Musei del comunismo: un tuffo nel passato nelle città di Berlino e Tirana

Musei del comunismo

Sono poche, forse, le cose che accomunano Berlino e Tirana, oltre al fatto di essere capitali dei rispettivi Paesi. Ma c’è un elemento che sicuramente le unisce: i “musei del comunismo”. In questi luoghi, i visitatori hanno l’opportunità di rivivere un passato cronologicamente vicino ma allo stesso tempo, per molti aspetti, lontanissimo.

Musei del comunismo. Prima tappa: Berlino, DDR-Museum

Geschichte zum Anfassen, ovvero “storia da toccare con le mani”. Questo è lo slogan, azzeccatissimo, del DDR-Museum, che offre uno spaccato ricco e articolato di quella che era la vita quotidiana nella Repubblica Democratica Tedesca.

La prima sala riproduce fedelmente un tipico appartamento di Berlino Est. Mobili, lampade, macchine da scrivere, giradischi, orologi, radio, televisori che trasmettono i programmi dell’epoca. Tutto, in questa sala, rimanda alla Berlino pre-1989. Nella cucina, poi, non mancano i prodotti che hanno segnato la vita degli abitanti della DDR. Fagioli Tempobohnen, birra Roter Oktober, caffè Mocca-Fix, cetriolini Spreewald (sì, quelli del film Good Bye, Lenin!) e molto altro ancora.

Il DDR-Museum ha ancora molto da offrire, come ad esempio la ricostruzione di una stanza di lavoro dei collaboratori della Stasi. Vi è poi, tra le principali attrazioni, la mitica Trabant, considerata l’auto del popolo nella Germania dell’Est. Altrettanto suggestiva è la sala con i simboli e le mascotte dell’epoca, come gli Ampelmännchen (gli omini rossi e verdi raffigurati nei semafori per regolare il traffico) e Sandmann, il protagonista di una serie animata per bambini.

Il museo, infine, dispone di un ristorante interno con arredi e menù rigorosamente in stile DDR.




Seconda tappa: i Bunk’Art di Tirana

In Albania ci sono centinaia di migliaia di bunker in cemento. Difficile stimarne con esattezza il numero. Secondo alcuni sono 170mila, secondo altri arriverebbero a 750mila.

Ma perché ci sono così tanti bunker in Albania? Perché il dittatore comunista Enver Hoxha temeva un attacco nucleare da parte delle potenze occidentali. E per questo motivo, dal 1944 al 1985, fece costruire bunker di cemento ovunque per difendere sé stesso, i suoi fedelissimi e la popolazione albanese da un eventuale attacco.

Una volta caduto il regime, alcune di queste costruzioni sono diventate negozi, bar, ostelli e, nel caso dei Bunk’Art, musei.

Bunk’Art 1 e Bunk’Art 2

Sono due, a Tirana, i “musei del comunismo”: il Bunk’Art 1 e il Bunk’Art 2. Il primo si trova nella zona nord-orientale di Tirana, mentre il secondo nel centro della città.

Il Bunk’Art 1 è un edificio sotterraneo di 5 piani e ben 106 stanze, 24 delle quali convertite in sale espositive. Questo mega-bunker di 2680 metri quadrati avrebbe dovuto accogliere, in caso di attacco nucleare, il presidente Hoxha e l’élite politica del suo regime. Fu inoltre dotato di una camera da letto e di un bagno (per la verità piuttosto spartano) destinati esclusivamente al presidente.

Rimasto segreto fino a non molto tempo fa, il Bunk’Art 1 è stato aperto al pubblico nel 2014. È stato poi arricchito da fotografie, videoproiezioni, televisori con programmi dell’epoca, un grazioso teatro e la suggestiva ricostruzione di un’aula scolastica ai tempi del regime.

Il Bunk’Art 2, invece, si trova nel centro di Tirana.

All’ingresso, le pareti sono ricoperte di fotografie che ritraggono alcune delle migliaia di vittime del regime comunista. Le sale interne, invece, propongono perlopiù reperti sulla temutissima Sigurimi, la polizia segreta al servizio di Enver Hoxha. Si possono trovare, ad esempio, cimici e apparecchi con cui i funzionari ascoltavano le conversazioni dei sospetti oppositori, e alcuni oggetti in cui queste cimici venivano piazzate (perfino scope di paglia!).

Simone Rosi

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