Continua l’intervento di restauro iniziato nel luglio dello scorso anno sul murale di Mario Sironi “L’Italia tra le Arti e le Scienze”, che terminerà presumibilmente nel 2017.
Il murale, che si trova all’interno dell’Aula Magna del Rettorato dell’Università La Sapienza di Roma, ha subito vari attacchi, non solamente dovuti al tempo. Dipinto nel 1935, fu ricoperto nel Dopoguerra con carta da parati e poi ridipinto per cancellarne i simboli del regime.
Mario Sironi ha dipinto il momento particolare in cui ha vissuto, illustrando quella che era l’Italia fascista. Uomini e donne, ma anche automobili, biciclette e armi, quasi senza profondità spiccano su sfondi omogenei, dando una visione globale piuttosto scura.
Il Direttore del Dipartimento di Storia dell’arte e dello Spettacolo, Marina Righetti, che è anche il responsabile scientifico di questo progetto, sostiene che “Sironi è ancora lì sotto che respira e non vede l’ora di essere liberato”.
Sulla scia del restauro, molte le mostre recenti, come quella al Vittoriano di Roma, su un pittore di cui spesso è stata dibattuta più l’appartenenza politica, che la vena artistica. Sironi non fu infatti solamente un pittore, ma anche un illustratore e un disegnatore politico. Dal 1921 e per oltre un ventennio, collaborò con il quotidiano “Il Popolo d’Italia”, disegnando copertine e immagini varie, anzi, si dedicò talmente tanto a questa produzione, da preferirla, almeno per un certo lasso di tempo, a quella pittorica.
Mario Sironi ebbe la capacità di capire e sfruttare una nuova forma di comunicazione di massa, e il suo lavoro coadiuvò senz’altro la propaganda del regime nazista. I suoi bozzetti riempirono le pagine del settimanale “Domando la Parola! Il Lunedì del Popolo d’Italia”, de “La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” e “Almanacco enciclopedico del Popolo d’Italia”.
Le immagini del Sironi sono ironiche e dirette contro gli avversari politici nazionali e internazionali. Le sue illustrazioni caratterizzano quindi un’epoca difficile e articolata.
I suoi bassorilievi, invece, furono destinati all’abbellimento della facciata e dell’atrio della sede di Milano del “Popolo d’Italia”.
Una mostra in suo onore era già stata ospitata nei Musei di Villa Torlonia, e l’affluenza era stata talmente copiosa da invogliare una proroga presso la Galleria Russo di Roma.
D’altronde furono molti gli artisti che riconobbero il valore artistico di Mario Sironi, come ad esempio Gianni Rodari, anche se il suo genio non fu né compreso, né accettato per lungo tempo ed il riconoscimento arrivò postumo, con una prima mostra risalente al 2014.
Al di là delle ideologie politiche, l’arte va comunque apprezzata per quello che rappresenta, ovvero la testimonianza di un determinato periodo storico e della società che lo ha vissuto.
Paola Bianchi