Noi la ricordiamo come la ragazza dal fascino elfico che a Roma scopriva l’amore e la libertà. La rammentiamo come una squillo con la testa fra le nuvole ed una malinconia sotterranea e struggente. Era grandiosa per naturalezza in Due per la strada. La amiamo perché era Audrey Hepburn.
Più appartenente ad un salotto nobiliare che ad Hollywood, la Hepburn ha creato con la celebre Moonriver un momento iconico stagliatosi nella memoria degli spettatori.
La sua voce era sottile e roca, giocata su toni bassi e tranquilli appunto perché racchiusa all’interno di un momento intimo del film Colazione da Tiffany (1961).
Ma a due anni di distanza la Warner Bros le propone una sfida macroscopica: interpretare Eliza Doolittle nella resa cinematografica di My fair lady, musical ispirato al Pigmalione di Shaw.
La Hepburn non sa che bolgia arriverà ad essere il set del film: il regista George Cukor, gay ed ebreo d’eccellenza ad Hollywood, deve scontrarsi puntualmente con il grande costumista Cecil Beaton, fervente antisemita; Rex Harrison, la sua co-star, vede Audrey come inadatta al ruolo e solo in un secondo momento le darà tutta la sua stima.
L’attore infatti aveva recitato nel ruolo del fonetista Higgins già a Broadway nel 1956. Al suo fianco v’era stata Julie Andrews che non fu scelta per il film a causa della sua fama cinematografica ancora mancante.
Alle prove canore la Hepburn arriva impreparata: sa cantare ma la sua voce non è abbastanza per reggere il livello necessario per il ruolo di protagonista. Lei era ben cosciente della differenza tra le sue capacità e quelle della Andrews ma non venne fermata: semmai fu doppiata, all’inizio di nascosto, da Marni Nixon. Solo una piccolissima parte delle canzoni è effettivamente cantata dalla Hepburn.
Le riprese, come si può facilmente capire, furono un tour de force proprio come per la protagonista del film: la popolana Eliza che vendendo fiori a Covent Garden s’imbatte nel colonnello Pickering e nel professor Higgins viene trasformata in una signora degna di un ballo regale. Il film, che risulta essere una smagliante prova del musical hollywoodiano tradizionale, è pertanto giocato su toni e ritmi teatralissimi, come è del resto nelle corde di Cukor. La Hepburn ha soprattutto momenti intensi nella seconda parte mentre Harrison arrivò a meritarsi l’Oscar come migliore attore nel 1965. Stanley Holloway nel ruolo del padre di Eliza ruba la scena a tutti e due.
Quello fu un anno fortunato per il film: ben 8 Academy Awards arrivarono. La Hepburn presentò la serata ma per ironia fu la Andrews a vincere come miglior attrice protagonista nel ruolo di Mary Poppins. Fatto sta che la sua vittoria fu morale: ormai Eliza Doolittle è e resterà lei.
Antonio Canzoniere