scegliere dove ricostruire una vita dignitosa, degna di essere vissuta. Rivendichiamo il diritto di proporre politiche di convivenza e non solo politiche securitarie”.

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