Damasco torna lentamente alla vita.
La capitale della Siria sembra riaprire i suoi grandi occhi, spiritualmente impolverati da 8 anni di guerra civile e lo fa partendo da uno dei suoi gioielli più preziosi: il Museo Nazionale. Da oggi infatti, lo storico edificio apre finalmente alcune delle sale al pubblico dopo sei anni.
Il museo fu infatti chiuso nel 2012, a seguito dei pesanti bombardamenti contro il regime di Bashar al Assad.
Situato nel parte ovest dell’antica città, proprio tra l’Università di Damasco e la moschea Tekkiye, il Museo Nazionale fu costruito nel 1936 e utilizzato per ospitare le collezioni archeologiche nazionali che erano stato raccolte a partire dal 1919.
Dopo un primo restauro nel 1956, l’edificio fu rinnovato e ingrandito nel 1975.
L’entrata dell’edificio raffigura la facciata del palazzo Monumentale denominato Qasr al-Hayr al-Gharbi, mentre le sale conservano le collezioni che vanno dalla tradizione Fenicia a quella bizantina, compresa la ricostruzione della Sinagoga di Dura Europos.
Per ora rimarranno aperte solo le prime quattro delle sei sale che compongono il Museo Nazionale, come specificato dal capo della Direzione generale per le antichità e i musei della Siria, Mahmoud Hammoud.
Sarà possibile ammirare i reperti archeologici risalenti al periodo preistorico, storico, classico e islamico, ma anche le opere provenienti dall’Antica città di Palmira e Ugarit.
Tornano alla luce diversi manufatti mai visti prima, recuperati e restaurati dall’esercito siriano fedele ad Assad il quale è riuscito a conservarli nei sotterranei dell’edificio e preservarli così da distruzione certa.
La riapertura del museo rappresenta un segnale importante verso il graduale ritorno alla stabilità, in un Paese martoriato da una delle più terribili catastrofi umanitarie della storia.
L’apertura del Museo Nazionale di Damasco sarà annunciata durante una conferenza internazionale sulla situazione dei musei e sul ruolo svolto da essi nella valorizzazione dell’appartenenza nazionale.
Un’occasione d’incontro per archeologi, storici, direttori ed esperti provenienti da tutte le parti del mondo.
I lavori di restauro del museo si affiancano a una serie d’iniziative internazionali, ai quali si aggiunge il Programma di sostegno allo sviluppo delle Nazioni Unite, al quale hanno partecipato enti culturali giapponesi, ma anche archeologi provenienti da ogni parte di Europa e America, preoccupati di salvaguardare e trasmettere alle generazione future un patrimonio inestimabile racchiuso nel cuore della storia e della civiltà siriana.
Fausto Bisantis