All’età di 81 anni, dopo una carriera lunga quasi sette decenni, ci lascia la scrittrice ghanese Ama Ata Aidoo. Nelle sue opere teatrali e di narrativa ha trattato il ruolo delle donne africane nella società contemporanea, diventando così un’icona della letteratura femminista.
Il suo straordinario lavoro è stato quello di una scrittrice costantemente impegnata a combattere gli stereotipi intorno al ruolo della donna, della sessualità e dell’identità africana. Identità che, con il tradizionale copricapo e gli orecchini pendenti che caratterizzavano la sua figura, ha sempre difeso e a cui non ha mai rinunciato.
“Da grande voglio essere una poetessa”
Nata Christina Ama Ata Aidoo nel 1942, la drammaturga, novellista e accademica ghanese è originaria di un piccolo villaggio del Saltpond, regione centrale del Ghana, di lingua fanti. Cresciuta in un periodo di risorgente neocolonialismo britannico, matura molto precocemente una coscienza decoloniale in seguito all’assassinio del nonno che si era ribellato ai neocolonialisti.
La vocazione per la scrittura arriva durante gli anni del liceo in modo del tutto spontaneo. La scrittrice ha raccontato infatti che all’età di quindici anni un’insegnante le chiese che lavoro volesse fare da grande. Ata Aidoo, “senza sapere perché o come”, rispose che voleva diventare una poetessa. Qualche anno dopo, vince un concorso di racconti ed inizia così a diciotto anni la sua carriera da autrice.
Dopo gli studi liceali, Ata Aidoo studia letteratura all’Università del Ghana dove si laurea con lode. Durante gli studi scrive nel 1964 la sua prima opera teatrale, “The Dilemma of a Ghost”. Pubblicata l’anno successivo, la rende la prima drammaturga africana a vedere una sua opera pubblicata. Successivamente è ricercatrice presso la Stanford University in California, professoressa inviata in diverse istituzioni degli Stati Uniti e del Kenya e, tra il 1970 e il 1982, professoressa di inglese all’Università di Cape Coast.
I suoi lavori presentano una identità africana osservata dal punto di vista delle sue protagoniste femminili, in opposizione alla percezione occidentale. Non solo, nelle sue opere denuncia il nazionalismo moderno, considerato opprimente, e mette in scena le tensioni fra visione del mondo occidentale ed africana. La sua carriera è stata premiata con importanti riconoscimenti come il Premio Letterario della Commonwealth Foundation per “Changes” nel 1992 o il Nelson Mandela Prize for Poetry nel 1987 per la raccolta di poesie “Someone Talking to Sometime”.
Una donna che crede nel potere dell’educazione e della scrittura
Ama Ata Aidoo non si è limitata a scrivere ma, oltre una brillante carriera accademica, ha ricoperto la carica politica di Ministero dell’educazione del Ghana a partire da gennaio del 1982. È stata la prima donna del paese a ricoprire questo ruolo, abbandonato tuttavia dopo solo diciotto mesi rendendosi conto che non avrebbe potuto rendere l’istruzione accessibile a tutti gratuitamente. Questa missione per l’educazione era stata ereditata dal padre che aveva aperto la prima scuola nel suo villaggio nativo. Anche lui credeva infatti nell’importanza di preservare la cultura africana contro il neocolonialismo e fu per la figlia un’importante influenza.
Ata Aidoo ha portato avanti la sua missione scrivendo diversi libri per bambini e molte delle sue opere fanno oggi parte del canone scolastico delle scuole dell’Africa Occidentale. Per sostenere e promuovere la produzione letteraria africana femminile, nel 2000 ha creato la Fondazione Mbaasem (“Parole delle donne”).
Le donne di Ama Ata Aidoo: lotta contro gli stereotipi della tradizione e dell’occidente
In un’intervista con la BBC del 2014, la scrittrice ghanese, parlando delle protagoniste dei suoi libri, ha raccontato:
“La gente a volte mi interroga, per esempio, perché le tue donne sono così forti? E io dico, che è l’unica donna che conosco”.
Le letterature del mondo sono piene di opere dove i personaggi femminili sono relegati al fianco di virili eroi maschili. Nelle opere di Ata Aidoo sono invece le donne africane ad essere al centro e si affermano in tutta la loro complessità. Sono donne indipendenti e “anticonformiste” rispetto alla tradizione e alla percezione che l’occidente ha di loro, cioè di essere delle “disgraziate oppresse” (come lo ha definito la stessa scrittrice).
Nel suo primo romanzo, “Our Sister Killjoy”, pubblicato nel 1977 ed uno dei suoi lavori più noti, l’autrice esplora il tema della sessualità LGBT in Africa attraverso la storia di una ragazza ghanese che viaggia per l’Europa. È credenza comune, infatti, che l’omosessualità sia qualcosa di estraneo al continente africano “puro”, “primitivo” dunque eterosessuale.
Sissie, protagonista del romanzo, non è la sola a sfidare un sistema di regole e credenze. Esi, nel romanzo “Changes”, lotta contro la visione tradizionale della donna come moglie e madre. Nel libro la scrittrice tratta del dilemma del matrimonio e dei conflitti nelle relazioni uomo-donna attraverso la storia di una donna indipendente che divorzia dal primo marito per entrare in un matrimonio poligamo. È il racconto di una donna che sa cosa la società si aspetta da lei e sa perfettamente che questo non combacia con le sue ambizioni personali. Le donne descritte da Ata Aidoo sono quindi personaggi forti che non hanno paura di entrare in conflitto con i valori tradizionali e che sono disposte a subire le conseguenze delle loro azioni al di là dei moralismi.
L’eredità di Ama Ata Aidoo
Lo scorso 31 maggio, la scrittrice è morta pacificamente nella sua casa in Ghana dopo una breve malattia. Con la sua opera ha tracciato la strada per la generazione successiva di scrittrici africane che riconoscono in lei un’icona femminista e del pensiero decoloniale. La scrittrice pluripremiata Chimamanda Ngozi Adichie si è detta “profondamente grata” nei confronti di Ata Aidoo. Nelle sue opere ha ritrovato per la prima volta la presenza di una “femminilità complessa”, oltre che un ritratto lucido, sincero e a volte spietato della condizione delle donne africane.
L’eredità di Ama Ata Aidoo è anche quella di una scrittura dalla straordinaria comunicabilità. Lo stile dell’autrice è infatti molto vicino alla tradizione orale, derivato dalle storie ascoltate nel villaggio durante l’infanzia. Ciò consente al lettore di entrare a pieno nelle scene drammatiche e di conflitto, assorbendo i messaggi del romanzo senza che vi sia una “mediazione intellettuale”. L’influenza dell’opera e del pensiero della scrittrice ghanese non si ferma tuttavia all’ambito letterario. Le sue posizioni rispetto al colonialismo e allo sfruttamento dell’Africa sono spesso riprese nella cultura popolare del suo paese come nelle canzoni delle star dell’afrobeat.
La carriera di Ama Ata Aidoo è stata quella di una “scrittrice con una missione”. Con la sua opera ha lottato per l’emancipazione del popolo africano contro gli stereotipi occidentali. Grazie ai suoi romanzi e testi drammaturgici con le sue forti eroine, è diventata e rappresenterà per sempre un imprescindibile modello per il movimento femminista internazionale.