Ho cercato la parola muro dappertutto. Sul dizionario, sui libri, che rappresentano da sempre il mio sostentamento quotidiano, sul muro di casa, sui fili sottili legati alla bene e meglio al mio balcone, dove stavano ancora stese due o tre mutandine con il pizzetto, dalla sera prima.
Ho provato a varcare la porta di casa, oltrepassando quel muro sbiadito di un bianco sporco, con qualche residuo di fumo di sigaretta. Ho oltrepassato il muro del mio appartamento per entrare in un altro mondo, mi sono chiusa alle spalle un’altra porta, e mi sono circondata da altre mura. Ma niente. Sempre di mura si parlava. Più cercavo una risposta a tutti questi muri che mi stavo gettando alle spalle, più mi sentivo chiusa, soffocata, quasi schiacciata dal peso di un muro troppo pesante per la mia povera schiena. Ero incredibilmente sola e vulnerabile.
“Muro: struttura edilizia in mattoni, pietre e simili, ordinati e connessi, genericamente con cemento o calcina, in cui le dimensioni dell’altezza e della lunghezza prevalgono rispetto allo spessore: erigere, abbattere un muro, un muro intonacato, muro di cinta, i muri di una casa”.
La voce del Dizionario garzanti mi risuona come un ronzio fastidioso nelle orecchie, tormentando la mia giovane mente.
Eppure io non mi sento protetta, entro queste quattro mura.
Muri, muri, e ancora di muri si parla. Cosa dobbiamo ancora aspettarci?
Perchè continuiamo a costruire un muro? Perchè costruire un muro sembra ancora oggi l’unica soluzione possibile ad ogni problema?
Il muro di Berlino, abbattuto il 9 Novembre del 1989 non ha lasciato nessuna eredità nelle nostre coscienze? Quasi 160 km di filo spinato e cemento, posti di guardia con cecchini armati e pronti a sparare in ogni momento, bunker, e la famosa striscia della morte. Siamo forse tornati a questo?
La verità è che l’esodo dei migranti ci scaglia addosso un’ondata terribile di quel terrore, che ci paralizza.
Il campo di Calais, denominato “the Jungle” già è circondato dal filo spinato. Ha ospitato fino a sette mila persone di etnie e nazionalità diverse. Qui, lungo la riva del canale, puoi essere piacevolmente intrattenuto da un iracheno, un afgano, un curdo, un siriano, un somale, un eritreo…
E’ un posto molto bello, dicono, romantico, situato nell’estremo nord est dello stato francese; da qui si possono avvistare le bianche scogliere belghe, che distano solo 33 km. Sembrano quasi un miraggio. Ad oggi, secondo i dati che sono riuscita a reperire, sembra che in questo meraviglioso luogo, o meglio, giusto dietro l’angolo, dove l’odore di tinge di marcio, l’aria è rarefatta, e anche le zanzare sembrano voler fuggire, vi alberghino oltre 2400 migranti. La zona più ad alta intensità di persone si trova presso la fabbrica chimica della Tioxite. I terreni sono avvelenati, l’acqua inquinata, e l’aria spesso tossica ed asfissiante.
Muri, muri, e ancora di muri si parla. Londra è pronta.
Ci siamo mai chiesti perchè questa gente brama tanto la terra della Regina? Ci siamo mai chiesti chi sono davvero queste persone?
Non sono solo poveracci, molti sono facoltosi, sognano un futuro migliore, desiderano studiare nelle migliori università private inglesi, o farvi accedere i propri figli; altri semplicemente sanno che in Inghilterra puoi ottenere il tanto ambito permesso di soggiorno in poche settimane. Cosa che certamente fa gola.
Articolo 13 della Costituzione dei Diritti umani: “Ogni uomo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni stato”.
Articolo 1 della Costituzione dei Diritti umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Articolo 15 della Costituzione dei Diritti umani: “Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza”.
Devo dirvelo io quanti diritti l’uomo sta infrangendo continuando ad erigere muri in faccia ad un suo simile?
Proteggere il proprio Paese è del tutto legale, e nelle nostre menti risuona il timido istinto di sopravvivenza e protezione. Questa gente rappresenta il nemico e noi dobbiamo tutelare i nostri territori.
Erano solo 27 anni fa. La caduta del muro di Berlino era un salto che poteva invertire la tendenza, incitare l’uomo, sussurrargli piano nell’orecchio di distruggere queste rigide barriere, e di abbracciarsi, ogni tanto. Peccato che questa dolce ebbrezza di follia e di unione durò relativamente poco.
Muri, muri, e ancora di muri si parla. Cemento, filo spinato e tanto denaro pubblico. Mattone dopo mattone la luce della candela soffoca, per mancanza di aria. Mattone dopo mattone il vento non si sente più, ma non si vede neanche più il sole. L’Europa sta trasformando i suoi confini in vere e proprie muraglie difensive, pronta a combattere l’invasione straniera.
Viviamo in un’epoca dove ogni zaino potrebbe contenere una bomba. Esistono le operazioni segrete sotto copertura, spionaggio, i droni. I liquidi possono nascondere una bomba. Le pentole, le forbicine per le unghie, i temperamatite, la corda per saltare… Sono tutte armi di distruzione di massa. La Bastiglia a Parigi, chi ha più il coraggio di avvicinarsi. E il Colosseo a Roma. Ve lo faccio vedere io come muore un Occidentale traditore. Allah Akbar.
Ecco di cosa abbiamo paura, ecco da cosa tentiamo in tutti i modi di proteggerci, tutelarci, salvarci la pelle. La verità è che non serve una bomba atomica per distruggerci. Siamo vulnerabili, terribilmente vulnerabili.
E se decideranno di costruire un altro muro, che costerà niente meno che 2,7 milioni di denaro pubblico, lungo la striscia che separa il campo di Calais e l’autostrada che arriva fino al porto, non sarà altro che un ennesimo fallimento per l‘Europa, per l’umanità, e per l’uomo stesso.
E’ solo un’altra scusa, questa infinita caccia alle streghe; è solo un ultimo inganno, nel tentativo di chiudere in gabbia chi vuole solo respirare.
Elisa Bellino