Musica e Impegno Civile: Perché (Ri)cantare Bella Ciao

Musica e impegno civile: i Marlene Kuntz aprono il concerto a Paraloup cantando Bella Ciao. Fonte: http://picpanzee.com/tag/marlenekuntz

Musica e impegno civile – Perché riproporre oggi la canzone Bella Ciao? Perché la musica non è solo intrattenimento: è memoria, responsabilità e impegno nei confronti del futuro. La musica, in certe circostanze, è anche e soprattutto un atto di resistenza. Come hanno ribadito con forza i Marlene Kuntz e Diego De Silva il 7 settembre 2019 durante il concerto nella borgata di Paraloup in memoria del partigiano Nuto Revelli e della sua brigata.

Al riparo dai lupi: la borgata dei partigiani

Paraloup, sulle alture del comune di Rittana in Valle Stura (CN), è un pugno di casette arroccate alla montagna. La borgata, però, non è stata “riparo dai lupi” – come vuole l’etimologia della tradizione popolare –  solo per le greggi. Essa, soprattutto,  ha accolto chi lottava per la libertà. Infatti, tra l’autunno del 1943 e il 1944,  ha ospitato la prima banda partigiana di Giustizia e Libertà, che annoverava Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco e Nuto Revelli.

La borgata di Paraloup, sopra le alture del comune di Rittana (CN).

Marlene Kuntz, Diego De Silva: quale rapporto tra musica e impegno civile?

A Paraloup, mentre Cuneo nella vallata sottostante si accendeva di luci, il 7 settembre i Marlene Kuntz e lo scrittore Diego De Silva si sono interrogati – insieme a un nutrito pubblico di temerari incuranti del maltempo – sul senso e i limiti dell’impegno civile della musica. Lo hanno fatto partendo proprio dalla canzone che nell’immaginario collettivo rappresenta maggiormente la lotta partigiana, Bella ciao, di cui la band ha realizzato una cover in collaborazione con Skin. Perché riproporre oggi una canzone simbolo della Resistenza?

Perché, come sostiene il leader Cristiano Godano in un’intervista rilasciata a Rolling Stone, quando si fa musica si tratta ancora di resistere, di essere “partigiani”. Si tratta di schierarsi, di contrastare modalità di discorso, visioni del mondo e gerarchie di valori nelle quali non ci si riconosce. La musica può essere intesa anche come atto di resistenza. Come scrive De Silva nel romanzo Non avevo capito niente, quando aveva ancora il coraggio della propria vocazione “la musica rock dava del tu alla realtà. La prendeva di petto e la metteva in musica e parole, senza attenuanti “.

I Marlene Kuntz durante il concerto di Paraloup
I Marlene Kuntz cantano Bella Ciao durante l’apertura del concerto di Paraloup. Fonte: https://video.lastampa.it/cuneo/i-marlene-kuntz-cantano-bella-ciao-nella-borgata-partigiana/103403/103418

Paura e coraggio: quel che la musica può (e deve) permettersi di dire

Oggi, notava il gruppo nella cornice di Paraloup, spesso i musicisti sono impastoiati dal timore dell’etichetta di radical chic. Così, obbedendo per rassegnazione all’adagio “canta che ti viene meglio” abbaiato insistentemente da alcuni settori della politica italiana, si limitano a fare intrattenimento.  Con questa scelta, però, condannano la propria arte all’irrilevanza sociale.

Gli artisti, non smettono di ribadire i Marlene Kuntz, hanno la responsabilità di non tacere. La musica – l’arte tutta – offre la possibilità di portare all’attenzione temi scomodi e importanti. La musica rievoca il passato, racconta il presente e può addirittura suggerire un futuro possibile. Per questa ragione è importante resistere alle pressioni che vorrebbero separare musica e impegno civile.

Di conseguenza, non a caso la band ha scelto di girare il video della cover di Bella ciao non nei luoghi della memoria della Resistenza bensì a Riace. Qui, la regia di Michele Piazza ha coinvolto attivamente i migranti e la popolazione che ha creduto nel modello di accoglienza promosso dall’ex sindaco Domenico Lucano. E che continua a difenderlo.

Il video si chiude proprio con una citazione di Lucano, che è un manifesto programmatico:

La bontà previene il male. Voglio prevenire, non voglio curare. E voglio resistere”.

È questo il fiore del partigiano morto per la libertà sul quale, in una democrazia imperfetta, la musica dovrebbe aiutare a soffermare lo sguardo: il fatto che la libertà si coltiva difendendola. Con le unghie, con i denti, con le canzoni.

                                                                                                                                                                                                                                                   Valeria Meazza

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