Siamo arrivati in Myanmar, per l’esattezza sulle sponde del Lago Inle, per incontrare Nahm, fondatore di Bamboo Family Group, studio di architettura Thailandese specializzato in costruzioni ecologiche in bamboo e terra cruda.
Lo studio di Nahm, fondato nel 2012, ha progettato e realizzato diverse strutture in bambù nel sud della Thailandia per alberghi e ristoranti, in scala via via crescente.
Oggi hanno in cantiere un grande complesso scolastico sulle sponde del lago Inle, in Myanmar, che comprende scuola materna,primaria e secondaria, una biblioteca ed edifici di servizio.
La particolarità del loro lavoro, oltre alle ardite soluzioni delle strutture in bambù, sta nel fatto che tutto è realizzato in cantiere, dalle fondazioni ai mobili, usando risorse locali e tecniche artigianali, per un risultato che unisce alta qualità ad un bassissimo impatto ambientale.
Ciao Nahm, come è iniziata la tua avventura con il Bambù?
Inizialmente non è stato facile. Sono sempre stato attratto dai materiali naturali e dai loro possibili utilizzi. Purtroppo nella mia università a Chiang Mai, non c’è mai stato spazio per questi argomenti, superati da una certa tendenza a cementificare. Pensa che mentre scrivevo la mia tesi sulle sperimentazioni architettoniche del bambù mi è stato suggerito più volte di cambiare tema. Nessuno mi dava credito.
E adesso?
Adesso mi credono (ride).
Posso immaginarlo. Hai dimostrato che fare architettura in bambù è non solo possibile ma anche adatto a strutture di pregio. Come e quando è nato Bamboo Family Group?
È stato circa 5 anni fa, avevo 25 anni. Dopo l’università ho lavorato per un periodo in uno studio come disegnatore. Lì ho conosciuto il mio maestro Mr. Decha ed insieme abbiamo fondato lo studio Bamboo Family Group. Lui aveva ottenuto un incarico nel sud della Thailandia, nell’occasione abbiamo proposto la prima struttura in Bambù e poi… l’abbiamo costruita!
Le vostre strutture sono davvero complesse, come gestite la progettazione?
Lavoriamo molto con i plastici, soprattutto per le coperture in bamboo. Verifichiamo con i modelli il comportamento delle strutture e poi ogni cantiere è un work in progress. Iniziamo a modellare le curve con dei fasci di bambù sottili, flessibili che servono a dare la forma. Quando siamo soddisfatti li fissiamo a dei culmi di bambù più grandi che irrigidiscono la struttura. Colleghiamo un sostegno, poi un altro, finché la copertura risulta perfettamente stabile.
Quindi è un lavoro in continua evoluzione?
Sì, ogni volta impariamo facendo. La parte più difficile è formare gli operai, spesso non hanno idea di come lavorare il bambù, questo richiede una presenza costante in cantiere per mostrare loro come fare. Praticamente lavoriamo fianco a fianco.
E tu come hai imparato a lavorare il bambù?
Vengo da una famiglia di agricoltori del nord della Thailandia, mio nonno mi ha insegnato ad usare il bambù quando avevo 6 anni (mostra delle cicatrici sulle mani mentre maneggia con naturalezza un machete).
Oggi, come architetto, come raggiungi i tuoi clienti? Ti pubblicizzi, hai un sito internet?
Sono loro a cercarci, di solito mi contattano telefonicamente . Se sono interessati li invitiamo in ufficio per un meeting. Ad oggi scelgo i miei clienti , lavoro solo con persone che amano questo tipo di costruzione, non sono interessato a farmi pubblicità per convincere chi non crede nelle potenzialità delle strutture in bambù. È un po’ strano lo so, a volte neanch’io mi capisco (sorride).
Qual è il segreto del tuo successo?
Non smetto mai di crederci e seguo le mie idee fino in fondo, anche quando nessun altro lo fa (raccoglie un cesto intrecciato, dentro un machete, martello e scalpelli).
Vai a costruire qualcosa?
Sì, un banco per la scuola. Vuoi venire?
Certo!
Il banco l’abbiamo costruito e nonostante il machete abbiamo ancora tutte le dita.
Ambra Ruffini