In Massachusetts sorge il MOBA, ovvero il Museo D’arte Brutta, ma come si fa a “misurare” il concetto astratto di bellezza o bruttezza?
Il concetto di bellezza è stato discusso e dibattuto per secoli, lo è ancora e (in quanto astratto) sarà sempre in continuo divenire. Lo stesso vale per il concetto di bruttezza, espresso ed elogiato dal Museum Of Bad Art, il Museo D’arte Brutta, fondato in Massachusetts circa nel 1995. È nato per puro caso da un’idea di Jerry Reilly. L’anno precedente, infatti, un suo amico antiquario, Scott Wilson, vide un quadro tra i rifiuti. Egli voleva recuperarne solo la cornice, ma Reilly lo incitó a conservare l’intero dipinto ed esporlo a casa propria.
Il dipinto è “Lucy in the field with flowers” e divenne l’opera simbolo del Museo, che oggi ne ospita molti altri. Anch’essi ovviamente sono considerati talmente brutti da non poter avere successo su nessun’altra piazza. Addirittura, molte opere non vengono ammesse perché considerate troppo belle. Ma in base a che cosa il museo sceglie i dipinti da esporre? Come la bellezza, anche la bruttezza ha dei canoni? O è possibile rendere oggettivi questi concetti?
Le opere del MOBA
Per essere ammesse al Museo D’Arte Brutta, le opere devono essere caratterizzate da un errore voluto dall’autore, che renda il quadro originale. Tuttavia, sbagliare apposta non è per niente semplice, infatti nove opere su dieci non vengono accettate. A rendere uniche le opere d’arte del MOBA sono i dettagli come poca coerenza, materiali diversi e prospettive inesistenti, che però sono in grado di rendere l’intera opera divertente.
Tutto ciò è espresso nel dipinto che ha dato vita al museo: Lucy In The Field With Flowers ritrae una donna anziana in un campo di margherite sotto ad un cielo giallo. La descrizione esposta vicino al dipinto sentenzia: “Il suo movimento, l’oscillazione dei seni, le lievi tinte del cielo, l’espressione del suo volto, tutti i dettagli si combinano per creare questo trascendente e avvincente ritratto, ogni dettaglio ci spinge a gridare al capolavoro”.
Altro quadro di dubbio gusto, ma unico nel suo messaggio, è “Sunday on the Pot with George” . Realizzato con la tecnica del puntinismo, rappresenta un uomo sovrappeso seduto su un vaso da notte.
Una nota divertente è data inoltre da “Huggling Dog in Hula Skirt”. Qui è completamente assente il concetto di prospettiva, simmetria, realtà e proporzioni. Raffigura un cane in gonnellino hawaiano che fa il giocoliere con degli ossi variopinti, in piedi su due zampe, sproporzionate rispetto al corpo e alla coda che le attorciglia, con le orecchie asimmetriche e l’espressione del viso come la immaginerebbe un bambino. A continuare la collezione sono tante altre opere recuperate dai rifiuti o acquistate ai mercatini per pochi dollari.
Il Museo D’arte Brutta è anti-artistico? No! Ecco perché
L’idea di raccogliere i dipinti più brutti del mondo, osservabili anche online, venne presto accolta calorosamente da artisti che portarono a Reilly le loro opere. Queste, nel 1995, per i grandi numeri, vennero trasferite nel più vasto seminterrato del Dedham Community Theatre. Da allora vennero aperte tre sedi.
Tuttavia, l’iniziativa suscitò parecchie polemiche in quanto gli esperti del settore reputarono il Museo D’arte Brutta anti-artistico. Ma i curatori rispondono così:
è un tributo alla sincerità degli artisti che hanno perseverato con la loro attività, malgrado qualcosa sia andato molto male durante il processo […] Siamo qui per celebrare, gloriosamente, il diritto di un artista di fallire.
Esiste anche un concetto di bruttezza?
Il MOBA seleziona scrupolosamente i dipinti da esporre, ma come si fa a ritenere un quadro più brutto rispetto ad un altro? Tutto ciònnon è soggettivo? Per rispondere bisognerebbe riflettere sul concetto di bellezza e sovvertirlo.
Innanzitutto esiste una distinzione tra bellezza soggettiva e bellezza oggettiva. La prima è correlata unicamente ai sensi e alla percezione di un individuo, influisce quindi solo il gusto personale. La seconda invece merita un discorso un po’ più ampio. La storia dell’arte ci insegna che il concetto di bello corrisponde alla sezione aurea (quindi data da un rapporto matematico). Studi più recenti però affermano che la bellezza ha una relazione positiva con la simmetria o con un’armonia di proporzioni. Potrebbe essere proprio la “disarmonia” il metro del MOBA?
Silvia Zingale