È morto stamattina a Roma Adriano Ossicini, psicologo, politico ed ex-partigiano.
Ossicini partecipò al salvataggio di numerosi ebrei; aveva 98 anni (classe 1920). Ossicini ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del Senato e di Ministro della Famiglia, durante il governo Dini. Da sempre vicino all’ala comunista e cattolica, fu tra i fondatori, durante la Resistenza, del Movimento dei Cattolici Comunisti. Dopo l’8 settembre, partecipò anche alla battaglia di Porta San Paolo a Roma, contro i tedeschi. Nonostante il suo Movimento non fosse stato ammesso all’interno del CLN, soprattutto per volontà della DC, Ossicini ebbe ruoli di rappresentanza nei rapporti con il Comitato di Liberazione Nazionale.
Ossicini e la malattia inventata per salvare gli ebrei romani
Adriano Ossicini è legato anche al salvataggio di molti ebrei romani: già prima della guerra, aveva lavorato come volontario sull’Isola Tiburtina, presso l’ospedale Fatebenefratelli, allievo del priore e professore Giovanni Borromeo. Proprio qui, dopo il rastrellamento del ghetto, il Professore, con l’aiuto anche di Ossicini, nascose numerosi ebrei che erano riusciti a sfuggire a quel tragico episodio. Per tenere lontani gli ufficiali tedeschi che andavano cercando gli ebrei, si inventarono il cosiddetto morbo K: una presunta malattia altamente contagiosa, con tanto di cartelle cliniche false da mostrare ai nazisti; i quali, spaventati, se ne andavano via interrompendo le indagini.
Partigiano e psichiatra, si è spento proprio al Fatebenefratelli
Nel dopoguerra, oltre all’attività politica, ha portato avanti l’attività di psicologo e psichiatra ricomprendo per decenni cariche universitarie alla Sapienza. Come per chiudere un cerchio, la sua vita onorevole, stimata e sempre rivolta ad aiutare i più deboli, si è spenta all’alba del 15 febbraio proprio all’ospedale Fatebenefratelli, sull’isola Tiburtina, dove settantacinque anni prima non aveva esitato a rischiarla per salvare i suoi concittadini ebrei. La sua camera ardente è già stata allestita in Senato e sarà aperta fino alle 20 di sabato 16 febbraio.
Francesco Ziveri