A chiunque di noi sarà capitato di sentire, ma anche pronunciare la seguente affermazione:
“Quanto mi piacerebbe assistere a un concerto dei Beatles o dei Doors, di Elvis o altri artisti internazionali che purtroppo non calcano più la nostra terra?”
Considerando la pericolosa caduta d’idee e stile della musica contemporanea, la nostalgia e il rimpianto si fanno sempre più sentire, ma è più la magia che le grandi stelle della musica riuscivano a divulgare, l’elemento ricercato avidamente dai cultori della grande tradizione anglo-americana ed europea; dalla musica classica al Rock.
A questo fabbisogno spirituale, la tecnologia sta rispondendo sempre più frequentemente grazie agli ologrammi.
La sottile lastra fotografica capace di riprodurre l’immagine tridimensionale di un oggetto, da qualche tempo ha allargato il suo raggio alle figure umane, dando così la possibilità di restituire l’immagine, le movenze e persino la voce dell’artista amato.
Gli ologrammi rappresentano la resurrezione temporanea, ma anche la bilocazione virtuale di un essere umano, che può essere lì su un palco storico e nello stesso tempo a casa sua.
Sicuramente il grande successo di Bohemian Rhapsody, il biopic che ripercorre la storia dei Queen ha stimolato una grande ondata emotiva, da parte di chi c’era e chi invece ha potuto conoscerli solo dopo la morte di Freddie Mercury, ma la straordinaria ricostruzione dell’indimenticabile esibizione al Live Aid mostra chiaramente cosa i nostri dispositivi sono in grado di fare.
Sarà possibile, nel prossimo futuro, assistere ai grandi eventi del passato, grazie agli ologrammi?
In realtà è già possibile e gli esperimenti fatti sino ad ora, hanno confermato l’efficacia e la potenza evocativa degli ologrammi, tanto che negli Stati Uniti la tecnologia è andata sempre più veloce, da concepire dei veri e propri “olo-concerti”, dove artisti deceduti da decenni tornano a calcare le scene di un’epoca che non sembrava più la loro.
Da Roy Orbison a Tupac, da Frank Zappa a Ronnie James Dio, passando per l’orchestra di Liberace, senza alcun tipo di dissacratorio sortilegio, la teconologia degli ologrammi ai più alti livelli è riuscita, anche solo per una sera, a riportare in vita, alcuni dei più grandi esponenti della storia della musica, aprendo la strada a un mercato “dalle potenzialità enormi e senza limiti”, come ha dichiarato Jeff Pezzuti della società Eyeillusion, che ha creato gli ologrammi di Frank Zappa e Ronnie James Dio.
La prima volta che la tecnica degli ologrammi venne proposta al pubblico mondiale, fu nel 2014, durante i Billboard Music Awards, quando il pubblicò poté ammirare i mitici passi di danza di un immortale Michael Jackson.
Anche l’opera si sta avvicinando agli ologrammi, come il progetto lo scorso anno con l’alter-ego della “divina” Maria Callas.
In realtà però la sperimentazione ologrammata, in Italia è avvenuta qualche anno prima; precisamente il 29 novembre 2011, quando il compositore Franco Battiato riportò in musica il filosofo Bernardino Telesio, al Teatro Rendano di Cosenza, in occasione del cinquecentenario dalla nascita.
Telesio è stata la prima “opera teatrale” al mondo a essere realizzata mediante ologrammi.
Da eventi singoli, si passa ora a progetti sempre più grossi, che in alcuni casi hanno una loro continuità: a oggi è possibile per esempio ammirare la “regina del jazz” Billie Holiday nei suoi 40 minuti di show quotidiano, presso il nuovo Hologram USA Theater di Los Angeles in primavera sarà possibile godere della magia pianistica di Glenn Gould, a 36 anni dalla prematura morte.
Quello degli olo-concerti sembra essere il nuovo business dei grandi spettacoli, ma c’è chi vede in questo anche un’affermazione azzardata della riproduzione degli ologrammi, a rischio di un potenziale calo nelle vendite dei dischi, specie il vinile, che in questi anni è cresciuto esponenzialmente rispetto all’offerta musicale.
Resta però il fatto che la tecnologia degli ologrammi applicata allo spettacolo è un vantaggio per tutti, specie i possessori dei diritti di ogni singolo artista, che intravedono l’enorme guadagno generato dall’effusione emotiva di far “rivivere” i propri cari.
Il tour virtuale di Amy Winehouse diventa un caso
È di poco tempo fa la notizia, riportata sul sito della BASE Hologram, secondo anche l’amata Amy Winehouse andrà in tour sotto grazie alla tecnologia degli ologrammi. Un’esperienza dinamica e imponente, reclamata a gran voce dai fan della cantante scomparsa nel 2011, come testimoniato dal padre della stessa Winehouse, i cui proventi verranno devoluti alla Amy Winehouse Foundation, impegnata nell’assistenza ai giovani vittime di droga e alcol.
“I fan hanno chiesto a gran voce qualcosa di nuovo di Amy, ha rilevato Mitch Winehouse, ma in realtà non c’è nulla di nuovo. Abbiamo pensato che sarebbe stato un modo straordinario per Amy, sia di far di nuovo visita ai suoi fan attraverso un ologramma, sia anche una buona occasione per raccogliere fondi per la nostra fondazione”.
Fausto Bisantis