Sabato al San Paolo si gioca la partita più tesa del campionato. Ma perché tra Napoli e Roma esiste questa forte rivalità?
Il match che andrà in scena questo fine settimana a Napoli è stato definito negli ultimi anni un incontro sportivo ad alto rischio. Scontri continui, polemiche e tensioni fortemente alimentate, che sono sfociate spesso in episodi di violenza.
Basti pensare alla finale di Coppa Italia giocata il 3 Maggio del 2014. Napoli-Fiorentina terminò con la vittoria dei partenopei e un tragico bilancio: la morte di un ragazzo. Ciro Esposito, giovane tifoso napoletano, rimase ucciso da un colpo di pistola negli scontri con i tifosi romanisti prima della partita. Per questo omicidio è stato condannato Daniele De Santis, ultrà giallorosso.
Da dove deriva e come è nato questo odio così forte tra le due squadre? In realtà, a ben vedere, le due compagini sportive non sono sempre state nemiche. Le due tifoserie erano addirittura gemellate in origine. La partita Napoli-Roma era il “Derby del Sole”, una vera e propria festa, la celebrazione di tutti i bei valori che accomunavano gli abitanti del Centro-Sud. Bandiere intrecciate, sorrisi e maglie scambiate, trasferte condivise e sostegno reciproco.
Poi qualcosa è cambiato. La storia affibbia erroneamente il marchio di colpevole a Salvatore Bagni, centrocampista del Napoli che, durante la stagione 1987-88, si rese protagonista di uno spiacevole episodio. Si dice che i tifosi giallorossi non gli abbiano perdonato il gesto dell’ombrello rivolto alla loro curva durante una partita all’Olimpico.
La frattura però è precedente a quell’episodio. Risale all’inizio della stagione, quando il Napoli compra dalla Lazio il bomber Giordano. L’attaccante, ex bandiera della Lazio, era odiatissimo dai tifosi romani. Qualche polemica si era sollevata dalla curva, qualche coro contrario nella partita di andata tra le due squadre. Quel forte affetto si era inevitabilmente rotto.
Nella partita del ritorno esplode il dualismo: i due portacolori si incontrano nel cerchio di centrocampo per scambiarsi gli stendardi. Il rituale prevede la corsa sotto entrambe le curve per celebrare l’avversario. La curva azzurra lo rispetta. La Roma viene acclamata da cori festanti. Dall’altra parte, invece, il portacolori partenopeo riceve insulti, fischi e lancio di bottigliette. Torna dai tifosi e racconta tutto. La tensione sale alle stelle, fuori e dentro il campo. Il gesto di Bagni arriva in quel clima, dopo varie espulsioni e un pareggio insperato, quasi come uno sfogo.
Da quel momento questo odio reciproco si è tramandato di generazione in generazione, sfociando nella becera violenza totalmente ingiustificata. Napoli-Roma è diventata la partita dell’odio, una partita che si gioca a porte chiuse, quando va totalmente male, o senza una delle due tifoserie, come accadrà Sabato al San Paolo. Ai tifosi giallorossi sarà infatti impedita la partecipazione.
Molte voci si sono levate per placare questa assurda rivalità, non ultima quella di Maradona, simbolo per l’intera tifoseria napoletana. L’ex Pibe de Oro ha lanciato un vero e proprio appello ad entrambe le curve, invitandole a trovare un equilibrio per arrivare a giocare una partita della pace, un nuovo “Derby del Sole”.
Un augurio che trova tutti concordi, la speranza che si prenda consapevolezza del calcio come di uno sport, di un momento di condivisione e non di divisione, di sana competizione e di amicizia. L’odio è inutile, ingiustificato e soprattutto dannoso. L’odio, come abbiamo visto, uccide. Non c’è colpevole che tenga, non c’è episodio che valga la pena ricordare come decisivo, bisogna dimenticare e andare oltre ogni sciocca polemica. Ci sono due città con due storie importanti, due città bellissime che rappresentano l’Italia nel mondo, due città simbolo di quella parte del nostro Paese che tutti conoscono per il “cuore” che mette in ogni gesto. Due città, due tifoserie, che devono ritrovare l’intesa persa, l’equilibrio rotto, il sole che le unisce.