Il muro anti migranti come emergenza nazionale
Donald Trump intende rispettare a ogni costo la promessa elettorale del muro anti migranti. La sua presa di posizione è fortemente osteggiata dal Congresso, con la strenua opposizione dell’ala democratica che blocca le autorizzazioni necessarie.
Vista l’attuale difficoltà nell’ottenere il nulla osta alla barriera, il presidente starebbe pensando di bypassare di netto l’impasse politico decretando lo stato di emergenza nazionale.
In questo modo, Trump riuscirebbe a sbloccare in tempi brevi i 5.7 miliardi di dollari richiesti dalla costruzione del suo muro anti migranti. Tuttavia, facendo ciò, il presidente dirotterebbe i fondi già destinati alla ricostruzione dopo il passaggio di uragani in Texas e Porto Rico. Fonti governative anonime, riprese sia dalla CNN che dal Washington Post, inoltre, hanno aggiunto come Trump intenda impiegare finanziamenti non utilizzati destinati all’esercito.
Gli organi d’informazione statunitense riportano anche che l’amministrazione repubblicana abbia già avviato contatti con il Genio dell’esercito per l’innalzamento del muro anti migranti.
Intanto continua lo shutdown
Dichiarando lo stato di emergenza nazionale, Trump riuscirebbe a svicolare dall’autorizzazione del Congresso. La legge che gli permetterebbe di farlo si chiama National Emergency Act, e risale al 1976. Secondo questa, in caso di crisi umanitaria o emergenza, il capo dello stato può assumere poteri straordinari, tali da consentirgli di ignorare il dibattito politico. Nei giorni scorsi, lo stesso Trump aveva definito “crisi umanitaria” le migliaia di migranti ammassati al confine tra Usa e Messico. In più, avvalendosi di questa norma, riuscirebbe a sbloccare lo shutdown dell’amministrazione federale statunitense.
Il blocco dei pubblici uffici, in corso dal 22 dicembre scorso, sta creando tensioni sia di carattere sociale che economico. Secondo le stime di alcune importanti agenzie, lo shutdown costerebbe agli Stati Uniti circa 1,2 miliardi di dollari alla settimana. Inoltre, tutte le persone impiegate nell’amministrazione federale sono costrette a stare a casa con lo stipendio congelato.
Trump risponde “Fake news”
La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha definito quanto trapelato dalle fonti anonime come falso.
I numeri, al momento, sembrano dimostrare come il muro anti migranti sia una spesa inutile. Gli arrivi, nonostante la presenza della carovana di migranti da Honduras ed El Salvador, registrano infatti le cifre più basse da dieci anni a questa parte.
In ogni caso, l’amministrazione è ben decisa a erigere la barriera. Lo stato di emergenza, se realmente proclamato, potrebbe rivelarsi l’asso nella manica del presidente.
Incalzato dai propri colleghi di partito, Trump ha difeso strenuamente la sua linea sul confine con il Messico. Nonostante anche all’interno della fazione repubblicana qualcuno inizi a mal sopportare la presa di posizione presidenziale, Trump si è detto certo che persino i lavoratori in aspettativa riconoscano come la sicurezza nazionale abbia la priorità.
L’invocazione dello stato di emergenza pare un’arma a doppio taglio. Se da un lato porterebbe alla risoluzione dell’impasse politico, dall’altro scatenerebbe le proteste di chi ha sofferto per i disastri naturali. Il populismo americano è a un bivio, e da questa scelta dipenderanno probabilmente le sorti dell’amministrazione Trump.
Stefano Mincione