– Di Andrea Umbrello –
“Questa mattina presto mia madre, Nadia, è morta. È morta di Covid e di compromessi. I compromessi che tutti abbiamo accettato per continuare a vivere, lasciando inevitabilmente indietro qualcuno. Quelli come lei, nella maggior parte dei casi: i fragili. Non sono arrabbiata, perché io stessa ho ripreso il passo veloce di chi ha urgenza di vivere. E so che mia madre, che era prima di tutto una donna generosa, altruista, sempre in pena per il mondo, avrebbe barattato- anche consapevolmente- il suo sacrificio per il nipote che torna a scuola, per me che torno a viaggiare, per suo marito che può passeggiare nel parco, per la vita di tutti che ricomincia a germogliare. Mi piace pensare che se ne sia andata all’alba per questo: per salutarci tutti e augurarci una bella giornata, “correte, non vi preoccupate per me”. Come era lei, come ha vissuto”.
È con queste parole che, nella giornata di ieri, Selvaggia Lucarelli ha dato notizia della morte di sua madre.
Poi, a distanza di poche ore arriva la scelta di rispettare liberamente il suo impegno di giurata e prendere parte alla settima puntata del programma televisivo “Ballando con le stelle”.
Il risultato era purtroppo prevedibile, con una ignobile gogna mediatica che si è scatenata intorno alla giornalista proprio durante uno dei suoi giorni più tristi.
Già, disdicevole e irrispettosa reazione da parte di haters e simili, poiché Selvaggia era lì, in prima serata, a fare quello che ha sempre fatto anche con il grande vuoto che la perdita di una madre comporta. Un grande vuoto che non riguarda nessun altro. Solo lei.
Muore la madre di Selvaggia Lucareli e qualcuno continua prepotentemente a sentire la necessità di continuare a spargere veleno.
La nostra è società efferata, pronta ad abbeverare ad ogni costo la propria sete di odio con le lacrime che sgorgano da drammi personali che neanche si conoscono. Il diritto di intromettersi nella sofferenza altrui è qualcosa che pericolosamente diamo per scontato. È una tendenza che va oltre la procreazione di nuovi mostri, rivela quelli che già esistono e che vivono in un perenne stato di attesa all’uscita del tunnel del dolore (altrui).
Selvaggia Lucarelli, angosciata da mille dubbi, domande e incertezze, ha scelto di metabolizzare così il suo dolore. Non è una donna che necessita né del permesso per soffrire né di indicazioni su come farlo. Nessuno ha il diritto di giudicare, ma quando addirittura muore una madre, sarebbe necessario anteporre a questo infondato diritto il ligio dovere di tacere.
Spesso gli occhi che celano i tormenti più grandi sono pieni di lacrime invisibili perfino alle persone più sensibili, figuriamoci quanto possano essere impercettibili a chi vive intrappolato tra pareti di ripugnanza e odio.
Un abbraccio Selvaggia.