Da artista poliedrico qual è, Igor Tuveri, in arte Igort, con la sua autobiografia edita da Chiarelettere e intitolata My Generation, regala ai lettori un viaggio immaginifico negli anni della Controcultura. Anni artisticamente irripetibili, perché strettamente correlati ad un’epoca di grandi rivendicazioni e conflitti sociali. Il fumettista sardo lo fa costruendo un libro che è la somma dei suoi talenti. Con parole alternate ad illustrazioni e collage.
Per Igort la musica ha avuto importanza tanto quanto il disegno. E My Generation, come fosse un disco, è diviso in due parti che hanno la stessa importanza perché entrambe hanno pari dignità per essere chiamate “Side A”. Una intitolata a David Bowie, il cui volto campeggia anche sulla copertina, e l’altra al movimento Punk. Due punti di riferimento per Igort, aspirante artista.
Due pilastri della sua formazione. Perché, come spiega lo stesso autore, il musicista inglese ha dimostrato al mondo una capacità camaleontica mai vista prima, come i mutanti della fantascienza. E perché il movimento Punk ha influenzato la musica e tutte le altre forme d’arte al grido di “No future”. Una visione disperatamente nichilista sulla società del denaro e dei consumi, tanto da toccare vette inneggianti all’autodistruzione.
My Generation ha la forte identità di un concept album. I due “Lati A” del libro contengono le tracce fondamentali di una vita. Tanti paragrafi, numerosi come le canzoni di una raccolta, o come le tavole di un fumetto. Con sensibilità e acume ognuno di loro tratteggia, descrive e racconta artisti, persone care e imprese che hanno disegnato l’esistenza di Igort.
Partendo dalla Sardegna, terra natia. Da Cagliari, dove l’omologazione alla mediocrità e la rinuncia alle aspirazioni personali erano un dogma. Condizione percepita con forza da Igor, che già in tenera età avverte un’attrazione irresistibile verso il disegno e il mondo del fumetto, che sia di fantascienza o Pulp.
Poi scopre le tavole di Moebius. Una folgorazione che conferma le sue sensazioni. Intanto la sua inclinazione viene alimentata in modo inconsapevole da una famiglia sui generis. Suo padre, amante in modo smisurato della musica classica, sebbene lavori come impiegato all’Enel, passa le notti a comporre la sua musica. Sua nonna paterna ha sperperato l’eredità per vivere a Cagliari, in hotel, tra cinema, librerie e teatri, trasmettendo al nipote l’amore per la letteratura russa e francese. Sua madre sembra l’unica a non subire il fascino dell’immaginazione, eppure crede allo spiritismo, assecondata da zie medium.
La famiglia del fumettista sardo è il terreno fertile dal quale trarrà ispirazione per vivere pienamente un’epoca feconda, geniale e tragica. A soli 19 anni il suo viaggio iniziatico lo porterà a Londra, dove vivrà di espedienti. Il prezzo da pagare per respirare a pieni polmoni l’atmosfera inebriante e distruttiva del Punk.
Un anno dopo si trasferirà a Bologna per studiare al Dams. Qui sarà risucchiato dal fermento di una città all’avanguardia sul piano culturale. Anche lui entrerà a far parte dell’esercito di “Studelinquenti”, con poche ore di sonno, ma tanta voglia di fare, creare, costruire.
Nella città universitaria per eccellenza diventerà uomo e completerà il suo percorso di formazione, esprimendo se stesso nella storica rivista Valvoline, trampolino di lancio per i successi futuri che lo porteranno a lavorare per le riviste italiane più importanti come Alter, Linus, Frigidaire, e poi per quelle straniere come Métal Hurlant, L’echo des Savanes, Vanity e The Face.
A Bologna, come compagni di viaggio, avrà svalvolati pieni di estro. Con loro attraverserà gli anni di piombo. Quelli dei cortei, dei lacrimogeni, dei morti in piazza, della bomba alla stazione. Da Freak Antoni ad Andrea Pazienza, da Pier Vittorio Tondelli alla critica d’arte Francesca Alinovi, contaminerà le sue idee con quelle di altri giovani artisti, che hanno lasciato un segno indelebile nella controcultura italiana.
Vivrà l’esperienza delle radio indipendenti, delle redazioni improvvisate, della new wave, del situazionismo, mentre un fiume di eroina travolge amici cari, assieme ad un’intera generazione. My Generation è un libro da non perdere per chi vuol conoscere dal di dentro una stagione senza eguali.
Michele Lamonaca