NAPOLITANO APPOGGIA IL CANDIDATO ANDREA ORLANDO
In vista dell’elezione del nuovo Segretario del Pd, Napolitano si dichiara pronto a sostenere… Andrea Orlando.
Insomma, Mala tempora currunt per Matteo Renzi. La rottura con il Presidente emerito sembrerebbe ormai ufficiale. Lo screzio fra i due era evidente già dopo il flop del Referendum fortemente voluto da Napolitano (ma perso solo da Renzi), quando Matteo già prendeva il trolley e invocava alle elezioni anticipate, mentre Napolitano era (ed è) più propenso per non accelerare la fine del governo. Si va a scadenza naturale: nel 2018.
Ed ora, a distanza di quasi un mese dalla data del 30 aprile, giornata fondamentale per aprire un nuovo capitolo del Pd (o per chiuderlo definitivamente a seconda dei punti di vista), ci si chiede come Renzi abbia preso l’abbandono da parte del suo mentore.
IL MISTERO DELLE NOMINE “FIORENTINE”
Sembra che dietro alle nomine ai vertici di alcune delle maggiori partecipate italiane ci sia proprio lo zampino dell’ex-Premier ed ex-Segretario del Pd.
Che Renzi sia uno sicuro di sé è cosa nota già da tempi non sospetti, ma la sua campagna per le Primarie per la Segreteria del Pd, malgrado qualche “ostacoluccio” da nulla (vedi inchiesta Consip) proceda a gonfie vele. Poco importa che non sia più di casa a Palazzo Chigi. Renzi è come il coinquilino che non se ne va mai e che continua a dire la propria su tutto. La conferma arriverebbe proprio dalle nomine avanzate per ricoprire ruoli d’importanza presso le Poste, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e le principali aziende dello Stato. In particolare, ha fatto strabuzzare gli occhi la nomina alle Poste Italiane di Matteo Del Fante. Sarà lui a prendere il posto che fu di Francesco Caio.
Sulla nomina Del Fante si dividono i sindacati aziendali, creando tensione anche nel Pd.
Matteo Del Fante fu per tre anni l’amministratore delegato di Terna e ora che gli è stato assegnato il nuovo incarico, lascia la vecchia poltrona a nuovi aspiranti. Il candidato voluto da Renzi e anche (udite, udite!) da Maria Elena Boschi era Alberto Irace, oggi a capo di Acea. Dal 2009 al 2014 ha guidato la Publiacqua, di recente nota per il suo attuale presidente Vannoni (il cui nome è citato nell’Inchiesta di Consip). Ma la notizia delle ultime ore è che a soffiargli la possibilità del posto sia stato Luigi Ferraris. Già CFO delle Poste Italiane, questi è adesso il nuovo ad. di Terna.
Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in merito a tali nomine ha affermato: “Con la massima correttezza istituzionale abbiamo chiesto che le eventuali nomine dei vertici di alcune delle aziende in scadenza avvengano secondo criteri oggettivi, di massima trasparenza istituzionale e con una chiara impronta industriale”. Ha inoltre espresso la propria fiducia nei confronti di Padoan circa l’indiscutibile trasparenza delle suddette nomine, che debbono stabilirsi al di fuori delle influenze della politica.
L’altra nomina “strana” è quella di Leonardo Profumo, ora a capo di Finmeccanica al posto di Mauro Moretti. Chi è Profumo? Ex banchiere di Unicredit e Mps. La nomina di Profumo sorprende perché non avrebbe alcuna esperienza del settore. Storcono il naso gli operatori di mercato che proprio non se ne raccapezzano. E c’è chi crede che la macchinetta spara-nomine si chiami proprio Matteo Renzi.
Una cosa è certa. Il “Treno-Renzi” è inarrestabile. Alla ricerca di alleati politici, ci si aspetta di trovarlo a corteggiare Beppe Sala, sindaco di Milano. A conquistarne il sostegno mirano anche Emiliano e Orlando. Il Ministro della Giustizia si è recato nella città proprio in questi giorni ed ha motivato l’interesse per Sala parlando del suo funzionale “modello-Milano”, in quanto quelli di Mdp stanno “Con chi supporta le realtà locali“.
In realtà la Beppe Sala-Mania va tradotta ovviamente in voti, perché all’ultima tornata elettorale il centrosinistra ha avuto successo a Milano e ora i tre candidati alla Segreteria del Partito Democratico hanno tutta intenzione di trarne vantaggio tirando l’acqua al proprio mulino.
Insomma, se il tradimento di Napolitano l’abbia ferito, Renzi non lo dà a vedere e sta sereno. E i sondaggi lo vogliono vincitore nonostante i nuovi risvolti del Caso Consip.
Chiara Fina