La scoperta
Una mattina del 1979 sei giovanissimi ragazzi appassionati di speleologia e piuttosto avventurosi decidono i calarsi da un muro situato nel centro della città umbra di Narni. I sei ragazzi, calandosi con delle corde, incontrano un vecchietto che stava coltivando il suo orto. L’uomo, non contento dell’arrivo dei ragazzi, li rimprovera ma poco dopo nasce una certa complicità. I giovani una volta rivelata la loro identità da speleologi vengono condotti dal vecchietto in un posto speciale. L’uomo, tempo prima, aveva infatti trovato un buco nel muro che si pensava conducesse ad un tesoro. Gli avventurieri allora decidono di introdursi nel buco che, a loro insaputa, li porterà ad una scoperta straordinaria.
Il primo ingresso
Gli speleologi si troveranno d’innanzi agli occhi una spledida chiesa i cui affreschi erano completamente ricoperti di calcare. Il vecchietto infatti innaffiava ogni giorno il suo orto la cui acqua ricadeva all’interno della chiesa rovinando così, in parte, le opere d’arte. I giovani avevano così scoperto un antico convento appartenente ai domenicani. Ma le sorprese non erano finite. Gli speleologi, inoltrandosi sempre di più, scoprono altri numerosi cunicoli uno dei quali porterà ad una stanza molto particolare.
La stanza dell’Inquisizione
In questo luogo la Santa Inquisizione svolgeva i processi volti a condannare gli eretici e i sospettati di eresia. All’interno della stanza furono rinvenuti alcuni degli strumenti che i domenicani utilizzavano per infierire le torture ai processati. In questa stanza però è presente anche una piccola porticina. Questa porta conduce all’ingresso di una prigione destinata a coloro che dovevano attendere il processo o a coloro che erano riusciti a scampare alle torture. Questa stanza è la più ricca di mistero. Una volta entrati al suo interno si possono infatti notare numerosi graffiti che ricoprono le intere mura. Un solo ed unico personaggio ha però inciso e disegnato sui muri.
Il prigioniero
Il suo nome era Andrea Lombardini e fu imprigionato in quella piccola stanza nel 1759. Lombardini era il comandante delle guardie dell’inquisizione di Spoleto, ma i metodi e le torture utilizzate dal Santo Uffizio lo turbarono profondamente, allora decise di avvicinarsi alla massoneria. Così nel 1759 viene condannato per eresia. Le scritte sui muri, chiare e ricche di significati simbolici, sono giustificate dalla sua istruzione e devozione alla conoscenza ottenuta grazie ai riti massonici. Alcuni dei simboli riportati sulle pareti da Lombardini sono l’albero della vita, una sequenza di numeri palindromi, la luna e il sole (simboli della massoneria). Ha poi disegnato alcune iconografie che servivano a raccontare la sua sofferente esperienza all’interno della prigione ma soprattutto per accusare e condannare le atrocità commesse dal Santo Uffizio.
La ricerca
Narni sotterranea è stata scoperta quasi casualmente. Probabilmente era il destino che voleva venisse portata alla luce per salvaguardare quella parte di storia narnese che fu in parte cancellata sia dagli uomini che dagli eventi storici. O semplicemente era giunta l’ora che una parte della verità riguardante l’inquisizione venisse a galla. La ricerca che ha portato alla scoperta di tutti questi dettagli è inziata nel 1979 e continua tutt’ora. Parte delle scoperte più importanti sono state rinvenute grazie alla consultazione dell’Archivio Segreto Vaticano al quale non è stato facile accedervi. Sono stati anche consultati l’Archivio dell’ex Sant’Uffizio e l’Archivio del Trinity College di Dublino.
Il team di Roberto Nini
La ricerca delle informazioni, talvolta scomode, non è stata facile da parte degli scopritori. Roberto Nini, scopritore e fondatore di UTEC Narni, insieme al suo team è sempre stato guidato da una grande passione e devozione nei confronti di questa bellezza storica. Il suo scopo è infatti quello di diffondere e regalare al pubblico una parte di storia del nostro Paese.
Rebecca Romano